Contemplare i capolavori esposti al MUDEC è un modo per avvicinarsi con consapevolezza a quel processo di scomposizione e ricomposizione della realtà del pittore nel corso della sua esistenza. Dal 24 novembre al 27 marzo 2022 si può visitare la mostra “Piet Mondrian dalla figurazione all’astrazione” promossa dal Comune di Milano e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore con il patrocinio del Consolato dei Paesi Bassi e grazie alla collaborazione del Kunstmuseum Den Haag e Benno Tempel (lun. 14:30 – 19:30; mar.mer.ven.dom. 9:30 – 19:30; gio.sab. 9:30 – 22:30. Ingresso a 14€).
Il percorso espositivo è caratterizzato da sessanta opere del maestro e da alcune degli artisti della Scuola dell’Aja e dei designer De Stijl. Mondrian perfeziona una progressiva evoluzione stilistica che ha il suo punto di partenza nel naturalismo e nell’impressionismo per passare poi al post impressionismo, ai fauves, al simbolismo e al cubismo. Ecco perché l’esibizione ha come prima tematica il paesaggio visto in chiave realistica e meditativa e influenzato dalle scuole del periodo intorno al 1890. Il pittore disegnava i paesaggi appena fuori Amsterdam alla ricerca di contrasti.
Con elementi enfaticamente verticali, come gli alberi e i mulini a vento, questi primi scenari indicano come Mondrian giocasse con ritmo e ordine sulla tela già molti anni prima delle sue opere astratte. Dal 900 il maestro abbandonò progressivamente la rappresentazione fedele della natura per esprimere forme e colori con la possibilità di ridurre il mondo alla sua essenza assoluta astratta. Così divenne sempre più radicale e il suo bisogno di innovare si fece più evidente tanto da trasferirsi a Parigi. Aveva quarant’anni ma era quasi uno sconosciuto nella ville lumière e dovette rimettersi in gioco con opere cupe, grigie e influenzate dal cubismo di Picasso e Braque.
Questa direzione lo condusse alla fine a ridurre il suo linguaggio espressivo a nient’altro che linee rette, colori primari e piani rettilinei chiamando questo stile Neoplasticismo. Le sue opere nel tempo furono imitate e banalizzate anche se i quadri dimostrano una brillante complessità con la comprensione che non c’è differenza tra vecchio e nuovo ma solo una fluente continuità.