Una complessa attività di indagine e di sequestro svolta dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale coordinati dalla Procura di Perugia, ha riportato alla luce numerosi reperti etruschi ritrovati da scavi clandestini e ritenuti di “eccezionale valore storico e artistico”. In termini economici l’intero “tesoro” è stato inoltre stimato 8 milioni di euro.

Nello specifico si tratta di un vasto corredo funerario, perlopiù appartenente alla cultura femminile. Il bottino è ricco di vasellame in bronzo e terracotta utilizzati dalle nobildonne etrusche durante i simposi, quattro specchi in bronzo, uno dei quali si distingue per la particolare iconografia con l’antica divinizzazione di Roma e della lupa che allatta soltanto Romolo, un pettine in osso e un balsamario contenente ancora tracce di unguento profumato.

Tra i reperti, spiccano le otto urne litiche complete di corredo funerario databili al III secolo a.C in ottimo stato di conservazione. Le urne, tutte integre, sono in travertino bianco umbro, in parte decorate ad altorilievi con scene di caccia e con fregi anche policromi e rivestimenti a foglia d’oro. Questi pezzi presentano sui coperchi statue in stile ellenistico di raffinate nobildonne elegantemente abbigliate. Vi sono anche due sarcofagi, di cui uno presenta al suo interno lo scheletro ben conservato di una defunta. Secondo le prime ricostruzioni degli archeologi, tutti i beni farebbero parte di un unico contesto funerario, una tomba a ipogeo riconducibile a una importante famiglia del luogo, la Gens Pulfna e probabilmente proveniente da una necropoli etrusca del territorio di Chiusi.