Fra i grattacieli del World Trade Center, c’è una massa di persone vestite di rosa e glitter che si muove verso il cinema Regal Battery Park. L’attesa è finita: Barbie è uscito in tutte le sale americane, finalmente. E ha già stabilito il record di film con il miglior debutto del 2023 negli Stati Uniti e in Canada, con un guadagno stimato di 155 milioni di dollari – secondo le stime della società di distribuzione Warner Bros.
Tutti i biglietti per la prima sera, e per il weekend intero, sono andati sold-out appena il sistema online ha aperto. I primi sono stati gli attori e le attrici che hanno partecipato alle premiere del film in giro per il mondo, ma di tacito accordo è stato deciso che bisogna vestirsi di rosa, ispirandosi agli outfit sfoggiati da Barbie. Non una in particolare, ma in generale qualsiasi bambola che la Mattel abbia prodotto, dal 1959 con il costume intero a strisce bianche e nere a quelle di oggi.
A nessuno interessa che Barbie sia bionda, alta, magra, con il sorriso perfetto e luccicante e i capelli impeccabili, sempre in ordine. Che tu sia bianco, nero, uomo, donna, bambino, adolescente, adulto o vecchio, l’importante è indossare qualcosa che riprenda le vibes di Barbie. E quindi ciabatte, texani, sneakers, sandali a gioiello e tacchi a spillo, camice, minigonne, top, vestiti interi, spezzati, occhiali da sole, fiori, anelli, collane, cappelli, ghirlande e diademi. Tutto rigorosamente rosa, di qualsiasi sfumatura, brillantezza e forma.
All’entrata del cinema Regal si crea una bolla perfetta, ideale, dove tutte le persone si fanno i complimenti tra loro per questo o quell’accessorio, al limite dello stucchevole, ma comunque liberatorio, leggero. C’è chi si è vestito abbinato, la coppia “Barbie-Ken”, ma anche “Barbie bionda-Barbie mora”, “Barbie in qualsiasi salsa”. C’è chi invece si è comprato l’oufit proprio per questa occasione: “Non avevo niente di rosa. Sono passata stamattina da H&M perché sapevo che c’è una svendita”.
Prima dell’inizio del film, c’è il momento social: tutti devono sapere che ci sei, che il tuo outfit è invidiabile, che sei tra i pochi fortunati a essere riuscito a comprare il biglietto. Quindi molte persone decidono di posare Sono momenti instagrammabili: controllati gli outfit, molte persone decidono di sfilare al semaforo o di entrare dentro al cinema come dive.
Una volta dentro l’ambiente è stato trovolto dall’onda Barbie: attorno alle casse sono state messe delle decorazioni rosa shocking e diverse persone si comprano degli smoothies rosa per compensare all’essenza di questo colore nel loro outifit.
Durante la proiezione, il pubblico ride, partecipa, reagisce. Poi quando le luci si spengono arrivano le considerazioni finali: “Il film mi è piaciuto”, racconta Giulia Baldini, 26, fondatrice di Fashion On The Beat, italo-brasiliana, trasferitasi a New York per lavoro. “Barbie è un ricordo della mia infanzia: mi affascinava che ce ne fossero così tante, come se potessimo fare qualsiasi cosa, ma non mi faceva sentire rappresentata per l’identità. Quindi questa versione pur sempre zuccherina è reale, è vera. È una riflessione sulla crescita personale, dove c’è uno sviluppo, dove Barbie viene rappresentata come una donna che è pronta a rischiare, a scommettere su se stessa, a fare certe scelte. Emerge quanto sia importante non dimenticarsi della propria parte infantile”.
Conclude Giulia: “Per me è un film rivoluzionario, non tanto perché hanno incluso tutte le culture, etnie, personalità, ma perché è in grado di trasportarti in questa realtà edulcorata all’inizio, ma imperfetta poi. La vita è così e va bene: l’importante è non mollare. Tutti noi dovremmo uscire dal nostro mondo e metterci sotto, come ha fatto Barbie”.