Un dottore scende le scale, gira invano nel cortile alla ricerca del suo cavallo, deve andare a visitare un malato, ha fretta. Un vicino gli presta il suo cavallo bianco, ma approfitta della sua assenza per assalire la sua assistente. Cosa fare? Visitare il malato o proteggere l’assistente? Si lancia al galoppo.
Inizia così il breve film sperimentale The country doctor (1953) di Lorenza Mazzetti, presentato alla Casa Italiana Zerilli Marimò in occasione delle iniziative per la Giornata della memoria (sabato 27 gennaio) insieme a Together, premiato a Cannes nel 1956 con una menzione speciale.
Introdotta dal direttore della Casa Italiana Stefano Albertini e dalla direttrice del Centro Primo Levi Natalia Indrimi, la serata dal titolo “A Lens on History – The Films of Lorenza Mazzetti” è stata condotta da Alessandro Cassin direttore editoriale del Centro. Dal suo racconto è emersa la complessa figura di Lorenza Mazzetti, artista poliedrica scampata all’eccidio nazista della sua famiglia insieme alla sorella gemella Paola e poi affermatasi a Londra come regista d’avanguardia.
Il 3 agosto del 1944 i nazisti uccisero la zia Cesarina Mazzetti e le cugine Luce e Annamaria Einstein nella villa di Rignano sull’Arno vicino Firenze, dove le gemelle erano state accolte dopo la morte della madre. Il commando cercava lo zio, Robert Einstein, cugino del celebre scienziato Albert, di recente emigrato negli Stati Uniti. Non trovandolo e presumibilmente non riuscendo a sapere dalla moglie dove si nascondeva, fece strage della famiglia risparmiando Lorenza Paola e la cugina Annamaria Bellavite, chiuse in una stanza, perché con cognomi diversi. La casa venne poi data alle fiamme. Lo zio si uccise un anno dopo. Non si sa se le bambine assistettero all’eccidio, di certo questo dramma ha segnato la loro esistenza. Paola troverà rifugio nella psichiatria, Lorenza nell’arte.

Arrivata a Londra nel 1951 con un passaporto timbrato Undesirable Alien (straniero non desiderato) Lorenza riuscì a sopravvivere con mille lavori e iscriversi alla Slade School of Art. Celebre è il suo ingresso nella scuola: ai bidelli che non la facevano entrare chiese imperiosa di parlare con il direttore e quando infine questi le concesse udienza e le chiese il perché di tanta insistenza a frequentare la scuola lei rispose sicura “perché sono un genio!”
Geniale doveva essere sicuramente perché senza mezzi tecnici e senza fondi riesce a girare nel 1951 il suo primo film The country doctor, appunto, di 11 minuti, liberamente tratto da Kafka e prima espressione del suo profondo dolore esistenziale. Per realizzarlo “prende in prestito” dalla scuola l’attrezzatura necessaria, ovvero si introduce di notte nell’edificio e porta via cinepresa, cavalletto, luci, microfoni. Coinvolge i colleghi studenti come attori e gira e monta e impara facendo. Scrive nel suo diario. “Chi sono? Che faccio qui? Questo non è il mio paese o la mia casa, non ho nessuno al mondo, sono tutti morti.”

Il dilemma del dottore fra il visitare il malato o proteggere l’assistente sembra ricordare quello dello zio fra il proteggere se stesso nascondendosi o proteggere la famiglia rimanendo a casa. La malattia del paziente, una ferita intima, profonda, incurabile, decreta il dottore, sembra invece parlarci dello strazio interiore di Lorenza Mazzetti. Considerato perduto per più di 60 anni, il film è stato ritrovato nel 2019 e rimasterizzato dall’unica copia rimasta. Si trovava nell’Archivio Amos Vogel dell’Università del Wisconsin-Madison, ed è stato recuperato durante le ricerche per il documentario di Brighid Lowe Together with Lorenza Mazzetti.
Ugualmente espressione del suo male oscuro è il secondo film proiettato alla Casa Italiana, Together, girato sullo sfondo dell’East End di Londra, ancora danneggiato dalle bombe, e centrato su due portuali sordomuti, interpretati da Eduardo Paolozzi e Michael Andrews, anche loro colleghi studenti di Lorenza Mazzetti. I bambini del quartiere si prendono gioco di loro e le loro cantilene eeny meeny miny moes si sentono bene sullo sfondo dei rumori del porto. Il silenzio avvolge invece i due, che camminano assorti nel loro mondo, presi dai loro gesti, inventati dai due artisti, per nulla corrispondenti alla lingua dei segni, ma proprio per questo ancor più espressione di un mondo segreto. Probabilmente reminiscente di quel mondo condiviso solo da Lorenza e la gemella Paola. I due sono emarginati dal mondo, nessuno li capisce o tenta di capirli e quando uno dei due viene spinto nel Tamigi dai bambini, l’altro non sente le sue grida mute e non può salvarlo, espressione della solitudine esistenziale provata da Lorenza.
“Con questi fondi esigui non puoi fare un vero film e anche le possibilità di sperimentazione sono limitate -avrebbe commentato allora – puoi però usare i tuoi occhi e le tue orecchie, dare indicazioni, fare poesia.”
Una poesia con cui darà inizio al movimento del “Free cinema” inglese negli anni ’50 insieme a Tony Richardson (autore di Tom Jones fra gli altri, futuro marito di Vanessa Redgrave e padre delle attrici Natasha e Joely Richardson), Karel Reisz (regista di La donna del tenente francese) e Lindsay Anderson.
Con Together Mazzetti vince a Cannes la Mention au Film de Recherche torna poi in Italia per quella che doveva essere una breve visita ma non riesce più a ripartire, la depressione diventa insostenibile, riesce a trovare conforto solo nella scrittura del romanzo fortemente autobiografico Il cielo cade, Garzanti (1961) e Sellerio (2003) (The Sky Falls, 1962, Bodley Head, da cui è stato poi tratto un film interpretato da Isabella Rossellini) seguiti da Con rabbia del 1963 (Rage, Bodley Head 1965) e Mi può prestare la sua pistola per favore? mai tradotto. Solo nel diario londinese uscito nel 2014 Mazzetti riuscirà a parlare in prima persona della sua vita. La sua produzione cinematografica intanto in Italia diminuisce velocemente fino a estinguersi nonostante l’aiuto di Cesare Zavattini con cui realizza due film a episodi, Latin Lovers (1961) e I misteri di Roma (1963) dopo il suo I cattivi vanno in paradiso (1959) e un paio di cose per la Rai. Come disse in un’intervista, per una donna in Italia fare la regista “era impossibile”.
Lorenza Mazzetti è morta nel 2020, due anni dopo se ne è andata anche Paola.
La figlia Eva Krampen Kosloski, fotografa, partecipa con le sue opere alla mostra di dipinti, disegni e film dedicata alle sorelle Mazzetti organizzata al Magazzino Italian Art con il Centro Primo Levi il 28 gennaio ore 12,30.