Terra dei Fuochi non è solo un dramma campano, ma una questione ancora aperta che coinvolge molte regioni d’Italia. Anche la Sicilia non si salva: una regione priva di un piano per la gestione dei rifiuti che, nel 2015, si ritrova ancora a smaltire i rifiuti nelle discariche a discapito di una raccolta differenziata con percentuali basse, se non bassissime. Nell’Isola, infatti, trionfano ancora le discariche, in molti casi stracolme di rifiuti, con la gestione spesso appannaggio della mafia dei colletti bianchi, legatissima alla politica che conta. Mafia & discariche. Con la presenza di aree industriali fortemente inquinate, da Priolo a Melilli, da Augusta a Gela, da Milazzo alla Valle del Mela, con un’incidenza tumorale che in queste zone è altissima.
I rifiuti e le discariche. La Campania che chiama e la Sicilia che risponde. Su questo tema, l’Università di Palermo, nei giorni scorsi, ha tenuto, a Villa Niscemi, una tavola rotonda, patrocinata dal Comune di Palermo. Appuntamento organizzato dal comitato composto dal professore Antonio Russo, Direttore del Reparto di Oncologia Medica del Policlinico del capoluogo siciliano, “Paolo Giaccone” e Adjunct Full Professor alla Temple University di Filadelfiadiretta dal professore Antonio Giordano, dalla professoressa Renza Vento, Ordinario di Biologia Università degli Studi di Palermo e dal professor Francesco Cappello, associato di Anatomia Umana Università degli Studi di Palermo. Un incontro a cui hanno partecipato molti docenti universitari, ricercatori, direttori di Aziende ospedaliere ed altri esponenti della società civile palermitana, con numerosi interventi a contributo sul tema.
L’occasione per organizzare la tavola rotonda è stata offerta dalla presentazione del libro-denuncia

Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gaetano Pci
Monnezza di Stato, scritto dal professore Antonio Giordano e dal giornalista Paolo Chiariello. Il volume spiega che cos’è la Terra dei Fuochi, in una commistione di cronaca e ricerca scientifica. Il libro affronta temi scottanti che legano ad un destino comune Campania e Sicilia. Se in Campania alcune verità sono venute fuori, in Sicilia i ‘Signori delle discariche’ godono di grandi protezioni mafiose, politiche e di altro genere. Tema scottante, dicevamo. Che investe il ruolo della politica – la politica sana, non collusa con la mafia – che dovrebbe combattere la malavita e i suoi traffici illeciti e, conseguentemente, la regolamentazione della gestione dei rifiuti industriali, le difficoltà nel reperimento dei dati epidemiologici sull’incidenza dei tumori nelle diverse aree geografiche (in Sicilia c’è un Osservatorio Epidemiologico che fa capo all’assessorato regionale alla Salute: funziona o no?). Da questa giornata di riflessione e dibattito è venuta fuori una collaborazione scientifica e istituzionale tra Campania e Sicilia. Obiettivo:affrontare insieme le tematiche ambientali-sanitarie.
Monnezza di Stato è diventata, e lo è già da tempo, un’opportunità di dibattito, soprattutto se a partecipare sono gli esponenti più accreditati della scienza, del giornalismo indipendente e di una magistratura attenta. Gaetano Paci, Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Reggio Calabria, ha parlato degli affari criminali sui rifiuti in Calabria, la nuova pattumiera di Italia come Terra dei Fuochi. Ha "smontato" la legge sugli ecoreati e si è soffermato sui rapporti tra la tutela dei diritti e le esigenze economiche. “Ho letto il libro – ha detto Gaetano Paci – e mi sono subito reso conto che quello che è accaduto in Campania è un effetto combinato di una serie di fattori che, a mio giudizio, hanno una valenza universale nel nostro Paese. Uno di questi fattori è la criminalità organizzata. Bene hanno fatto gli autori, in particolar modo il giornalista Paolo Chiariello, a smascherare l’alibi di cui di solito ci si avvale per cercare di allontanare da sé le colpe: questo lo fanno molto abilmente soprattutto i politici e gli amministratori, ma anche gli imprenditori, quando dicono che devono necessariamente arrendersi alla criminalità organizzata sul territorio, ma spesso non è così”.
