Un messaggio fortemente politico quello trasmesso da Comandante di Edoardo de Angelis con Pierfrancesco Favino, presentato in anteprima mondiale in apertura del festival di Venezia e ora film di inaugurazione anche della rassegna Open Roads. Una scelta importante, un significato racchiuso in molti momenti del film ma soprattutto nella frase finale che recita più o meno che chi lascia un uomo in mare è un criminale. Fra la vita e la morte in mare ti separa un braccio, recita invece più o meno, la frase che si legge all’inizio, e il braccio è quello dell’uomo che ti salva la vita.
Come fare a non pensare ai migranti, alla guerra che si sta combattendo nel Mediterraneo fra i paesi europei che fanno resistenza, resistenza passiva, se non attiva riportando i migranti in Africa, nei campi di detenzione, condannandoli così a indicibili sofferenze se non la morte. Comandante non parla di questa guerra, ma di un’altra, la Seconda mondiale, e nello specifico di quella combattuta dal comandante Todaro e i suoi uomini a bordo di un sommergibile e impegnati nella missione Agguato.
“L’opera di Edoardo De Angelis risuona di non ambigui echi contemporanei – ha detto il Direttore del Festival di Venezia, Barbera – Il racconto dell’autentica vicenda del Comandante Todaro che salvò la vita ai marinai sopravvissuti all’affondamento del mercantile nemico – mettendo a repentaglio la sicurezza del proprio sommergibile e dei suoi uomini – risulta come un forte richiamo all’esigenza di anteporre i valori dell’etica e della solidarietà umana alla logica brutale dei protocolli militari.”
Ad essere chiamata in causa è la legge del mare, che vale per chiunque si trovi fra le onde. Scritto da Sandro Veronesi ed Edoardo De Angelis il film racconta l’impresa del veneziano Salvatore Todaro al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte affronta un mercantile armato che viaggia a luci spente e lo affonda a colpi di cannone. Il Comandante prende una decisione storica: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino. Per riuscirci deve navigare in emersione per tre giorni, rischiando le bombe delle forze nemiche.
Edoardo De Angelis, regista, sceneggiatore e produttore napoletano ha pubblicato già il libro Comandante, sulla vicenda di Todaro, nell’autunno scorso. Il libro lo ha scritto a quattro mani con Sandro Veronesi e sono loro a spiegare, durante la conferenza stampa, la genesi del progetto.

De Angelis ha detto: “Era il 2018 quando ci siamo imbattuti in questa storia ascoltata dall’ammiraglio Pettorini che spiegava ai suoi uomini come comportarsi in mare. Ne ho parlato subito con Paolo Verga (produttore) poi ho incontrato la penna e la grande umanità di Veronesi e con lui ho trovato il modo di esprimere la forza e la grande umanità dell’essere italiani. Penso che questo paese sia un crogiolo di tante umanità ma anche della capacità, mostrata nei secoli, di andare in soccorso delle persone in difficoltà e se Todaro è un esempio dell’essere italiano io voglio essere italiano come lui.” E Veronesi conferma: “Nell’estate del 2018 abbiamo disatteso le millenarie regole del mare, soccorrere chi è in difficoltà, (estate del Decreto Salvini che con lo slogan “porti chiusi” bloccava nei porti, o in mezzo al mare, le navi che trasportavano i migranti salvati dai naufragi ndr). La storia di Todaro è perfetta per raccontare il soccorso, fatto sacro in tutti i conflitti e l’idea di combattere in questo modo la battaglia per questi principi, abbiamo anche fatto gli attivisti sui moli, ma in quel momento era necessario altro. I social pullulavano di cose putride e noi ci dicevamo di questo mondo non vogliamo fare parte. Siamo un popolo di navigatori, di poeti, gli italiani si sono sempre distinti, quindi la possibilità di lavorare su questa storia con la possibilità di avere dalla famiglia gli effetti personali di Todaro, di conoscerne la parte privata, ci ha permesso di capire l’uomo che non era solo un servitore della patria, ma un marito e un padre tenero eppure aveva messo il dovere davanti alla famiglia e le regole del mare davanti a tutto.”
Un film molto italiano, ma anche molto internazionale nelle intenzioni dei produttori, un film che Favino ha interpretato anche per sostenere il cinema di casa: “questo è il paese in cui vivo e il cinema italiano va sostenuto, quello di Todaro è un ruolo bellissimo. Spero che faremo di più ma già stiamo facendo di più e spero che si crei spazio anche per tanti attori italiani giovani e di talento anche nei film internazionali.”