Al Design Museum di Londra arriva The World of Tim Burton, il tributo al famoso regista di Hollywood. La mostra raccoglie schizzi, costumi e opere che abbracciano cinquant’anni di carriera e conducono i visitatori al mondo oscuro e fantasioso che ha reso Burton una leggenda.
Gli appassionati, fino al 21 aprile 2025, potranno ammirare alcuni pezzi provenienti da film più celebri, come Beetlejuice e La sposa cadavere. Le opere esposte saranno complessivamente 600.
Tuttavia l’artista ha confessato che il progetto espositivo non era l’obiettivo finale. La rassegna, in questa versione londinese, è stata ulteriormente arricchita di nuovi oggetti e sezioni e metterà in evidenza il ruolo di figure chiave come costumisti, scenografi e artigiani che hanno contribuito a dare vita a un’estetica unica.
Tra i reperti esposti spiccano i costumi di Colleen Atwood, creatrice di alcuni dei look più celebri delle realizzazioni di Burton. I visitatori troveranno l’abito con strisce dipinte a mano di Christina Ricci in Sleepy Hollow, quello di Edward mani di forbice, e il vestito indossato da Jenna Ortega nella scena di ballo della serie Netflix Mercoledì.
Maria McLintock, curatrice della mostra, ha dichiarato che lo stile di Burton potrebbe essere descritto come “una fusione tra La notte stellata di Van Gogh e Frankenstein“. Per il regista, l’arte non è la rappresentazione della realtà, quanto un mondo alternativo da esplorare con la propria immaginazione.
L’evento, che ha già visto la vendita di oltre 32.000 biglietti prima della sua apertura, ripercorre la carriera del visionario dagli esordi, con una sezione intitolata “Suburban Beginnings” che esplora l’epoca in cui era influenzato dai romanzi gotici, dal cinema di fantascienza e dalla passione per l’animazione stop-motion.
Attraverso alcuni schizzi, note e persino scarabocchi su tovaglioli, emerge anche il lato più intimo dello sceneggiatore. Catherine Spooner, un’accademica di letteratura, fa notare come questi elaborati offrano una finestra sull’immaginazione primordiale, una “creatività pura” che pare sorgere spontaneamente dal subconscio.
L’allestimento, che dedica spazio a 18 film, illustra anche la genesi dei personaggi. Oggetti come scheletri, cuciture, punti e strisce compaiono ovunque. Come racconta la co-curatrice Jenny He, le suture, spesso macabre all’apparenza, rappresentano per Burton un simbolo positivo: “Cucire significa che puoi rimetterti insieme, non importa quante volte cadi a pezzi”.
L’ultima sezione del percorso espositivo racconta Burton oltre il cinema, con libri, video musicali e le opere di artisti ispirati al suo stile, come il fotografo Tim Walker.
Negli anni ’70, il creativo studia animazione al California Institute of Arts, per poi stringere una collaborazione con Disney dove ha realizzato il cortometraggio Frankenweenie. La svolta però arriva grazie al successo di Beetlejuice, che ha consacrato il suo stile unico e intramontabile.