Queste domande le abbiamo poste a Padre Enzo Fortunato, autore del libro “Francesco il ribelle – Il linguaggio, i gesti e i luoghi di un uomo che ha segnato il corso della storia” – Mondadori – prefazione del Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Pietro Parolin.
Il celeberrimo Padre Enzo Fortunato, domenica 12 agosto alle 18 ad Agerola, porterà una dimensione universale con la sua presenza. Nato a Scala vicino Ravello in Costiera, sarà l’ospite d’eccezione di “Libri in Corte”, la rassegna letteraria di Flavio Pagano. Giornalista e direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, Padre Fortunato, lungo il suo cammino francescano nel mondo, si occupa di delicate e significative missioni per progetti umanitari e di solidarietà nella ricerca della pace e del bene comune con tappe in Brasile, Cina, Colombia, Cuba, Egitto, Giordania, India, Iraq, Kenya, Messico, Norvegia, ONU, Palestina, Perù, Russia, Stati Uniti America, Sri Lanka e Tibet.
“Francesco il ribelle” è il titolo del suo nuovo libro…
“Il libro è una biografia su San Francesco che tratta un aspetto inedito e cioè la sua capacità di trasformare la società partendo dalla propria testimonianza, un trasformare la società spezzando e rompendo clichè consolidati come quello del linguaggio: dal latino si passa al volgare cioè della cultura popolare, come quello dei luoghi, l’abdicazione che dalle Chiese passa alle piazze ed infine quello dei gesti, della propria dimensione e della propria autorevolezza di vita”.
Francesco, tra ribellione e obbedienza, con il suo linguaggio, quale messaggio può dare alle nuove generazioni, alla “Fede” del Terzo Millennio?
“Francesco ha dato sostanzialmente due grandi messaggi: il primo quello di connettersi con l’altro. Francesco è stato l’inventore della fraternità, della parola “fratello” e questa dimensione l’ha vissuta pienamente facendosi attento all’altro addirittura assumendo il linguaggio della madre per i propri confratelli, prendersi cura dell’altro come una madre si prende cura del proprio figlio. Questa rivoluzione molto forte è l’emergenza di oggi, perché oggi i giovani e non solo, sono connessi con il mondo intero ma sono sconnessi con l’altro che è di fronte a loro . Ecco, Francesco ci invita a ripartire dalla persona che ci sta di fronte, dinanzi, accanto. Infine, l’altro aspetto molto forte, è l’oblio del rispetto cioè di vivere il rispetto verso l’uomo, verso i poveri, verso il Creato. Credo che siano i tre grandi S.O.S della società”.
Viviamo una crisi epocale: schiavitù, morti sul lavoro, disoccupazione, crisi economica. La Grande immigrazione, sembra essere la causa di tutti i mali provocando reazioni miste a razzismo e paura. La paura dell’altro. Cosa direbbe Francesco?
“Penso sempre a come avrebbe risposto Francesco d’Assisi: mettiamoci nei panni dell’altro, se noi fossimo in quel barcone cosa vorremmo dall’altro, dagli altri? Questa è la vera domanda e ci inchioda alle nostre responsabilità”.
Papa Bergoglio sceglie “Francesco, una scelta non casuale, un Papa che ha portato la Chiesa con un nuovo cammino: cosa ne pensa del suo Papato?
“Il Francescanesimo è sempre stato un modo di essere Chiesa, fedele al Papa ma una Chiesa in uscita, lungo le strade del mondo. In fondo uno dei simboli del Francescanesimo e dei francescani sono i sandali che indicano questo cammino, questo battere i luoghi sterrati, quei luoghi che nessuno ha battuto. Nel libro cito un’affermazione del Poeta “non andare su un sentiero già battuto ma vai su quello non battuto e lascia dietro di te una traccia”. Lasciare la traccia del proprio talento, della propria originalità e creatività significa che ci rimettiamo e guardiamo gli altri nei loro aspetti positivi”.
Quale riflessione può indurre il lettore che nelle pagine del libro si avvicina a un Santo così “ribelle”?
“Abbiamo bisogno di ribelli creativi. La nostra società ha bisogno di persone che sappiano costruire con la propria testimonianza. Generalmente si pensa al ribelle come colui che sfascia bancomat o altro, invece noi abbiamo bisogno di persone che vivono la redenzione soprattutto con i propri gesti, con la propria testimonianza”.
C’è ancora qualcosa che non sappiamo ancora di San Francesco?
“Francesco è un Santo così originale, così bello, così profondo, così forte e credo che ci riserverà ancora delle sorprese, in fondo Dio è la sorpresa dell’uomo”.
Ai lettori della Voce di New York può dedicare le “parole” di Francesco?
“A chi sta leggendo vorrei dedicare le parole di Francesco che sono la sua benedizione a Frate Elia: ‘Ti benedico, o figlio, in tutto e per tutto; e come l’Altissimo, sotto la tua direzione, rese numerosi i miei fratelli e figlioli, così su TE e in TE li benedico tutti. In cielo e in terra ti benedica Dio, Re di tutte le cose. Ti benedico come posso e più di quanto è in mio potere, e quello che non posso fare io, lo faccia in TE Colui, che tutto può. Si ricordi Dio del tuo lavoro e della tua opera e ti riservi la tua mercede nel giorno della retribuzione dei giusti. Che tu possa trovare qualunque benedizione desideri e sia esaudita qualsiasi tua giusta domanda’”.
Piccola riflessione sulle parole meravigliose di San Francesco un uomo che si muove quasi come un “Super Eroe”, andando oltre il concetto di tempo e di algoritmo, svelando tutta la sua modernità. Ci troviamo davanti a un “Francesco” molto social e contemporaneo. Scrive a tal proposito Padre Fortunato:
“Qui potremmo dire che il Santo ha bucato la rete raggiungendo milioni di persone e abitando francescanamente il mondo digitale. Noi ci crediamo, un’altra strada è possibile ed è quella di Francesco. Il Santo di Assisi ha comunicato usando tutti i mezzi a sua disposizione: la voce, la vita e l’inchiostro. “Aveva fatto di tutto il suo corpo – ci racconta il suo primo biografo Tommaso da Celano – una lingua”. Ha scritto ad ogni uomo: dai fedeli ai non credenti, dai potenti ai semplici frati. La strada di Francesco non è quella dell’autoreferenzialità, del vaniloquio, della bulimia di notizie con il rischio di un’anoressia di contenuti, ma una comunicazione di verità che lascia spazio ad un ascolto che fa crescere le persone”.
Un Santo molto “social”? Pare proprio di sì! Ci voleva un Santo come Francesco che camminasse per le “strade digitali”. What else?