“Mi sono reso conto che quello che è successo in Campania – ha aggiunto Paci – è anche l’effetto di una politica legislativa e industriale che nel nostro Paese, ormai, subordina la tutela dei diritti fondamentali delle persone rispetto alla logica del mercato. Tema attualissimo di straordinaria rilevanza, se solo pensate che appena pochi giorni fa, sul Corriere della Sera, il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, ha espressamente detto, parlando di alcuni casi particolarmente eclatanti, che riguardano particolarmente l’Ilva di Taranto e alcune grosse industrie del petrolchimico di Venezia e dintorni, che anche la giurisdizione deve, in qualche modo, nell’adottare i provvedimenti, tenere conto dell’impatto che i provvedimenti stessi hanno sul mercato. E soprattutto, ha riferito Legnini, nell’articolo che qui sto riportando in maniera probabilmente meno cruda, ma spero comprensibile, che nell’adottare provvedimenti che riguardano le strutture economiche del Paese, i magistrati devono tenere conto degli orientamenti che emergono nella società. Quindi, non sono sereno perché intravedo una direzione dell’ordinamento che tiene conto di quello che il nostro legislatore produce. Allora se questo è l’insieme degli elementi di cui dobbiamo tenere conto – ha detto ancora Paci – quello che è accaduto in Campania è soltanto la punta di un iceberg molto più acuto e drammatico di ciò che nel nostro Paese varie realtà orami conoscono”.
Poi il procuratore Paci ha posto l’accento sulla sanità siciliana: “In questa regione, in questa città – ha detto il magistrato riferendosi a Palermo – sino a poco tempo fa, e lo ricordo a me stesso perché sono stato titolare di tutte le inchieste che hanno riguardato questi aspetti, le nomine nella sanità pubblica venivano concertate nel salotto dell’abitazione di un medico condannato, pluricondannato per mafia, che interloquiva con vari e stimatissimi personaggi della politica che, in alcuni casi, sono stati anche loro condannati e con sentenze che ora sono passate in giudicato. Questo personaggio interloquiva con un pezzo importante di soggetti della professione medica e della politica – e tra questi anche l’allora governatore della Sicilia – su quelle che dovevano essere le nomine in importanti centri ospedalieri pubblici e privati di Palermo e della Sicilia, secondo criteri che non erano ovviamente di professionalità, di dedizione, di adeguatezza rispetto all’importanza degli incarichi da assumere, ma criteri di mera appartenenza politica o politico-mafiosa”.
Dalla Sicilia alla Calabria. “In questi dieci mesi – ha raccontato Paci – mi sono reso conto che la Calabria sta diventando, o è già diventata, la nuova pattumiera di Italia. Da varie inchieste viene fuori che, nella Piana di Gioia Tauro, ci sono intere aree destinate allo sversamento del percolato, che è un liquido ad altissima tossicità che proviene da tutto il Sud Italia (il percolato è il liquido che si forma nelle discariche ndr)”. Un passaggio della relazione il procuratore Paci l’ha dedicato alla ‘ndrangheta: “La ‘ndrangheta – ha detto – è l’organizzazione criminale più importante al mondo per i traffici di cocaina, è una delle partner paritarie rispetto ai colombiani e asiatici. Ebbene, la ‘ndrangheta gestisce buona parte delle discariche private o dei trasporti privati per conto delle pubbliche amministrazione che si occupano di questo importante segmento del ciclo dei rifiuti. L’area della Piana di Gioia Tauro, così come la Locride è interessata a fenomeni di tipo tumorale svariatissimi che si manifestano con una violenza straordinaria. Mi ha fatto particolarmente piacere vedere che c’è una perfetta similitudine di comportamenti da parte delle popolazioni interessate. I cittadini si attivano, casa per casa, strada per strada, per rilevare la presenza di soggetti afflitti da patologie tumorali diversissime e si trovano profondamente impotenti di fronte a strutture amministrative che dovrebbero già fare, a priori, un rilevamento da un punto di visto epidemiologico”.
Di fatto è quello che succede in alcune aree della Sicilia dove la latitanza dell’assessorato regionale alla Salute, delle strutture sanitarie territoriali e, in generale, della Regione siciliana è totale e dove ad attivarsi sono gli abitanti di questi luoghi. Nella Valle del Mela, in provincia di Messina, l’inquinamento prodotto da un folle elettrodotto ha provocato malattie, in alcuni casi mortali, tra tanti abitanti. Idem nell’area industriale di Siracusa. In questi territori della Sicilia, abbandonati dalle autorità, sono spesso i sacerdoti che scendono in campo in difesa della popolazione.
