Parte proprio parlando di New York, l’incontro del 4 febbraio per la presentazione del nuovo libro di Naomi Klein, Una rivoluzione ci salverà, perché il capitalismo non è sostenibile (in versione originale This Changes Everything: Capitalism vs. The Climate), edito in Italia da Rizzoli. L’autrice racconta del risultato della più grande manifestazione sul clima che Manhattan (e forse gli interi Stati Uniti) ricordi, quella dello scorso settembre organizzata qualche giorno prima della conferenza sul clima ospitata all’ONU.
La sede italiana per incontrare i suoi lettori è l’auditorium dello spazio occupato Santa Croce, una delle ultime conquiste dei movimenti romani che lottano per il diritto all’abitare. Sala gremita, con rappresentanti dei movimenti arrivati da tutta Italia. Dai No triv, ai collettivi campani nati attorno al problema rifiuti, fino ad arrivare in Sardegna, dove la questione del salto di Quirra è solo la punta dell’Iceberg.
La scrittrice canadese ricorda la marcia di New York proprio per sottolineare la presenza di moltissime ed eterogenee realtà che sfilavano per strada. Non solo attori in cerca di visibilità, ma anche le mamme del Bronx, preoccupate per i loro figli sottoposti ad un aumento di asma e malattie respiratorie dieci volte superiori alla media nazionale. Da quelle stesse strade, le medesime persone, si sono spinte il giorno successivo fino a Wall Street, con la consapevolezza che il problema climatico è assolutamente riconducibile a ragioni economiche e alla tutela di interessi enormi per lo sfruttamento incondizionato del territorio.
L’unità di quello stesso movimento, ricorda Klein, è riuscita a far sì che il governatore dello stato di New York vietasse l’uso del fracking entro quei confini. Nelle motivazioni si legge “per rischio ambientale e pericolo per la salute”. Una delle più grandi vittorie che la società civile e le associazioni siano riuscite ad ottenere sulle multinazionali dell’energia.
In Italia, dove da un lato si discute ancora sull’opportunità di una legge necessaria e urgente sulla riconversione e dall’altro su chi deve mettere il cappello sulle battaglie politiche, una vittoria simile sarà mai possibile? Magari sì, se diminuiscono le riunioni e aumentano le risposte che la popolazione attende. Parole simili a “…rischio ambientale e pericolo per la salute…” oltre che per valide ragioni economiche – si direbbe – aspettano ancora di essere pronunciate da un nostro “governatore” o governante.

L’autrice canadese Naomi Klein firma copie del suo ultimo libro dopo l’incontro a Roma
A Roma le questioni su cui si è dibattuto sono quelle che ormai coinvolgono l’intero globo, come racconta nel suo libro la scrittrice. L’organizzazione dell'evento ha fatto in modo che Naomi potesse conoscere dai diretti interessati quella che è la realtà Italiana. Marica Di Pierri, moderatrice del dibattito e rappresentante dell’associazione ambientalista A Sud, ha ricordato all’autrice di No Logo le parole pronunciate al Climate Forum di New York dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi: “quella dei cambiamenti climatici è la sfida del nostro tempo, lo dice la scienza, non c'è tempo da perdere: la politica deve fare la sua parte. I nostri figli attendono che a Parigi l'accordo sia vincolante", salvo tornare in Italia e imporre una doppia fiducia alle camere per la conversione in legge dello Sblocca Italia che, assieme alla riapertura di cantieri e l’idea di rilancio dell’economia, porta con se un aumento delle estrazioni petrolifere, incentivi a strutture impattanti e la privatizzazione di beni pubblici essenziali attraverso il modello delle multiutilities.
Il libro di Klein parte dall’assunto sostanziale dell’incapacità di comprendere come questo modello di sviluppo avrebbe portato al collasso dell’intero sistema sociale, ambientale ed economico. L'autrice porta l’esempio di come una politica indirizzata, tra l’altro, a tassazione delle transazioni finanziarie, chiusura dei paradisi fiscali, eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili porterebbe nelle casse dei governi oltre duemila miliardi di dollari l’anno. “Le privatizzazioni – aggiunge – hanno influito notevolmente sulle scelte economiche di sfruttamento del territorio”. E non risparmia critiche al presidente Obama del quale dice “abbiamo sbagliato a fidarci di lui nel 2009, non dovevamo fermarci pensando che il presidente avrebbe risolto il problema… non ci si può fidare dei politici, bisogna fare da se”. Nessuna delega in bianco, dunque, per il capo della Casa Bianca.
“Il dibattito non può essere vincolato alla dicotomia tra austerity o crescita, dobbiamo poter crescere senza limitare il nostro diritto ad una vita sana con risorse economiche che arrivino senza bisogno di distruggere tutto”, sottolinea l’autrice del best seller.
“Il consiglio che do all’Italia è quello di tenere ben presente quello che ha detto il Papa proprio sul clima e la salute, forse il Vaticano potrebbe essere un alleato in questo senso…”, aggiunge Klein, non tenendo conto probabilmente dei molti limiti che il Vaticano impone alla politica italiana, quando su alcuni temi non ne detta addirittura l’agenda. Ma si sa, l’idea di fondo è quella di un altro mondo possibile e magari Papa Francesco ne potrebbe anche far parte.
Parlando dei mass media e dei mezzi di comunicazione ufficiali che troppo spesso dimenticano le questioni ambientali, Naomi Klein lancia una sfida che pare quasi un documento politico di intenti: arrivare al prossimo vertice sul clima, quello di fine anno a Parigi, con una piattaforma di comunicazione a disposizione di tutti. “Ci sono stati tanti momenti di shock in questi anni, da quello economico a quello sociale, che hanno fermato il cambiamento – ha detto l'autrice – Adesso da uno shock dobbiamo ripartire per costruire e raccontare la nostra visione dell’economia”. Ad una platea ancora entusiasta per la vittoria oltre mare del greco Tsipras, queste parole non sono state indifferenti. E, ovviamente, parliamo di centinaia di persone arrivate in rappresentanza di molte vertenze ambientali sparse per il territorio italiano. Le stesse che in anni di lotta si sono viste sfilare davanti diversi governi che, in un’unica soluzione di continuità, non si sono distaccati gli uni dagli altri in ambito di politiche ambientali, economiche ed energetiche. Il riferimento al Vaticano voleva forse essere davvero un consiglio per far fronte comune? Un mondo possibile si diceva. Forse improbabile. Tant’è.
A voler essere buoni e poco maliziosi, l’ultima risposta data in conferenza stampa ha purtroppo il limite del politically correct. Per non voler dire altro. Alla domanda – anche questa molto discutibile e tirata fuori da chi come al solito mischia le pere con le mele – su cosa pensasse Klein del movimento No Tav e l’uso del sabotaggio come lotta politica, l'autrice ha risposto: “Sembra una domanda trabocchetto… Mi sono documentata sul movimento che esprime legittime preoccupazioni e le comunità hanno diritto di protestare. Non possiamo però non tener presente la democrazia necessaria in ogni circostanza, quindi vi saluto e ringrazio la mia interprete per l’aiuto”. Pochi secondi e poche parole per essere catapultati nuovamente nell’Italia che non prende posizioni pur di non scontentare nessuno, o per accontentare un po’ tutti. Ma ovviamente questa passa per essere un’altra storia. Le pere con le mele, appunto.