Cold Spring è una cittadina immersa nel verde a novanta chilometri da Manhattan (NY). Ed è il luogo scelto dai due coniugi Nancy Olnick e Giorgio Spanu – appassionati di arte italiana, soprattutto di arte povera – per realizzare la sede della loro Fondazione, il Magazzino Italian Art, un edificio interamente dedicato a esposizioni, ricerca, studio dell’arte e scambi interculturali tra l’Italia e gli Stati Uniti. Duemila metri quadrati e oltre cinquemila pubblicazioni (trecentotrenta delle quali costituite da libri rari e materiale d’archivio – fotografie, inviti, poster, libri e abbonamenti periodici – di cui circa mille relative all’arte povera) messi a disposizione per mostre e programmi dedicati all’arte contemporanea italiana.
Negli scorsi anni il Magazzino ha ospitato esposizioni di importanza internazionale, l’ultima delle quali – dal 2 ottobre 2020 al 5 aprile 2021 – Bochner Boetti Fontana, si è distinta per la ricchezza del materiale presentato, tra cui dipinti, sculture e installazioni. Ma non solo, in passato il Magazzino ha ospitato anche altri artisti legati al movimento dell’arte povera (da Alighiero Boetti fino a Jannis Kounellis; da Mario Merz e Marisa Merz a Pier Paolo Calzolari e Michelangelo Pistoletto): opere di pittura, scultura, fotografia, ma anche realizzate su carta e installazioni, nel tentativo di valorizzare l’evoluzione della carriera e del percorso artistico di ognuno, nel tempo.

Ed è il prossimo 8 maggio 2021 che si terrà un altro importante appuntamento, ovvero l’opening di una retrospettiva di grande valore, che mette in rilievo e rende merito a un artista del panorama degli anni ’50 – attivo fino alla fine degli anni ’80 – protagonista in più ambiti – dal design all’architettura – coraggioso sperimentatore e pioniere di nuovi linguaggi e tecniche, nonché grafico per la ditta Olivetti già nel 1936. E non solo…

È il sardo Costantino Nivola, nato a Orani (Nuoro) nel 1911, che presto inizia la carriera di grafico a Milano e dalla cui città sarà costretto a fuggire nel 1938, sotto il regime fascista, insieme a sua moglie Ruth Guggenheim, prima a Parigi e, l’anno dopo a New York, stabilendosi nella frazione di Springs, in Long Island. Nel tempo si dedicherà all’insegnamento di arte e design e ricoprirà incarichi presso vari istituti, tra i quali la Harvard Graduate School of Design e la Columbia University a Dartmouth e a Berkeley. Frequenterà gli artisti più conosciuti in quegli anni fervidi e di grande evoluzione culturale e sociale: Jackson Pollock, Lee Krasner e Saul Steinberg alcuni degli amici più stretti. Il suo miglior confidente, invece, Le Corbusier, lo spinse ad approfondire la sua innovativa tecnica con la sabbia, il sandcasting, caratteristica di molte opere di Nivola, sulle quali la mostra del Magazzino è basata.
Con l’occasione ho contattato il direttore del Magazzino Italian Art, Vittorio Calabrese, irpino (AV); laureato alla Università Bocconi di Milano (BA e MSc in Business Administration and Management); un Master in Business Administration presso la Columbia University e in Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso Christie’s Education di New York.
Vittorio, ho letto la storia del Magazzino e delle sue attività dirette a valorizzare l’arte italiana a New York, soprattutto dall’arte povera a quella contemporanea. In cosa consiste, oggi, l’arte povera?

V.C.: “Consideriamo Arte Povera l’ultima avanguardia del XX secolo in Italia. E crediamo che gli artisti associati al movimento, dodici dei quali esposti permanentemente al Magazzino, abbiano realizzato opere che continuano a influenzare sia il pubblico che gli artisti contemporanei oggi. Ci sono tanti aspetti che rendono il gruppo rilevante nel contesto attuale e, attraverso le nostre attivitá di ricerca, li esaminiamo regolarmente. Per esempio, la prossima serie di conferenze, Arte Povera: Art of Collaboration, riesaminerà i contribuiti delle donne del movimento, che di solito viene associato a un mondo maschile. Arte Povera evidenzia tanti aspetti dell’esperienza umana.
Un modo, quindi, per ritrovare e restituire all’uomo la sua qualità più importante, la sua essenza, ovvero una centralità intesa nella sua accezione più pura, la sua Umanità.

