Siamo, e dobbiamo rimanere, una nazione di sognatori. È questo il messaggio di fondo dell’Innovation Night che si è giovedì sera a 690 Park Avenue, in quel del Consolato Generale d’Italia a New York. Qui, in quel quadrato di territorio italiano che abbiamo a New York, si è festeggiata proprio la nostra capacità nello sviluppare idee nuove che, nonostante una storia ricca di geni ed invenzioni, si trova ad uno snodo ricco di difficoltà.
Dopo il tradizionale, eccellente intervento del console Francesco Genuardi, la serata è stata animata da un’interessante discussione tra quattro illustri esponenti del presente e del futuro dell’innovazione italiana. Di questi, due sono i vincitori dell’ambitissimo premio Gaetano Marzotto. Il premio, offerto dall’ormai celebre impresa tessile che da più di 180 anni è tra le aziende italiane di maggior rilievo, consiste nel riconoscere i nuovi “costruttori del futuro, persone che riescono a legare insieme l’innovazione, il business, e la società”. Per questo, il premio si orienta principalmente sullo scovare le più promettenti, rivoluzionarie start up italiane, regalandogli un ricco premio di fondi da usufruire nello sviluppo delle proprie idee.
Il progetto, una delle attività dell’Associazione Progetto Marzotto, è, al giorno d’oggi, diretto da Cristiano Seganfreddo, docente di Estetica al Politecnico di Milano e presidente de l’Agenzia del Contemporaneo, che nella serata di ieri sera ha aperto le danze, in tandem con la mediatrice, Maria Teresa Cometto, introducendo le basi concettuali sulle quali l’ambito premio fu ideato. Con lui, al centro del palcoscenico, siedono Massimo Bocchi, della startup CELLPLY, e Alessandro Brilloni, della startup bolognese BETTERY. Entrambi, come ci racconta Cristiano, sono dei sognatori: due individui che, nonostante un clima finanziario difficile, hanno creduto nelle loro idee, e sono arrivati a poterle proporre ai livelli più alti del business internazionale.
Massimo Bocchi è il fondatore di CELLPLY, una startup italiana impegnata nello sviluppo di un sistema diagnostico che possa prevedere l’efficacia di terapie oncologiche tramite analisi della risposta in-vitro di biopsie a farmaci. In altre parole, l’idea dietro CELLPLY è quella di eliminare il fenomeno della prescrizione di farmaci inutili, che troppo spesso, nonostante prescritti, falliscono nel produrre benefici medici. Ciò che è innovativo, dunque, è l’approccio personalizzato con il quale CELLPLY riesce a monitorare la nostra stessa risposta biologica nell’incontro con un nuovo farmaco. L’innovazione, in questo caso, sta sia nella tecnologia che nell’approccio, tanto da aver potuto trovare investitori in svariati angoli del mondo. “Non è stato facile, ho passato tante notti dormendo soltanto due ore”, dice Bocchi, “ma credendo nella tua idea, trovando del piacere nel lavorarla, si può arrivare ovunque”.
La stessa filosofia si applica all’altro vincitore presente all’evento, il giovane Alessandro Brilloni, co-founder di Bettery, la startup bolognese che promette di cambiare faccia all’industria energetica. Ciò che ha sviluppato, insieme ad un piccolo team di amici e ricercatori in quel di Bologna, è una batteria che, a differenza di quelle standard che troviamo nel telecomando, è liquida, ricaricabile e sostenibile. L’innovazione, in questo caso, sta in due campi relativamente diversi da quelli nei quali si trova Cellply, ma che sono comunque fondamentali rappresentazioni di un’Italia che deve saper valorizzare il proprio potenziale. Quella targata Brilloni e amici è infatti un’innovazione sì nel campo tecnologico, ma anche nel campo della sostenibilità.
Nonostante non sia facile credere sempre nelle proprie idee, e dunque svilupparle a fondo, quando si lavora, stando a quanto dice Brilloni, “bisogna farlo per sentirsi partecipi di un movimento globale”. Poter mettere mano nello sviluppo di tecnologie che possono cambiare la faccia della terra vuol dire, in un certo senso, entrare nella storia, non come spettatore di un mondo che gira, ma come parte attiva della sua corsa contro il tempo.

Le storie, sia di CELLPLY che di BETTERY, sono tutte raccolte all’interno dell’Italian Book of Innovation. La bellissima raccolta, firmata Rizzoli e concepita dallo stesso Cristiano Seganfreddo, è stata anch’essa presentata all’evento. All’interno del libro, oltre alle storie di CELLPLY e BETTERY, ci sono quelle di tantissimi altri leader dell’innovazione italiana. “Gli innovatori ce li abbiamo, il problema non è questo. Il problema sta nel fatto che, quando si ha un’idea così pazzesca, non sappiamo dove girarci. Le idee che troviamo qui dentro sono tutte eque, in quanto a validità, a quelle delle tante startup Americane. La differenza è che qui in America, i soldi ci sono, e si lanciano a tutto, mentre ad noi la situazione finanziaria è ben diversa. Le idee però, e questo libro ne è il testamento, ci sono. La rivoluzione, dunque, deve partire dall’educazione, dalle scuole, dal far sapere ai bambini che se si ha un’idea, si può sviluppare. Bisogna ampliare il numero di piattaforme capaci nel riconoscerle, in modo tale da non lasciare che si perdano nell’aria”, racconta Seganfreddo.
Avendo l’opportunità di trattare questi temi in quel di New York, i meriti, presenti e futuri, dell’innovazione italiana appaiono sconfinati, limitati forse soltanto dalla circostanza. Per andare avanti, bisogna credere a fondo nelle proprie idee, senza, come dice lo stesso Bocchi, “piangersi addosso”. Ciò che serve, a livello strutturale, sono delle piattaforme capaci di riconoscere queste idee e di lasciarle crescere, perché, come ben sappiamo, le idee, a noi italiani, non mancano mai.
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