Insomma, da quello che si è capito nella giornata dedicata all’inquinamento, sono tanti i punti di contatto tra Campania, Calabria e Sicilia. “E’ giusto che voi sappiate – ha raccontato ancora il giudice Paci – che in Calabria il Registro dei Tumori dopo un lavoro enorme, soprattutto di resistenza della parte della politica, di fatto è rimasto lettera morta. Le strutture che dovrebbero realizzarlo non esistono o non si vuole che esistano. Allora è stato il mio ufficio, negli ultimi anni, a stimolare questo tipo di indagini, pressato dalle numerose denunce della popolazione che evidenziava un’insorgenza enorme di queste patologie. Abbiamo coinvolto negli ultimi tempi l’istituto Superiore della Sanità, il programma Sentieri, l’Arpaca con voli aerei per sondare il territorio, palmo a palmo, alla ricerca di interramenti tossici o di natura magnetica o di altro genere”.
“Sapete che esistono leggende metropolitane che si sono alimentate nel corso del tempo – ha proseguito il magistrato – e che hanno alimentato anche una certa letteratura, come la nave dei veleni, gli interramenti voluti dalla famiglia mafiosa dei Piromalli in cambio della tutela del territorio. Non si è mai arrivati a delle certezze definitive, ovvero alla verifica e alla scoperta degli interramenti, così come è accaduto nella Terra dei Fuochi. Di fatto c’è un’incidenza tumorale straordinariamente presente, pervicace e diversificata, che non consente, com’è ben evidenziato nel libro, nella parte del professore Giordano, di trovare quel famoso nesso di eziologia tra i numerosi esempi di tumore e le condizioni geologiche, biologiche del territorio e la sua sanità. Sono stati fatti anche degli interventi sottomarini per cercare di verificare nelle coste della Calabria quali eventuali agenti patogeni potessero considerarsi la concausa di queste patologie. Allo stato, però, da un punto di vista giudiziario non si è arrivati ancora a una conclusione”.
“Pensate, per esempio – ha detto ancora Paci – che per avere una mappatura indicativa di questo tipo di fenomeni, in mancanza di rilevazioni delle Sdo, cioè delle Schede di dimissioni ospedaliere, abbiamo dovuto fare ricorso ad un medico in pensione che, per passione, aveva messo su una sorta di archivio artigianale, raccogliendo tutti i dati. Questo dà l’idea di come le strutture amministrative siano così estremamente inadeguate per fronteggiare questo fenomeno. Anche questo dico non è un fatto legato esclusivamente alla sciatteria o alla mancanza di cultura e preparazione, ma credo sia una volontà ben precisa di carattere politico. Non si vuole aprire un fronte di conoscenza su questo fenomeno grave e importante"
Paci ha concluso il suo intervento evidenziando i limiti della magistratura, per lo più dovuti ai farraginosi impianti legislativi. “L’idea che ci possa essere stato qualcuno che, a livello legislativo, abbia potuto concepire un inquinamento ambientale non abusivo o un disastro ambientale non abusivo, io, onestamente, la rifiuto – ha precisato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria -. Non credo sia umanamente e razionalmente possibile. Penso, però, che nella creazione di queste fattispecie incriminatrici, con il ricorso all’avverbio abusivamente, si introduce nel ruolo del giudice un condizionamento di tipo esclusivamente politico. Chi stabilisce l’abusività della condotta se non il Governo, attraverso l’introduzione dei regolamenti che, di volta in volta, stabiliranno le entità, le misure, i margini di manovra che saranno determinati secondo le esigenze di politiche industriali del momento? Bisogna far comprendere che la tutela dei diritti fondamentali non è negoziabile con nessuna altra esigenza contingente".
