«Faccia da italiano», di Matteo Sanfilippo, Salerno EDitrice, Roma, 2011, Euro 12
Matteo Sanfilippo, docente di Storia moderna presso l’Università della Tuscia (Viterbo) e condirettore dell’Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana, tra i maggiori esperti di storia dell’emigrazione italiana con questo volume snello e magnificamente arricchito da una corposa bibliografia si cimenta in un topico di notevole interesse che aiuta a capire come sono stati visti e trattati per secoli gli Italiani nei Paesi ove emigravano.
Se gli studi sulla discrimanzione etnica, religiosa, politica e di gender stanno riscuotendo considerevole interesse accademico soprattutto nel mondo angloamericano focalizzati nel periodo 1800–1900. Ed in questo arco di tempo gli Italiani, ma non solo, sono stati oggetto di forti discrimazioni. Considerati elementi perturbanti la società americana oppure elementi che toglievano il lavoro ai locali (nel caso della Francia). Poco esplorato dalla ricerca storica ed accademica è stato il pregiudizio verso gli Italiani
prima della grande emigrazione di massa transoceanica (nel Nord ed in Sud America). Ed in questo ambito la ricerca di Sanfilippo offre nuove prospettive di ricerca. Se l’elemento religioso: cattolici, papisti, areligiosi o addirittura pa- gani ha contribuito a rafforzare in molti paesi il pregiudizio antiitaliano nuova (per noi lettori) è l’accusa di machiavellismo. Ovverosia in molti Paesi soprattutto Regno Unito e Francia a partire dalla seconda metà del Cinquecento laddove accanto alla circolazione degli scritti del politolgo e storico fiorentino che inducevano sospetti di pratiche cospiratorie o di una spregiu- dicatezza dell’uso del potere da parte di quegli Italiani assurti a posiizoni di rango, sulla falsa riga dell’ammaestramento del filosofo fiorentino. Sanfilippo ascrive alla presenza fiorentina alla Corte di Francia il pregiudizio francese contro gli Italiani alimentato da pamphlets ugonotti che vedono nei fiorentini alla Corte di Francia dei perseguitori delle teorie di Machiavelli. Insomma laddove gli Italiani raggiungono un elevato grado di influenza nelle corti e nei governi stranieri lì immediatamente scatta il pregiudizio contro di essi fondato su una presunta pratica del potere mutuata dale teorie politiche di Machiavelli.
Mentre negli anni immediatamente successivi la Riforma Protestante gli emigrati italiani, soprattutto in Inghilterra in Olanda ed in Svizzera, sono spesso ritenuti “pericolosi agenti di Roma”. Inoltre quando un emigrate fiorentino tal Roberto Ridolfi nel 1570 “ ha contribuito ad un complotto per permettere agli spagnoli di impadronirsi dell’isola”, il pregiudizio si acuisce. Anche alla luce del fatto che fosse agente commerciale e finanziario a Londra dal 1555 mantiene rappor- ti con la regina Scozzese, con Firenze, Madrid e persino con la Curia Romana. Inoltre “la sua figura professionale corrobora il mito trecentesco del banchiere italiano che mina la prosperità inglese”. Siano essi I banchieri fiorentini, gli studiosi italiani (Giordano Bruno, picchiato a Londra) oppure dei funzionari di corte: gli Italiani suscitano gelosie, invidie, pregiudizi. Sia attraverso l’attribuzione di pratiche politiche mutuate dalla lettura di Machiavelli sia in quanto sempre possibili agenti della Curia Romana.
Il caso della Francia poi “la Santa Sede è dunque vista con una certa avversione; inoltre non è gradito che essa nomini prelati italiani a capo di diocesi francesi o a godere di prebende sul territorio francese”.
L’Ottocento, secolo dell’emigrazione di massa italiana, vede crescere enormemente il pregiudizio verso gli Italiani, affiancato in molti casi da vera e propria violenza fisica: “Nel solo territorio francese 30 italiani sono uccisi e numerosi feriti in 82 episodi di violenza registrati tra il 1872 ed il 1894”. Episodi analoghi si registrano a Tandil in Argentina ove la popolazione locale reagisce violentemente all’arrivo di baschi, britannici, francesi e italiani. L’1 gennaio 1876 una rivolta contro gli emigrati porta all’uccisione di 36 persone tra cui un italiano. Ad Eureka nel Nevada 5 italiani sono uccisi nel tenttativo di contenere lo sciopero dei carbonai del 1879. In tutti gli Stati dell’Unione si verificano violenze o omicidi di italiani: 1 nel 1886 Vickisburg (Mississipi), 2 nel 1889 a Louisville (Kentucky), 5 nel 1895 a Walsenburg (Colorado), 1 nel 1896 a Hahnville e 5 nel 1889 a Tallulah (entrambe in Louisiana). Ovunque la parola d’or- dine è Contres les etrangers in Francia come negli Stati Uniti.
Sanfilippo non manca di sottolineare come nella crescita dell’odio verso gli Italiani giochino anche le tesi di Cesare Lombroso, particolare sostenute dai “lombrosiani statunitensi” nel trattare dei meridionali italiani.
Dal pregiudizio contro gli Italiani non si sottraggono nemmeno famosi letterati da Conan Doyle : “L’intima natura italiana è espressa dall’accoppiata carbonari-mafiosi”, a Thomas Carlyle a Fiderich Schiller. Ovunque e sempre gli Italiani sono stati elementi perturbanti lo status quo. Questo aspetto, particolarmente al caso statunitense è trattato con accuratezza nel terzo capitolo dal titolo: “Brutti sporchi e cattivi: la prima metà del Novecento”. Particolarmente dettagliata la lista dei testi e degli autori che vedono negli Italiani I portatori di un sovvertimento sociale e politico. L’autore fa anche una attenta disamina del fenomeno mediatico che in molti casi ha contribuito a rafforzare lo stereotipo contro gli Italiani anche se le intenzioni degli autori erano altre.
Notevoli le conclusioni dell’autore a cavallo tra l’analisi storica e la constatazione sociologica: entrambe tuttavia percorse da un dato di fatto: “Dobbiamo notare come esista pure una svalutazione dell’emigrante da parte della Penisola ”. E qui l’autore apre una altra riflessione che senza dubbio merita approfondimento: “Tanti stereotipi sugli espatriati trovano origine o conferma nei testi prodotti dalla stessa nazione da cui sono partiti ”. Tuttavia, a conclusione del volume, Sanfilippo non lesina di citare alcuni progetti e media che dagli Stati Uniti stanno cercando di studiare ed attivare una riflessione sulle nuove generazioni di discendenti italiani .
Il volume di Sanfilippo oltre a presentare un utile compendio di studi per ulterior ricerche e letture sull’argomento centra un obiettivo ancora da realizzare se non altro da mettere a fuoco da parte delle istituzioni del Bel Paese. Il rapporto con gli Italiani all’estero. Siano essi assimilati di terza o quarta generazione sia essi espatriati recentemente per motivi di studio o per impiantare un’attività imprenditoriale all’estero, essi vanno considerati parte di quella grande Italia che per anni ha contribuito con le sue rimesse a sostenere l’economia del Paese.