“Assolutamente. Per questo partiamo dall’ Arte Povera – che tocca i temi fondamentali della vita. Mentre continuiamo ad affrontare la pandemia e questo momento di cambiamento sociale, l’arte ci permette di cogliere meglio il nostro momento presente”.
Concordo su tutto. Adesso comprendo anche perché la scelta di questo autore, Costantino Nivola, fuggito dall’Italia con sua moglie ebrea sotto il regime fascista – prima a Parigi e poi a NY – designer e artista, ma soprattutto, straniero a Long Island nel 1939. Ecco, una condizione, quello dello straniero, che in fondo Nivola non ha mai superato.
“Nivola è un artista che ha affrontato il suo lato più profondo e più vero nel corso della sua vita, attraverso l’esperienza della fuga, della lontananza dalle sue origini e grazie alla scoperta dell’America. Nivola faceva parte della generazione precedente l’Arte Povera e, anche se non aveva legami formali al movimento, le sue opere evidenziano il momento particolare postbellico nella nostra storia culturale collettiva italiana, europea ed americana. A livello sociale le sue opere pubbliche non solo sono state innovative ma anche in grado di ridurre la distanza fra l’opera e la sua fruizione. Infine, un vero sperimentatore e fondamentale la sua tecnica più famosa, quella del sandcasting, con la quale ha rivestito pareti di interi edifici pubblici, in grado di restituire all’arte quel ruolo civile di cui accennavo poc’anzi. Catalizzatore nella comunità artistica di New York e di Springs, Nivola rappresentò una bussola per gli artisti più influenti in quel periodo, come Jackson Pollock, Lee Krasner, Willem de Kooning e Saul Steinberg. Oltre ad essere intimo amico dell’architetto Le Corbusier. Nivola rappresenta una figura modernista significativa e siamo entusiasti di esplorare la sua risonanza attraverso le diverse discipline: dalla scultura, all’architettura, al design”.

Uno stile però, che da un certo punto di vista lo distingueva! Lo identificava in modo deciso.
“Si certo. Questo è il motivo per cui riteniamo sia così importante portare una nuova prospettiva sul lavoro di Nivola. Grazie alla curatrice della mostra Teresa Kittler e Chiara Mannarino, abbiamo collaborato con la Fondazione Nivola e la famiglia Nivola focalizzandoci sulle opere in sandcast di Nivola sotto una luce nuova e presentando lavori inediti, come alcune delle maquette delle sue grandi installazioni pubbliche. Nivola, nel nostro momento attuale, sull’orlo di un cambiamento significativo, rappresenta un’immagine di uomo e di artista che ci chiede, come museo e società, di difendere l’importanza dell’arte e degli artisti nella vita civile”.
Ho rivolto delle domande anche alla curatrice della mostra, Teresa Kittler.
Dott.ssa Kittler, quale aspetto dell’arte e della produzione artistica di Nivola è valorizzato dalla mostra?

T.K.: “Certamente sarà posto un focus sulle opere realizzate con la tecnica del sandcasting. Il titolo della mostra evoca immediatamente un’immagine per me, quella del luogo in cui sono state realizzate queste opere – la casa di Nivola a Springs, fulcro materiale della mostra – ma anche la scala su cui lavorava e, infine, il modo in cui ha plasmato il paesaggio urbano dell’America, in particolare New York/New England con i suoi rilievi scultorei, a volte monumentali. Allo stesso tempo, sebbene sia indiscusso il contributo che Nivola ha dato alla scultura moderna, la mostra intende valorizzare e porre l’attenzione su questo importante, seppur poco conosciuto patrimonio artistico. Il suo investimento nell’integrazione tra arte e architettura e il ruolo civico dei suoi lavori lo rendono un artista attuale su cui riflettere oggi.

