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September 28, 2018
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Enzo Ferrari: il “Ferrari Rex” dal mito all’uomo nel libro di Luca Dal Monte

"Ho cercato di raccontare l'essere umano, non il mito", afferma l'autore di "Ferrari Rex, biografia di un grande italiano del Novecento"

Liliana RosanobyLiliana Rosano
Enzo Ferrari: il “Ferrari Rex” dal mito all’uomo nel libro di Luca Dal Monte

Luca Dal Monte (credits Renato Zacchia) e la copertina del suo libro, dedicato a Enzo Ferrari.

Time: 7 mins read

Otto anni di ricerca e cinque di scrittura per raccontare Enzo Ferrari, un fuoriclasse italiano conosciuto in tutto il mondo. Ferrari Rex, biografia di un grande italiano del Novecento (Giunti e Giorgio Nada editore, 2017) è l’opera monumentale, dettagliata di Luca Dal Monte, scrittore cremonese che in passato ha ricoperto il ruolo di direttore della comunicazione Maserati e responsabile della comunicazione di Ferrari e Maserati negli Stati Uniti, e che presenterà il suo lavoro martedì 16 ottobre alle 6 pm, alla Casa italiana Zerilli-Marimò della New York University.

Laddove finisce il mito, quello di Enzo Ferrari, inizia l’uomo. Ed è proprio l’aspetto umano quello che più vuole raccontare Dal Monte con il piglio del documentarista e l’umanità dello scrittore che  entra nel personaggio consegnandoci l’uomo nella sua grandezza ma anche nella sua straordinaria umanità. Un ritratto a tutto tondo, racchiuso in 1100 pagine che ci consegnano aspetti finora sconosciuti dell’intensa vita del Drake.

L’edizione inglese del libro su Enzo Ferrari.

Il libro, uscito anche nell’edizione inglese con la prefazione di Luca di Montezemolo (David Bull Publishing) arriverà  nel piccolo schermo per una serie TV per piattaforme come Netflix. L’autore, che ricorda di aver incontrato la prima volta Enzo Ferrari nel 1985 a Modena, ci racconta come è nata l’idea di questa biografia e perché ha deciso di raccontare l’uomo e non solo il grande personaggio.

“Io volevo che i miei lettori potessero vedere Enzo Ferrari muoversi tra le mura amiche del suo studio a Modena, della sua fabbrica a Maranello, della sua pista privata a Fiorano – dice Luca Dal Monte. Ma volevo che sapessero anche che prima di diventare famoso aveva patito la fame, che prima di fondare un’azienda che è ancora oggi una delle più note al mondo aveva fallito con il suo primo tentativo imprenditoriale. Io ho cercato di raccontare l’essere umano, non il mito”.   

Ferrari Rex è un’opera monumentale dedicata ad Enzo Ferrari che racconta anche un pezzo della storia d’Italia.  Perché hai scelto l’appellativo Rex per Enzo Ferrari, conosciuto come  Drake e se possiamo considerarla la biografia più completa?
“Ho scelto il titolo FERRARI REX per fare un omaggio all’opera e all’autore ai quali mi sono ispirato nella ricerca e nella scrittura della mia biografia di Enzo Ferrari. L’autore è Ed Morris, vincitore del premio Pulitzer; e il libro è il suo THEODORE REX, il secondo volume della sua bellissima biografia in tre volumi del Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt. Io ho cercato di raccontare la vita di Ferrari con lo stesso respiro, lo stesso passo che Morris ha utilizzato per raccontare la vita di Teddy Roosevelt, dove ogni episodio è importante anche se non è necessariamente eclatante o conosciuto perché serve per completare il puzzle del personaggio Roosevelt, serve per far capire che tipo di persona fosse. Io ho cercato di fare lo stesso con Enzo Ferrari, non limitandomi a raccontare gli eventi noti, ma andando a cercare gli episodi che a prima vista possono anche sembrare marginali, ma che in realtà completano la sua figura. In Italia si sono sbizzarriti sulle varie ipotesi di quel REX – che naturalmente vuol dire ‘Re’ in latino – ma l’unica spiegazione è questa”. 

