Per troppi anni l’Italia è rimasta segnata, in silenzio, dalle oscenità dei politici e dalle violenze della corruzione che l’hanno messa al centro di simpatiche freddure e barzellette internazionali. Ora, però, sembra che qualcosa stia per cambiare: prima La Grande bellezza, poi l’Expo 2015. Questa è l’immagine di un’Italia che vuole farsi riscoprire, e forse sono gli stessi italiani a voler cambiare il volto del vecchio stivale.
Sembrava opportuno questo cappello prima di introdurre il focus di questo articolo, ovvero un volume che coniuga poesia ed eccellenza, una serie di scritti e di immagini che portano il piccolo e sconosciuto Molise direttamente negli States dove verrà presentato dallo stesso autore in due appuntamenti newyorkesi: giovedì 20 novembre alla Stony Brook Univeristy e sabato 22 presso il Westchester Italian Cultural Center di Tuckahoe. Si chiama From Italy. Poems and Beauty from the Heart of Italy ed è un’antologia che raccoglie alcuni dei componimenti in versi tradotti in inglese dall'affermato poeta e scrittore contemporaneo Francesco Paolo Tanzj, arricchiti da una prefazione ed una postfazione del critico letterario Plinio Perilli.
Sono proprio quelle prime pagine a chiarire subito l’intento del poeta che con quei versi “vuole rivelare il vero cuore del Molise”. Effettivamente, sarebbero sufficienti queste poche parole per inquadrare l’operato di Tanzj che in Ancora una volta blues per non morire sembra quasi descrivere l’inaspettato Molise, una zona d’Italia dimenticata da tutti:

Lo scrittore e poeta Francesco Paolo Tanzj.
(…)
Ma sboccia all’improvviso
dal ventre e dal cuore
è un grido un sussurro
uno sbalzo improvviso
una nenia dolcissima
un incontro d’amore
un groppo allo stomaco
è come un’onda del mare
calda
che ristora e protegge
(ma) che ti può anche assassinare(…).
Tuttavia, l’autore scava a fondo, quasi a voler analizzare le cellule del tessuto sociale. Ciò che ne viene fuori è un corposo componimento intitolato Cosa ci resta che Tanzj usa per mettere a nudo la società contemporanea ripercorrendo i tumori passati prima di arrivare ad uno status quo che, paradossalmente, richiama dal passato una selvaggia individualità arretrata e retrograda:
(…)
Così
siamo rimasti al punto di partenza
a guardarci in cagnesco tra vicini di casa
a costruire – impavidi – cancellate d’orgoglio personale
a credere che il bene sia fatto di sicurezze individuali
guardando con sospetto chi è diverso e chi è lontano
come se questo microscopico segmento di universo
– che noi chiamiamo Terra –
e tutta la nostra storia
fosse qualcosa di più di un lampo
di un istante perduto (…).
Ma come in un quadro di Picasso, dove tutti i piani prospettici appaiono affiancati, il poeta non poteva non lasciare un messaggio di speranza. In Resoconto, infatti, Francesco Paolo Tanzj si sofferma a descrivere il bello in una strofa che sembra riassumere i piaceri della vita:
(… )
Bello è la velocità, ma senza l’ansia di arrivare
Bello sono le voci che giungono da lontano
E la fragranza dell’aria autunnale (…).
Sono questi i versi che guidano lentamente il lettore verso la seconda parte del volume, edito da Tracce. Con The beauty of the heart of Italy, l’autore ha voluto riscattare mezzo secolo di indignazioni ad opera di politici, imprenditori e cittadini disonesti che, con le loro malefatte, hanno fatto si che la terra che diede i natali a letterati illustri come Jovine, Gaetano Scardocchia ecc. venisse spinta nel dimenticatoio tranne che per gli scabrosi fatti di cronaca che la ributtavano in pasto ai mass media italiani e regionali.
La seconda sezione, invece, rivendica tutto ciò che c’è di affascinante in Molise: “attraverso queste pagine, c’è l’opportunità di rivelare – si tratta quasi di un altro messaggio poetico nascosto in una bottiglia – tutto il meglio che questi posti hanno da offrire” leggiamo in un testo in lingua inglese intitolato The heartland, che conduce il lettore in un percorso fatto di immagini e descrizioni, quelle dei luoghi e delle peculiarità che solo questa piccola regione ha da offrire.
Quindi, la parola passa di nuovo a Pirilli che, nella sua postfazione, scrive un saggio intitolato Cibo è cultura citando una lunga lista di componimenti e di autori che hanno usato il cibo, i sapori, gli odori e i colori dei piatti tipici per descrivere i posti a cui appartenevano.
In quest’ottica, l’operato di Tanzj assume un significato ancora più denso. In vista dell’Expo 2015, il volume diventa una vera e propria vetrina capace di trasmettere oltreoceano i gioielli che il Molise ha sempre offerto all’insaputa di tutti. Perciò, l’autore non poteva non portare con sé a New York questo tesoro. Non poteva evitare di far assaggiare il suo Molise, durante la presentazione al Westchester Italian Cultural Center. Sarebbe stato un tradimento a quella zolla di terra della quale egli stesso s’è fatto promotore oltreoceano.