Non appena fuoriporta dalla Roma Capitale, percorrendo per 25 km la via Nomentana sorge Mentana, una cittadina di 24.000 abitanti storicamente facente parte dell’Agro Romano. Non a caso Garibaldi la scelse come tappa strategica per la conquista di Roma ( la battaglia di Mentana 1867). La cittadina che ha da sempre vissuto di luce riflessa della Capitale sin dai tempi del Roma antica, fu scelta per lo più come zona di vacanza dalle ricche famiglie patrizie romane sia per la vicinanza al Caput Mundi che per la florida qualità del terreno che garantiva ai romani, raffinati cultori del dio Bacco, la produzione di eccellenti vini.
A ricordarci tutto ciò è il recente rinvenimento di un mosaico datato fra il primo secolo a.c. e il primo secolo d.c. nei pressi della campagna mentanese in ‘zona Mezzaluna’, nelle vicinanze della ‘zona Greppe’ altra porzione di territorio di grande interesse archeologico perché è qui che sorgeva la residenza della Agrippina Minore, madre di Nerone. Il rinvenimento del mosaico si è verificato grazie ai lavori di scavi condotti dall’ente ENEL per il ripristino degli impianti elettrici. L’ENEL stesso si è fatto poi carico dei costi per il distacco del mosaico dal terreno, del trasporto, della pulizia e di un principio di restauro, prima della riconsegna del prezioso ritrovamento al Comune di Mentana.

Il mosaico raggiunge una lunghezza di 6 metri e una larghezza di 2 metri e, molto verosimilmente, stava ad abbellire la pavimentazione di una delle tante ville signorili che venivano edificate a Mentana. Infatti qui i patrizi romani vi costruivano le loro ville per uscire dal routine romano, godersi la pace e la bellezza della campagna. Il periodo del ristoro era allietato dalla produzione di prodotti agricoli di ottima qualità di cui questa terra era, ed è, ancora ricca : vini, olio, ortaggi e frutti di stagione. “In questa terra sorgevano le famose Ville Rustiche” precisa l’archeologa del comune, Sara Paoli “le abitazioni erano vissute come luoghi dove riparare dopo gli impegni politici e militari imposti dalla grande citta. Naturalmente dobbiamo immaginare che erano gli schiavi ad occuparsi sia della coltivazione dei prodotti, sia dell’allevamento di animali. I ricchi romani godevano della bontà posta sulla loro tavola e delle bellezze paesaggistiche”, Ci informa la dott.ssa Paoli, e prosegue: “Il mosaico recentemente rinvenuto è in bianco e nero e la rappresentazione è geometrica fatta di rombi, quadrati e rette . Questi elementi che ce lo fa datare nel primo secolo a. c., i mosaici policromi saranno di un’ epoca successiva”. Ci informa l’ archeologa Paoli.
Il primo restauro fatto dall’ENEL ha permesso al Comune di poter esibire il mosaico presso la sala del consiglio comunale di Mentana, ma “ Ci si augura” aggiunge l’ assessore alla cultura del comune, dr. Barbara Bravi, “che in seguito con l’aiuto dei funzionari del sovrintendenza ci possano pervenire ulteriori aiuti da parte dell’ ENEL per riuscire ad ottenere un restauro più approfondito e riportare allo splendore originale il mosaico”.

Il mosaico rappresenta una ulteriore attrazione turistica della cittadina e si va ad aggiungere ad un progetto turistico ben solidificato: “Questa amministrazione ha fatto della cultura un elemento portante della gestione della città con la creazione di due nuovi musei, e una attenzione particolare alla fruizione degli stessi da parte dei bambini e giovani” ha commentato l’assessore Bravi.
Infatti il Comune, con l’amministrazione capeggiata dal Sindaco Marco Benedetti, in questi ultimi anni si è dotato di due musei storici il MuCaM (Museo Archeologico di Mentana) e il MuGa (Museo di Garibaldi). Nel primo sono raccolti reperti storici del periodo romano antico. Fra questi spiccano un sarcofago del marmo Lunense ( marmo estratto nella città di Luni, vicino la Spezia ), un’ ara dedicata al Dio Vulcano e una lastra marmorea con dedica dell’ Imperatore Adriano restituita a Mentana dalla amministrazione della Villa Adriana di Tivoli (Roma) .
Il secondo museo, il MuGa raccoglie le vestigia dei garibaldini che hanno sparso il loro sangue nella campagna di questa cittadina combattendo contro i francesi papalini per la conquista di Roma, la battaglia di Mentana del 1867. Fu qui che Garibaldi pronunciò il famoso motto ‘O Roma O Morte’. E morte fu’. La battaglia di Mentana si concluse con una sonora sconfitta per il nostro Garibaldi. Mentana, ‘la porta calda di Roma’, come venne poi soprannominata, vide il sacrificio di 300 giovani volontari garibaldini. Ma diventando nel contempo il simbolo delle battaglie risorgimentali, la battaglia di Mentana istillò nei soldati volontari il necessario coraggio per ritentare la presa di Roma nel 1970, con la più fortunata Breccia di Porta Pia..
Mentana e Roma, unite da una arteria viaria, la via Nomentana, su cui sono scorsi eventi storici che hanno intersecato e saldato le due realtà urbane. Mentana non esisterebbe senza la ricca società dei patrizi romani, ma Roma forse non sarebbe la capitale d’Italia senza la battaglia di Mentana. Potrà sembrare un po’ ardito sostenerlo ma agli orgogliosi cittadini di Mentana piace crederlo.