Hai scritto Ferrari Rex dopo otto anni di ricerca e cinque di scrittura, raccogliendo, tra l’altro, dati precisi. Un lavoro che segue la metodologia del documentario. Quale obiettivo ti sei prefisso nello scrivere questo libro?
“Io mi ero fissato l’obiettivo di andare oltre, di andare al di là del mito, di raccontare Enzo Ferrari a tutto tondo. Soprattutto, volevo raccontare l’uomo, e non solo il grande animatore di una squadra corse chiamata Scuderia Ferrari o il fondatore di un’azienda straordinaria come era e resta ancora oggi la Ferrari. C’erano già tanti libri in circolazione, ma tutti si limitavano a prendere in esame il capitano d’industria o il proprietario di una squadra corse. Io volevo che i miei lettori potessero vedere Enzo Ferrari muoversi tra le mura amiche del suo studio a Modena, della sua fabbrica a Maranello, della sua pista privata a Fiorano. Ma volevo che sapessero anche che prima di diventare famoso aveva patito la fame, che prima di fondare un’azienda che è ancora oggi una delle più note al mondo aveva fallito con il suo primo tentativo imprenditoriale. Io ho cercato di raccontare l’essere umano, non il mito”.   

Enzo Ferrari notoriamente non amava far parlare di se e gestiva in maniera molto attenta la comunicazione. Che uomo è Enzo Ferrari che tu consegni ai tuoi lettori?
“Enzo Ferrari amava molto far parlare di sé, nonostante tante dichiarazioni volte a far intendere il contrario. La più famosa di tutte è: “Dopo tutto quanto si è detto di me, quando non ci sarò più, vorrei essere dimenticato.” Ma naturalmente non è vero. Ferrari tutto voleva fuorché essere dimenticato e in effetti, trent’anni dopo la sua morte, la sua figura è più presente che mai. E anche in vita voleva eccome che si parlasse di lui. Solo che voleva che si parlasse di lui come voleva lui. Non a caso è stato uno dei primi grandi personaggi del mondo dell’automobile a scrivere una autobiografia. Il problema è che in questa autobiografia (per certi versi bellissima e molto toccante) ha scritto solo quello che voleva che la gente sapesse di lui. Uno dei grossi lavori che ho fatto con FERRARI REX è stato di verificare quanto c’era di vero nella sua autobiografia, quanto c’era di… diciamo, di romanzato, e quanto invece non c’era. Ma tra i capitoli della mia biografia dedicata a Enzo Ferrari ce n’è uno tutto dedicato proprio alla sua autobiografia!”.

È possibile parlare di Enzo Ferrari imprenditore e Enzo Ferrari uomo o nel suo caso le due figure coincidono? Dove finisce l’azienda e inizia l’uomo?
“Questa è una bellissima domanda perché in Enzo Ferrari, come in tanti imprenditori della sua epoca, non esiste una linea di demarcazione netta tra l’uomo e l’imprenditore, tra l’uomo privato e quello pubblico, tra casa e lavoro. Spesso le due cose coincidono o comunque si sovrappongono. La Ferrari era non solo la sua azienda, ma anche la sua casa. E i suoi operai e i suoi tecnici, soprattutto nei primi anni, erano parte integrante della famiglia. C’erano sere in cui Enzo Ferrari passava in officina con la moglie e il figlio non tanto per verificare quanto stessero facendo i suoi operai, ma perché sentissero la sua vicinanza, la sua presenza – e andandoci con moglie e figlio, intendeva trasmettere ai suoi uomini il fatto di essere loro stessi parte della sua famiglia. Una cosa oggi impensabile, naturalmente”. 

Tenacia, passione, talento ma anche i tempi erano giusti per Enzo Ferrari. Cosa ha portato secondo te Ferrari a diventare leggenda?
“Enzo Ferrari è diventato leggenda per la fedeltà che ha sempre mantenuto nei confronti del suo sogno. Voleva costruire automobili da corsa e non si è mai arreso, neppure quando le difficoltà erano oggettivamente enormi. E’ questa sua coerenza a un’idea di fondo che lo ha reso unico. Possiamo parlare fino a che vogliamo di passione, di tenacia, di determinazione. Tutte cose vere. Ma la differenza l’ha fatta la coerenza al sogno che ha sempre avuto – e al quale ha sacrificato tutto. Sempre”.

