Quando si parla di hotel a New York molti pensano al Marriott Marquis o al Plaza, ma per altri il primo nome che salta alla mente è Chelsea Hotel. Un’icona che ha ospitato il suo buon numero di nomi noti, da Andy Warhol a Ethan Hawke, e scenario di grandi amori e grandi scandali. Per citare uno degli episodi più noti, è qui che Sid Vicious avrebbe ucciso a coltellate la sua ragazza per poi morire di overdose prima del processo. Immerso in una miscela di infamia e gloria, l’hotel non sembrerebbe il luogo ideale dove far crescere un bambino. Per Nicolaia Rips, tuttavia, il Chelsea Hotel è casa.
Si può usare una lunga serie di aggettivi per descrivere la giovane autrice Nicolaia Rips: motivata, realizzata, umile, divertente sono tutte caratteristiche che le si addicono. Ma è “lamentosa” l’aggettivo con cui lei sceglie di descriversi. E di questa tendenza al lamento, sostiene, riempì la sua infanzia e fu proprio quell’impulso a spingerla a iniziare a scrivere una raccolta di racconti quando era alle medie. Di certo io non ho visto molto di questo aspetto della sua personalità nei quattro anni della nostra amicizia, ma forse è proprio perché la incanalava nella scrittura del suo esordio letterario che questa sua tendenza al lamento non veniva fuori.
Se è vero che il fatto stesso di vivere al Chelsea Hotel è di per sé un’impresa memorabile, è difficile pensare che qualcuno possa descrivere le atrocità e le gioie che la vita in questo luogo regala, con l’umorismo, l’abilità e la voce di Nicolaia Rips. Nel suo libro di memorie Trying to Float: Coming of Age in the Chelsea Hotel, la diciassettenne Rips conduce il lettore attraverso una serie di storie che mostrano gli alti i bassi e le tragedie che si accompagnano al chiamare una leggenda vivente “casa”. Il suo umorismo distaccato, le vivide descrizioni, le caratterizzazioni dei membri della sua famiglia e dei suoi compagni di classe trasportano il lettore nel suo mondo e dipingono un quadro di un’infanzia unica nel suo genere.
In un’intervista a W magazine, Rips è stata descritta come “l’Eloise del Chelsea Hotel” e di certo il paragone le si addice, anche se lei non sembra condividere. Quando le ho chiesto se si ritrovasse in questo nomignolo mi ha risposto indignata: “No! Eloise aveva il servizio in camera!”.

Con una madre ex modella e scultrice di grande successo e un padre avvocato e autore di best seller letterari, Nicolaia Rips è cresciuta in una famiglia ben inserita nei circoli sociali di Manhattan e sembra lei stessa ben avviata a diventare uno di quei mitici personaggi di cui era circondata da bambina.
Ho avuto l’incredibile fortuna di incontrare e stringere una forte amicizia con questa incredibile giovane donna durante il nostro primo anno di scuole superiori, quando ci siamo ritrovate a seguire insieme le lezioni di canto. L’amicizia è iniziata nel momento in cui Nicolaia, durante la sua prima esibizione, ha cantato a squarciagola, in modo fiero e sfacciato una travolgente versione di Shy, tratta dalla commedia musicale Once Upon a Mattress. Durante i successivi quattro anni è diventata come una sorella per me, ma continuo a restare stupita dall’infinita quantità di aneddoti che è in grado di raccontare riguardo la sua bizzarra e poco convenzionale infanzia nello storico Chelsea Hotel.
Mentre l’infanzia della maggior parte dei bambini consiste infatti in giornate di giochi, quella di Rips è stata costellata da una serie di viaggi negli angoli più remoti del mondo, cene di gala e una piccola stanza alla quale oggi si riferisce con affetto definendola “praticamente un armadio”. Contribuisce alle sue fantastiche storie il fatto che quasi tutte le persone che frequentava erano più grandi di lei e, leggendo il suo libro, ci si può consolare con il fatto che Nicolaia Rips – un’anima antica, se mai ne è esistita una – non è mai stata soggetta alla quotidianità sperimentata dalla maggior parte dei bambini: mentre tutti guardavano Disney Channel e Nickelodeon, Rips si convinceva di essere la reincarnazione di Groucho Marx (il compleanno di Nicolaia e l’anniversario di morte di Marx ricorrono entrambi il 19 agosto) e imparava tutto il possibile sul caffè da suo padre, grande conoscitore di tutto ciò ha a che fare con questa bevanda.
Questi aspetti del suo carattere oggi arricchiscono le sue storie, ma al tempo non la resero molto popolare tra i suoi coetanei. I racconti delle sue non proprio entusiasmanti esperienze alle elementari e alle medie mi hanno spinta a chiederle se pensa che i personaggi che descrive nel libro, leggendosi, si riconosceranno. Ha risposto con una risata: “Spero proprio di no! E anche i miei avvocati lo sperano..”.
Avendo già letto il libro (divorato, in realtà, in meno di un giorno) non anticiperò nessuna delle storie per non rovinarvi la sorpresa . Senza scendere nel dettaglio, comunque, posso assicurarvi che vi piacerà se apprezzate uno stile di scrittura leggero e divertente con il quale vengono raccontate le avventure più strane, come una gita estiva ad un camp di veterinari, un bambino che stava per affogare (non per colpa sua, precisa Rips), un diabolico ragazzino di scuola media determinato ad entrare in uno dei licei specializzati di New York e una campagna politica dal brillante slogan “Il meglio del peggio”.
Quando le ho chiesto quale fosse la sua storia preferita, Rips mi ha confessato: “Mi piace il racconto della festa in piscina, perché penso che racchiuda in sé l’essenza del libro”.
Ho domandato a Nicolaia se avesse già in programma di scrivere un seguito, magari basato sulla nostra scuola superiore, LaGuardia. Prima di rispondere ci ha pensato un po’, rimuginando sull’idea: “Potrei scrivere qualcosa su LaGuardia… tutti i miei amici dovrebbero iniziare a preoccuparsi! Scherzo, sto raccogliendo storie”.
Nei prossimi quattro anni Nicolaia studierà alla Brown University, ma è ancora da vedere in che modalità sfogherà nel futuro il suo talento. Qualunque canale scelga, sarà di certo un successo.
Traduzione di Laura Loguercio