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April 5, 2023
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Georgia O’Keeffe: ci vuole tempo per vedere

Al MoMA dal 9 aprile i lavori su carta dell'iconica artista novecentesca

Luciana CaprettibyLuciana Capretti
Georgia O’Keeffe: ci vuole tempo per vedere

Georgia O’Keeffe. Over Blue, 1918. Pastel on paper Memorial Art Gallery of the University of Rochester. Bequest of Anne G. Whitman. © 2023 Georgia O’Keeffe Museum / Artists Rights Society (ARS), New York

Time: 2 mins read

Un’artista così conosciuta e così ancora da scoprire. Georgia O’Keeffe (1887-1986), una delle più iconiche artiste del ‘900 torna a dominare New York con una mostra dedicata alle sue opere più trascurate eppure molto rivelatrici: quelle su carta, dai carboncini agli acquarelli. Al MoMA dal 9 aprile al 12 agosto la mostra “Georgia O’Keeffe: To See Takes Time” rende omaggio alla sua arte riunendo le serie di opere su carta per illustrarne il processo creativo, per focalizzare sull’uso dei materiali, il tipo di carta usata, i colori. E’ la prima volta che il MoMA le dedica una mostra dal lontano 1946 e allora era la prima volta che dedicava una mostra ad una artista donna.

An Orchid;Georgia O’Keeffe;1941Pastel on paper on board;Bequest of Georgia O’Keeffe;© 2022 Georgia O’Keeffe Museum / Artists Rights Society (ARS), New York

“Nonostante Georgia O’Keeffe sia così iconica è stata poco studiata – ci spiega Samantha Friedman, curatrice della mostra – perché l’attenzione è stata spesso focalizzata sulla sua biografia, i suoi dipinti, specialmente i fiori, trascurando il processo creativo. Il MoMA possiede 8 suoi lavori su carta che io conoscevo bene lavorando qui, eppure non sapevo che ognuno di loro era collegato ad altri come parte di una serie. Quando l’ho scoperto ho pensato che se non lo sapevo io, che passo così tanto tempo con questi lavori, non lo potevano sapere molti altri e riunire le serie, per capire il suo processo creativo è diventata per me una sorta di missione.”

Due anni di lavoro per mettere insieme 120 opere su carta prestate da 58 fra privati e istituzioni: la mostra racconta il lavoro dell’artista a partire dal 1915, fino alla fine degli anni ‘50. Ma si sofferma in particolare sui primi anni della sua carriera, quando Georgia O’Keeffe sperimenta molto su carta, e intitola alcune delle sue opere “Special”, cosciente lei stessa di aver creato qualcosa di particolare. Sono gli anni in cui si dedica ai ritratti e sperimenta l’astrattismo.

“L’uso della astrazione così presto nel 20esimo secolo – sottolinea la curatrice, Samantha Friedman – la sua insistenza nel seguire una idea più volte, mostra che era una artista più moderna, più radicale di quello che pensiamo. La Georgia o’Keeffe che io ho scoperto nell’organizzare questa mostra è molto più fresca e contemporanea di quella che mi era stata consegnata dalla mia educazione artistica.”

Bellissimi gli acquarelli dei nudi di se stessa. Colpiscono gli 8 “Evening stars” che raccontano il tramonto in Texas, dove si trovava nel 1917 per insegnare, riuniti di nuovo in serie per la prima volta da quando sono stati realizzati.

Georgia O’Keeffe. Evening Star No.III, 1917. Watercolor on paper mounted on board. The Museum of Modern Art, New York. Mr. and Mrs. Donald B. Straus Fund, 1958. © 2022 Georgia O’Keeffe Museum / Artists Rights Society (ARS), New York

E ancora: i fiori negli anni ’30, i grattacieli di New York che nel 1932 spuntavano via via intorno alla sua abitazione, poi i ritratti, fino ai meravigliosi fiumi visti dall’alto sia in bianco e nero che a colori disegnati negli anni ’50.

Georgia O’Keeffe diceva che nessuno vede veramente un fiore, perché richiede tempo, come richiede tempo catturare un tramonto, fare un ritratto cercando di capire la complessità di una persona, farsi un amico. Con queste sue affermazioni sottolineava la necessità di rallentare, lei per creare e noi per godere delle sue opere.

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Luciana Capretti

Luciana Capretti

Nata a Tripoli, Libia, ha studiato a Roma, lavorato più di 20 anni a New York come corrispondente per varie testate giornalistiche e per la Rai, e a Roma nella redazione esteri del Tg2. Ha scritto i romanzi Ghibli (Rizzoli) e Tevere (Marsilio) e il saggio La Jihad delle donne (Salerno).

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