Più si invecchia, più si torna bambini e si ha voglia di Natale. Che per me era il piacevole ascolto di storie fatate gustando cremoso cioccolato. Golosità pura. Questo fine 2017 siamo proprio disincantati: immancabilmente all’ora di cena la tv ci racconta storie fastidiose e pubblicizza cioccolato taroccato. Ma è più facile svelare le falsità delle prime che del secondo.
Mercoledì 20 dicembre, alla trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber, ho avuto il dis-piacere di sentire Luigi Di Maio sostenere che “dal terzo anno cambieremo lo storytelling della capitale”. Ho dovuto immediatamente mangiarmi un bel pezzo di cioccolato per stimolare la produzione di serotonina al fine di combattere un’incombente depressione.
Posto che, come spiega il web, “lo storytelling è l’arte di raccontare storie impiegate come strategia di comunicazione, specialmente in ambito politico”, è mai possibile che alle prossime elezioni gli italiani scelgano come premier un uomo indottrinato dalla Casaleggio & C. e così scopertamente ignorante da dichiarare, a sua insaputa, che per governare basta raccontare frottole?
La sera seguente l’imprenditore Diego della Valle ospite della medesima trasmissione, rispondendo alla domanda della Gruber se voterebbe per Di Maio, ha giustamente suggerito che “in ogni regione si valutino i curriculum dei candidati politici al fine di mettere al servizio del territorio persone con le necessarie competenze”. Ma chi lo ascolterà? E’ solo un imprenditore non un politico, è stata la saccente insinuazione dell’altro ospite, il giornalista Giovanni Floris. I giornalisti che contano in Italia sono già pronti a saltare sul carro stellato del vincitore terra-terra. Ancora, sembra, non abbiamo toccato il fondo. Perché ormai la forbice tra chi parla e chi fa è amplissima. Tra chi ignora e chi sa. Tra chi consuma e chi crea ricchezza. Tra chi mangia e chi fa da mangiare. Ma quasi sempre sono i primi che se la spassano meglio, senza faticare. Basta saperla raccontare.
Tuttavia se le falsità di certi imbonitori politici sono, come dicevo, facilmente svelabili da chi abbia un po’ di sale in zucca, bisogna esser esperti per individuare un cioccolato artefatto, sfatandone i falsi miti. Questo Natale ci viene in soccorso il libro E’ Autentico Cioccolato (Linea edizioni), scritto dalla giornalista Rossana Bettini e illustrato dalle splendide fotografie di piantagioni, cabosse e fave, scattate da Fabio de Visintini. Conosco Rossana da quando eravamo ragazzine: odiava il cioccolato. Il motivo l’ha scoperto molti anni più tardi, dopo aver conseguito un master in analisi sensoriale diventando insegnante di Educazione del Gusto. Ha cominciato ad amare il cioccolato ma solo quello autentico, perché ha imparato ad amarlo in modo sano. Leggete questo libro che vi conduce per mano dalle piantagioni che producono la qualità criollo, la migliore e naturalmente dolce, alla fabbricazione più rispettosa del prodotto. Imparerete a riconoscere il cioccolato veramente buono e sano e non darete più a vostro figlio, cioccolato che fa male.
“Il cioccolato – spiega Rossana Bettini – deve avere le 3 S: sapore, salute e sentimento. E allora scoprirete che i suoi ingredienti non alterati fanno molto bene: i flavonoidi, per le loro proprietà antiossidanti, mantengono evergreen e riducono la pressione arteriosa; il triptofano è un antistress perché protegge le arterie; la feniletilamina combatte la depressione; magnesio, fosforo, ferro, vitamine E, B1 e B2 migliorano la resistenza fisica; il burro di cacao abbatte l’assorbimento di colesterolo nel sangue”.

Reputo Rossana Bettini un esempio di onestà intellettuale perché nella sua professione non firma con il cognome ben più conosciuto del marito, l’industriale del caffè Riccardo Illy, che per dodici anni si è prestato gratuitamente all’amministrazione della sua città, Trieste, prima e della sua regione, il Friuli Venezia Giulia, poi. Purtroppo la strada per gli imprenditori che si dedicano alla cosa pubblica è in salita perché non sono dei storyteller. Contribuiscono però a fare la storia di questo Paese.
Dolce Natale!
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