Sparse per tutto il globo, ubicate prevalentemente nelle stradine dei centri storici e turistici di ogni città e paese, i piccoli laboratori di oggettistica, pittura, scultura e mosaico rappresentano da sempre una indispensabile testimonianza pulsante di arte pura che da secoli si tramanda come valore assoluto dell’ingegno umano e della sua capacità di infondere vita e forma alle passioni umane, al culto religioso, alla tradizione popolare e ad ogni forma di rappresentazione storica del proprio presente. Questi laboratori, ancora oggi e per sempre, racconteranno sotto forma di oggetti, dipinti, mosaici e sculture quella cultura e quella storia che contrassegna il luogo dove sorgono e visitarli rappresenta implicitamente un dovere e un arricchimento culturale indispensabile per comprendere appieno il reale spessore artistico che i vari maestri tramandano oramai da secoli. Lungo le terre bagnate dal mar Mediterraneo, centinaia di laboratori d’arte si sono ramificati sin dai primi insediamenti umani poi divenuti città e nel corso del tempo hanno assunto il ruolo di protagonisti e testimoni del passaggio di popolazioni che hanno lasciato impronte tangibili delle loro tradizioni religiose, sociali e culturali. Ma per capire a fondo cosa pulsa dentro questi maestri d’arte che pazientemente creano e forgiano opere di una bellezza disarmante è d’uopo entrare in contatto e provare da vicino, in modo diretto, a fare qualche domanda.
Un esempio fra i tanti, a Monreale, piccolo paese con poco meno di 40mila abitanti non distante dal capoluogo siciliano, sorge alle spalle del famoso Duomo (dichiarata nel 2015 patrimonio dell’umanità dall’Unescu), un piccolo laboratorio di mosaici dal nome Le Absidi. Il nome fascinoso deriva proprio da un tipo struttura architettonica chiamata abside la cui pianta semicircolare o poligonale ha spesso caratterizzato la forma prevalente di chiese coperte da volta a forma di semi cupola. Un laboratorio all’antica dove il mosaico rappresenta l’espressione artistica basilare e dove il culto religioso ha una sua precisa collocazione come tema nei mosaici ma non solo. Dando una occhiata più attenta si possono notare mosaici che accolgono argomentazioni e temi di tutt’altra specie come la musica, la politica e tutta una contemporaneità inedita che conferma che si sta visitando un laboratorio fuori le righe, lontano da un rigore troppo tradizionale ma che invece appare incline e interessato a spaziare e manifestare arte pulsante fuori dagli schemi e che, proprio per queste ragioni, espone mosaici del tutto unici e rari.
Gentilezza e disponibilità dei siciliani sono sempre palesi e quindi è stato facile dialogare con il maestro Salvatore Tumminello, che ha raccontato con perizia e passione gli stimoli che l’hanno spinto verso la creazione di mosaici spesso “fuori dall’ordinario”.
Che origini hanno a Monreale i mosaici?
“L’arte del mosaico nelle nostre zone è nata dall’idea di un illustre artista monrealese, un pittore che decise di aprire una scuola d’arte all’interno della propria abitazione. Nel corso degli anni riuscì ad ottenere dallo stato italiano dei locali pubblici dove fondò la scuola ufficiale statale che ha consentito a me e mia moglie di frequentarla e studiare. Dopo la maturità artistica decidemmo di aprire un laboratorio nel centro storico di Monreale a pochi passi dal Duomo fondato da Guglielmo II e tutti i nostri lavori, prevalentemente, riproducevano soggetti sacri presenti nel Duomo. Mia moglie, appassionata anche della pittura ottocentesca, riproduceva famose opere di illustri artisti come Toulouse Lautrec, Renoir, Cézanne e altri”.
Quale è stato l’impulso che vi ha stimolato per creare mosaici con tematiche diverse dalla pittura degli artisti dell’ottocento e dalle figure sacre?
“Dopo anni di duro lavoro sempre sugli stessi soggetti sacri eravamo giunti ad un punto di saturazione e serviva una spinta, una nuova direzione artistica che ci consentisse di creare un valore aggiunto da affiancare alla lavorazione ordinaria che ovviamente non abbiamo mai interrotto. Mia figlia Claudia, laureatasi in architettura mostrò forte interesse e passione per i mosaici e decise di imparare le tecniche complesse di lavorazione e in laboratorio iniziò a lavorare utilizzando una concezione stilistica della lavorazione delle tessere che ci sorprese; una concezione non tradizionale e fuori da certi schemi di base precostituiti riproducendo soggetti come Bakunin, Fabrizio De Andrè, Lenin e spaziando dalla storia del ventesimo secolo, alla politica fino alla musica cantautoriale e molto altro”.
Quindi anche lei ha colto e messo in atto questa grande opportunità che ha rappresentato una importante differenza dall’ordinario. Che riscontro avete avuto nelle persone che entravano incuriositi nel laboratorio?
“Si, turisti, appassionati e curiosi hanno mostrato forte interesse per questo tipo di trasversalità e questo, ovviamente, ci rende orgogliosi; detto questo, certamente in questo momento storico e politico, questo governo non sembra investire sulla cultura e ho colto l’occasione per realizzare alcune creazioni che rappresentano personaggi reputati come veri e propri “monumenti dell’arte siciliana” partendo per esempio proprio da Federico II, un re molto lungimirante che ha saputo cogliere benefici dalle varie etnie, dagli ebrei, dagli arabi, dai bizantini, accogliendo e facendo tesoro delle loro culture, delle loro tradizioni e offrendo lo spunto per creare opere diverse di rara bellezza che raccontano quanto di più conveniente può nascere dall’unione e dall’accoglienza”.
Che futuro si prospetta per l’arte del mosaico? Secondo lei i giovani possono essere sensibili nel comprendere l’importanza di tramandare questa tecnica di lavorazione nelle prossime generazioni?
“Io credo che il mosaico nel futuro avrà sempre un posto di rilievo; è la passione a renderlo eterno. Una grossa percentuale di giovani in effetti sembra appiattita a causa dei social network che li alienano e li inducono ad un isolamento apatico lontano dalle letture e dal contatto con la gente. Spero ovviamente che in un futuro l’arte del mosaico esca dalla condizione di “nicchia” e prenda sempre più piede proprio dai giovani”.