Hai parlato di un parallelismo tra Enzo Ferrari e Steve Jobs. Entrambi hanno creato dal nulla delle realtà imprenditoriali uniche e Enzo Ferrari amava definirsi un “agitatore di idee”. Cosa hanno in comune questi due uomini?
“Entrambi hanno creato dal nulla aziende che sono diventate icone a livello mondiale. Non conosco Steve Jobs se non per averne letto e sentito parlare. Ma vorrei sottolineare che, a differenza di quel che sembra di capire di Steve Jobs, Enzo Ferrari, che pure non aveva un carattere semplice, ha sempre avuto rispetto per le persone che lavoravano per lui. Certo, esigeva molto; ma dava anche tanto in cambio. Ho letto recentemente delle dichiarazioni della figlia di Jobs che mi hanno fatto accapponare la pelle…”.

Qual è la lezione ancora attuale che Enzo Ferrari ci ha lasciato?
“La lezione più importante che ci ha lasciato Enzo Ferrari è di credere in un sogno e di lavorare per trasformarlo in realtà. E che se le cose non vanno necessariamente bene la prima volta, c’è sempre una seconda opportunità. In fin dei conti, è un messaggio non così diverso da quello che si evince dalla poetica di Bruce Springsteen, no?”.

Cosa penserebbe Enzo Ferrari se fosse ancora qui della Scuderia Ferrari del campionato di Formula Uno
“Sarebbe orgoglioso del lavoro che stanno facendo a Maranello. E starebbe organizzando al meglio le ultime gare di campionato per vincere, vincere, vincere. E nel caso non si vincesse, cercherebbe di capire dove sono stati commessi errori per non ripeterli l’anno prossimo. Sì, sono sicuro che sarebbe orgoglioso del lavoro che gli uomini in rosso stanno facendo a Maranello e a Fiorano”.

Il  tuo libro è stato pubblicato anche negli Stati Uniti e sei stato tu stesso a curare la traduzione. Come ha risposto il pubblico americano alla pubblicazione e cosa li ha maggiormente incuriositi?
“La versione in lingua inglese ha avuto e sta continuando ad avere un successo straordinario. Io sono stato lusingato da una lunghissime e bellissima recensione sul New York Times, che non è proprio una cosa di tutti i giorni per uno scrittore italiano. Di meglio, onestamente, non avrei potuto chiedere”. 

Sei stato Direttore della Comunicazione per Ferrari e Maserati USA. Come è stato lavorare per due importanti realtà italiane e come vengono percepite negli Stati Uniti Ferrari e Maserati oggi?
“Lavorare per la Ferrari e per la Maserati negli Stati Uniti è stato un onore e un privilegio. Ci sono poche realtà al mondo che puoi paragonare in termini di prestigio a queste due aziende di Modena. Per certi versi, lavorare per Ferrari e per Maserati è come essere ambasciatori all’estero di quanto di meglio il nostro paese produce. E’ una cosa che dà emozioni. Bisogna viverla per crederla”.

Quale ricordo personale ti lega maggiormente a Enzo Ferrari?
“Nell’estate del 1985 andai con mio fratello da Cremona, la mia città natale, a Modena per vederlo. Sapevamo che tutte le mattine andava a radersi dal barbiere e così lo aspettammo sul marciapiede, davanti alle vetrate del barbiere. Lui ci vide e ci sorrise. Ma noi eravamo troppo emozionati per rivolgergli la parola”. 

Ferrari Rex  dal libro potrebbe approdare sugli schermi?
“I diritti cinematografici sono stati acquistati da Nicola Giuliano e Giulio Marantonio. Nicola Giuliano ha vinto l’OSCAR come produttore de LA GRANDE BELLEZZA. Quello su cui Nicola e Giulio stanno lavorando è una serie TV per piattaforme come Netflix”. 

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Liliana Rosano

Liliana Rosano

Sono nata a Catania, dove sono sempre tornata dalle mie peregrinazioni che mi hanno portato prima in Grecia, poi a Parigi. Con la mia laurea in Scienze Politiche, sognavo di lavorare nella cooperazione internazionale, ma sono finita a fare la giornalista, prima nella redazione di Telecolor poi del Quotidiano di Sicilia. ll mio ponte con l’America è iniziato grazie a un tirocinio per le Nazioni Unite a New York. Sono una freelance e collaboro con diverse testate e magazine nazionali. Vivo a Fairfield, nelle praterie sperdute dell’Iowa, in una comunità alternativa ed eco friendly e sono sempre alla ricerca di storie di italiani all’estero da raccontare.

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