Diritti non negoziabili, dunque, la cittadinanza oggi, prova a difendere, con un attivismo concreto e incessante, il proprio territorio devastato dall'inquinamento ambientale, che uccide senza sosta. E se un libro come Monnezza di Stato può essere utile e stimolare dibattiti e coesioni sociali, allora che sia il benvenuto. "Questi convegni – ha commentato il giornalista Paolo Chiariello – su argomenti seri come le neoplasie causate dagli insulti che un sistema produttivo rapace infligge all’ambiente, devono servire ad alimentare il dibattito e a consentire o obbligare la classe dirigente a misurarsi con drammi come la Terra dei Fuochi. Certo, la legge sugli ecoreati a me sembra un esercizio di scrittura creativa. Sentire un procuratore come Paci fare a pezzi questa legge che dovrebbe applicare, beh, fa tremare i polsi per la perizia, la dovizia di particolari e la serenità con cui o stesso magistrato illustra il suo punto di vista. Siamo di fronte a norme balorde che puniscono solo quegli imprenditori che abusivamente trafficano in rifiuti. Io l’ho sentito molto preoccupato anche su un altro delicato aspetto, che meriterebbe l’attenzione dell’Associazione Nazionale Magistrati, oltre che dei cittadini: le norme che il Parlamento, su impulso del Governo, vuole varare. Leggi che consentirebbero all’esecutivo di bloccare o fiaccare provvedimenti della magistratura quando questi vanno a toccare rilevanti interessi pubblici o di mercato. La denuncia di Paci è davvero forte e interessante, peccato che di ciò non si lamenti l’intero ordine giudiziario”.
Se il governo e il Parlamento hanno saputo partorire una legge poco efficace, ancora non riescono a partorire il ‘figlio’ più atteso per risolvere la parte fondamentale del disastro ambientale in Campania: la bonifica che sembra essere figlia di un Dio minore. Bonifiche che languono sui tavoli che contano, politici incuranti delle necessità di sopravvivenza delle popolazioni colpite dal disastro. Bonifiche che, se dovessero mai concretizzarsi, fanno gola anche agli stessi autori dei crimini ambientali. E cosa fa il governo regionale campano? Intanto la Campania, al momento, prende multe dall'Europa e, ai media, ultimamente, il neo governatore della Campania, Vincenzo De Luca, forse in vena sanremese, ha dichiarato che la Terra dei Fuochi diventerà la Terra dei Fiori.
Paolo Chiariello, che da cronista ha il polso della situazione campana, ci ha spiegato come stanno le cose: “Che io sappia, non è stato bonificato un centimetro quadrato di terra inquinata. Non è stata decontaminata una sola falda acquifera. Nulla è stato ancora fatto eccetto la produzione di chiacchiere, qualche decreto legge e mille promesse che però tali sono rimaste. Si continua a trafficare in rifiuti. Si continuano a tombare rifiuti. Si continuano a bruciare rifiuti e a provocare danni incalcolabili con la diossina che ricade sul terreno. Non c’è alcun controllo serio del territorio. E, fatto ancora più sconcertante, ci sono almeno 70 siti inquinati dove è stato sepolto di tutto secondo indicazioni di collaboratori di giustizia affidabili, che non riusciamo a scovare per verificarne il contenuto di rifiuti tombati, perché non ci sono le risorse per farlo. Come dire: se anche ci fosse una bomba ecologica sepolta, noi non riusciamo a saperlo perché non abbiamo risorse sufficienti per scoprirlo. Poi c’è il paradosso che non saprei definire. Ogni anno lo Stato, con la legge di stabilità, stanzia 80 o 90 milioni per pagare le multe dell’Unione europea per le condanne subite a seguito delle procedure di infrazione per l’assenza di un ciclo virtuoso dei rifiuti in molte regioni che espongono i cittadini italiani a rischi seri per la loro salute".
Niente bonifiche, dunque, solo affari sporchi. È fin troppo chiaro che l'affare Monnezza è oro colato per il triangolo mafie, politica e imprese. "Se leggi con un pizzico di attenzione in più – ha precisato Paolo Chiariello – le pagine buie della nostra Repubblica, dalle stragi di mafia in Sicilia nel 1992 alla penetrazione delle mafie nell’economia legale del Paese, vedrai che troverai sempre un filo rosso che amalgama e unisce tutto in una melassa indistinta, dove si fa fatica cogliere la differenza tra bianco e nero, buoni e cattivi, mafia e antimafia".
