Tutto ebbe inizio nel 1983, quando uscì la commedia natalizia Vacanze di Natale, diventata col tempo un cult e un fenomeno culturale attraverso le generazioni. Passati 40 anni, il film fa un ritorno trionfante sul grande schermo il 30 dicembre per una giornata speciale: il “Vacanze di Natale Day” è stato concepito per riunire gli appassionati che conoscono a memoria le battute, le scene più esilaranti e la colonna sonora ricca di brani celebri degli anni Ottanta.
Frutto del successo del precedente Sapore di mare (in sala nel febbraio del ’83), Vacanze di Natale riscosse un ottimo incasso, quasi 3 miliardi di lire. I fratelli Vanzina, con Carlo alla regia e Enrico alla sceneggiatura, rivelarono di aver voluto rendere omaggio a Vacanze d’inverno (1959) di Camillo Mastrocinque, commedia all’italiana con Alberto Sordi e Vittorio De Sica ambientata a Cortina.
Il film fu girato in fretta e furia, gran parte della neve che campeggia sullo schermo era in realtà finta, una spuma. Personaggi indimenticabili offrirono uno sguardo sulle dinamiche sociali dell’Italia dell’epoca, svelando la complessità delle relazioni e delle tensioni tra le diverse classi sociali negli anni Ottanta. Due fasce demografiche si mescolano a Cortina: ai nuovi ricchi, descritti come individui determinati a preservare a ogni costo i loro privilegi di classe, si contrapponeva la famiglia romana, simbolo del proletariato neo-borghese parvenu, che rivendica rumorosamente il proprio status sociale ed un benessere da cui prima era stata esclusa.
Il successo al botteghino spinse i produttori a continuare la saga, dando vita al fenomeno del “cinepanettone“, termine coniato dai critici cinematografici alla fine degli anni ’90, che va oltre il semplice intrattenimento, diventando per oltre 30 anni parte delle tradizioni natalizie italiane degli italiani. Cambiava la meta tra luoghi esotici o innevati, e caratteristi di contorno alla collaudata coppia Christian De Sica-Massimo Boldi, ma la formula di base saldamente ancorata ad una comicità semplice: personaggi stereotipati, gag trash, umorismo spicciolo e sessuale, è rimasta invariata per due decenni. Quanto basta per innescare, dietro la risata, il meccanismo di immedesimazione degli spettatori.
Se nel tempo il termine “cinepanettone” ha perso in parte la sua connotazione negativa, diventando un genere complesso con la conseguente difficoltà di determinare quali film appartengono alla categoria, la vera satira di costume si è spostata su terre più fertili. Nel 2009, si interrompe il sodalizio artistico Boldi-De Sica e con l’arrivo di Checco Zalone, il cinema italiano natalizio comincia a respirare nuova linfa. Con film come Cado dalle nubi e Che bella giornata, Zalone dimostrò la capacità di intrattenere il pubblico senza cadere negli stessi cliché della formula logora che caratterizzava i cinepanettoni classici. Non mancano allusioni di carattere sessuale e battute vivaci, ma sono gestite con moderazione e astutamente mescolate ad altri toni e temi. È l’inizio di un netto cambio di paradigma, con una commedia che abbracciava nuovi temi e sfidava gli stereotipi di genere, offrendo personaggi femminili più sfaccettati e non ridotti a una sorta di ornamento, confinati in ruoli che ruotano esclusivamente attorno al sesso e allo sguardo maschile.
Oggi il cinepanettone si è quasi estinto a favore di filoni paralleli e molto differenti tra loro, ma mettendo da parte lo snobismo intellettuale, resta un punto di osservazione privilegiato per raccontare una mutazione antropologica degli italiani che si è verificata tra la fine del lungo periodo del dopoguerra e l’inizio, insieme al boom economico, di quel nuovo stile di vita fatuo e consumistico di cui la vacanza ‘esclusiva’ era uno dei simboli.