A più di 70 anni dalla dichiarazione di guerra all’arte degenerata da parte di Hitler, Toni Servillo ci narra i segreti del tesoro artistico nascosto dal Fuhrer attraverso il documentario “Hitler vs Picasso e gli altri: l’ossessione nazista per l’arte”, che uscirà in 3D sul grande schermo il 26 marzo e farà il giro degli USA e dell’Europa, passando per i cinema iPic, Landmark, AMC, Angelika, AMC, New Vision, Laemmle e Regal.
In 90 minuti, Toni Servillo, vincitore di diversi premi e protagonista de La Grande Bellezza, artista senza tempo, racconterà di tutte le opere che sono state nascoste e denigrate dal regime totalitario, a partire da quelle di Picasso, Matisse, Renoir and Chagall, e descriverà l’ossessione contorta di Hitler nei confronti dell’arte. Il Fuhrer aveva le idee chiare nei confronti dell’arte, e le aveva esposte nero su bianco nel Mein Kampf, quasi ad inserire la cultura contemporanea nella lista dei nemici da sconfiggere, nell’obiettivo di rendere egemone la razza ariana.
Così, Hitler dichiarò guerra all’arte depredando, nascondendo e facendosi beffa di tutte le opere non conformi all’idea di bellezza e benessere. “Nell’Europa divorata dal nazismo, molte famiglie ebree riuscirono a salvarsi vendendo intere collezioni d’arte,” afferma Servillo, riuscendo a fare delle opere in loro possesso una moneta di scambio.
E a partire dall’eclatante caso di Gurlitt, che teneva in casa 1500 opere rubate dai nazisti per un valore di più di un miliardo di dollari, il documentario racconterà tante storie, tutte riguardo tre grandi esibizioni, “L’arte degenerata”, “21 rue La Boérie” e “Gurlitt collection”.
La prima, tenutasi a Monaco nel 1937 è sicuramente la più emblematica. Dopo avere dichiarato guerra all’arte “degenerata”, quell’arte che non era consona ai prinicipi nazisti, e dopo averla bandita, Hitler organizzò la mostra itinerante con lo scopo di stigmatizzare e deridere gli artisti contemporanei. Tra le 650 opere, figuravano soprattutto quelle espressioniste e avanguardiste. Circa 2 milioni di persone visitarono questa esibizione, che prevedeva l’entrata gratuita così che ci andasse il maggior numero di persone possibile, come aveva consigliato Goebbels. Non fu solo la morte della cultura, ma anche la ridicolizzazione di quello che ne rimaneva: sui muri le scritte “ciarlatani incompetenti”, “un insulto agli eroi tedeschi della Grande Guerra”, “decadenza sfruttata a fini letterari e commerciali”.

Tenutasi a Parigi nel 2017, “21 rue La Boétie” è stata organizzata da Anne Sinclair, il Direttore dell’Huffington Post, con lo scopo di raccontare la storia di suo nonno, Paul Rosenberg, uno dei più interessanti collezionisti d’arte del ventesimo secolo. Amico di Picasso, Braque e Matisse, possedeva una galleria, che si chiamava proprio “21 rue La Boétie”, con l’esposizione di tantissime opere che furono poi inserite nella black list nazista dell’arte degenerata. Per questo motivo, gran parte della sua collezione fu poi rubata.
La storia che si aggira intorno alla “Gurlitt collection” è particolarmente interessante. Il padre di Gurlitt, Hildebrand, fu il famoso “Mercante di Hitler”e lui, il figlio, ha continuato per anni a nascondere nel suo appartamento alcune delle più importanti opere del ventesimo secolo, da Matisse a Picasso all’impressionismo, appartenenti a Paul Rosenberg.
Ad oggi, si sa che i nazisti si impossessarono, depredando tutta l’Europa, di circa 650.000 opere d’arte. Ma nonostante questo, il lavoro di recupero, a partire dal dopoguerra ad oggi, non si è mai fermato, e l’importanza di quell’arte “degenerata” continua ad essere celebrata. L’importante è non demordere sulla sensibilizzazione e l’informazione, e il direttore artistico Claudio Poli insieme a Toni Servillo continueranno in questa missione a partire dal 26 marzo.