In uno scenario così apocalittico, al grido spesso inascoltato di un popolo che difende il diritto alla salute e ad un ambiente sano, brillano, le speranze di una cittadinanza attiva, di un giornalismo libero, di una buona scienza e di una ricerca per la lotta al cancro. Il professore Antonio Giordano ha dato e continua a dare il suo contributo di speranza alla Terra dei Fuochi, proseguendo il lavoro di suo padre, scienziato e ricercatore, professore Giovan Giacomo Giordano, con i soli mezzi che conosce: la ricerca, con l'attivismo sociale e con l'informazione. E alla fine della giornata palermitana ha così commentato: "Sono rimasto molto soddisfatto della giornata per la grande partecipazione al dibattito – ha detto il professor Antonio Giordano – e dalla collaborazione nata da questo incontro e l'utilità del libro. Il libro è stato una grande scommessa, perché bisognava riuscire a parlare di argomenti delicati come l’impatto dello smaltimento illegale dei rifiuti sulla salute pubblica, mantenendo da un lato, un rigore scientifico, dall’altro, quello spirito divulgativo che rende accessibile a tutti delle informazioni. Palermo è una città sensibile al tema della legalità, e lo ha dimostrato già anni fa l’attuale, sindaco, Leoluca Orlando. Ricordo che alcuni anni fa Orlando, da parlamentare, è stato l’unico politico a ricevermi, ad ascoltarmi, incoraggiandomi nel proseguire la mia ricerca, iniziata da mio padre, Giovan Giacomo Giordano, 40 anni prima, in Campania. Mi fa piacere che anche la Sicilia si sia adoperata, pubblicando online, i dati del Registro dei Tumori. Un ottimo lavoro. Dati che bisogna studiare attentamente per capirne le cause e che consulterò con attenzione".
I dati disponibili in Italia raccontano l'aumento delle patologie con le morti per tumore e le patologie derivanti dai disastri ambientali per i rifiuti tossici. Non sono solo in Campania, ma si estendono da Nord a Sud. Insomma, la Terra dei Fuochi è solo la punta dell’iceberg. "Federico Cafiero – ha infatti sottolineato il professore Antonio Giordano – il procuratore Capo di Reggio Calabria, mi ha detto, qualche mese fa, che Reggio Calabria è come Casal di Principe 20 anni fa. E non è un caso che il procuratore Franco Roberti, che ha scritto la prefazione di questo libro, ha detto che c’è quasi una legge di contrappasso, perché adesso i rifiuti, le mafie li sversano al Nord, in Veneto, in Lombardia, in Piemonte e in Toscana: in queste zone c’è un aumento di patologie gravi, anche se non sono ancora usciti i dati. Il problema dei rifiuti è un problema serio che va affrontato senza remore. Lo Stato, quando arrivano le denunce, scoperchia i terreni, ma pretende, poi, che i Comuni, senza risorse, vadano a bonificare. Ma la risposta è sempre nella soluzione politica, una politica purtroppo immobile. Da parte nostra, dobbiamo limitarne il danno con un programma di bio monitoraggio su una popolazione che è suscettibile a sviluppare patologie che non sono solo tumorali.Il nostro prossimo lavoro dimostrerà come siano in aumento i tumori dell’infanzia che vedono Milano al primo posto, Roma al secondo, Torino al terzo, Napoli al quarto. La salvaguardia dell’ambiente e della salute è una questione mondiale”.
Su questo sentire comune, alla tavola rotonda di Palermo della giornata, ha commentato alla Voce, il professore Antonio Russo: "Questo incontro è un risultato molto proficuo e partecipato perché ha permesso di esplorare le gravi problematiche campane dell’inquinamento territoriale, permettendo di evidenziare come soltanto, attraverso l’unione di diverse professionalità esperte del settore, sia possibile evitare in futuro che fenomeni come quello della Terra dei Fuochi, investa altri territori ricchi di fragilità come la Sicilia”.
La giornata a Villa Niscemi si è conclusa con la corale partecipazione di adesione, alla proposta del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, di scrivere un documento che illustri i lavori della tavola rotonda, con i migliori oncologi della Sicilia, con il professore Antonio Giordano e il giornalista Paolo Chiariello, documento che sarà inviato al Capo dello Stato, Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La comune battaglia a Palermo ha così fatto società, contro le ecomafie, per una strategia che si che si terrà certamente, a colpi di scienza, ricerca e coesione sociale. Ma ci si aspetta, un altro colpo, quello decisivo, che fa più rumore: lo scioglimento della Monnezza di Stato Spa.