Teresa, quali elementi meritano di essere maggiormente apprezzati nelle tecniche semplici e allo stesso innovative di Nivola?
“Principalmente la gamma di effetti che è riuscito ad ottenere considerati gli elementi che utilizzava, ovvero, sabbia, acqua, gesso, cemento. La sua capacità di dare vita a cemento e calcestruzzo, trasformandoli in materiali dall’aspetto più prezioso; la conoscenza dei suoi strumenti di lavoro, compreso l’uso della scala, la relazione con lo spazio; l’abilità del modificare le proporzioni e il modo in cui “traduceva” le opere tramite il processo di casting. Inoltre, la sua capacità di lavorare su una dimensione intima e introspettiva ma allo stesso tempo monumentale. Pensate al rivestimento in sandcasting che aveva realizzato nel 1954 all’interno del negozio Olivetti al 584 di Fifth Avenue”.
Ho letto di quell’opera proprio in un vecchio articolo de La Voce di New York: un calco realizzato attraverso il sandcasting, ovvero una matrice di sabbia nella quale viene colato gesso o cemento. Ed era lo stesso Nivola a spiegarne la tecnica: “E’ la più grande delle mie opere in sabbia” aveva detto. “L’ho fusa a sezioni, nella mia casa di Long Island, vicino alla spiaggia”. Una grande figura femminile che include nel grembo le immagini stilizzate di un uomo e di una donna: “Vedevo nella donna un essere che assomiglia un po’ agli uccelli… questi uccelli bellissimi che non si possono mai prendere” aveva affermato durante l’intervista di P. Baggiani e G. Pinna Parpaglia nel 1980. Qualche anno dopo, il prezioso bassorilievo del negozio Olivetti sulla Fifth Avenue fu smontato e in gran parte trasferito al Centro Scientifico di Harvard University a Cambridge, Massachusetts.
“Esatto, ecco la sua costante e profonda umanità: nel lavoro, le opere, la collaborazione. La sua spontaneità e l’energia con cui si è dedicato alla vita; l’autenticità del gesto creativo”.
Un’ultima domanda: cosa vorrebbe che il pubblico percepisse di Nivola? Dalla osservazione delle sue opere?
“Innanzitutto l’assoluta varietà del suo linguaggio. Che a livello visivo è totalmente completo, onnicomprensivo: l’iconografia sarda, i riferimenti moderni, la vita americana, la sua topografia; persino le sue icone della cultura pop – le impronte di Marilyn Monroe in uno dei suoi rilievi (presso l’edificio della Mutual of Hartford Insurance Company). C’è una vasta varietà di tecniche e stili nella sua pratica e la mostra include un’ampia gamma del suo lavoro, che mostra anche la sua gestione sensibile e poetica del colore e della composizione. Ci siamo interessati al rapporto tra la forma e lo spessore innovativo dei suoi lavori: le opere combinano elementi estetici – modello e struttura ci riportano all’idea del tessuto come prima architettura – e astratti; ma anche aspetti figurativi. Soprattutto i suoi rilievi si imprimono nella nostra attenzione: sono pieni di vita, storia, umorismo, immaginazione. Sostengono e premiano lo sforzo di guardare”.

La mostra Nivola: Sandscapes, sarà inaugurata l’8 maggio 2021 presso il Magazzino Italian Art di Cold Spring ed è curata dalla scholar-in-residence 2020-21 Teresa Kittler insieme alla storica dell’arte Chiara Mannarino; è organizzata con la collaborazione della Fondazione Nivola e il sostegno dell’Ambasciata d’Italia a Washington D.C.
Proprio Giuliana Altea, presidente della Fondazione Nivola di Orani (NU) afferma: “Questa mostra pone l’accento sulla ricerca identitaria di Nivola e sulla sua visione globale, sulla compresenza nel suo lavoro dell’eredità del Modernismo e di istanze postmoderne, sul suo interesse per la ricerca formale e al contempo per gli ideali della comunità”.
“Durante la mostra, un filo ideale collegherà Orani e New York. Se la pandemia ha diviso le due derive atlantiche, Nivola ci riunirà insieme”, aggiunge Antonella Camarda, direttrice del Museo Nivola.
“Oggi, la visione di Costantino Nivola è più rilevante che mai, visto che con le sue opere ha umanizzato spazi pubblici e paesaggi urbani per creare un senso d’identità civica e di comunità. Con questa mostra, che riflette perfettamente la traiettoria artistica di Nivola, dal cuore della Sardegna a New York, il Magazzino ci fornisce una nuova, graditissima occasione per promuovere ulteriormente gli scambi culturali tra individui e comunità in Italia e negli Stati Uniti”, dichiara l’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Armando Varricchio.