Architetto prima, fotografo poi, Alexo Wandael è un artista davvero eclettico. Inizia la sua carriera a Ferrara, dove consegue una laurea in architettura; poi scopre la fotografia come habitat naturale in cui muoversi e dopo tanto girare tra l'Europa e gli Stati Uniti, decide a un certo punto della sua vita di fermarsi a New York, dove attualmente risiede. Oltre alla sua collezione permanente al FIT Museum, in questi giorni Wandael espone a New York una sua mostra personale, Revealing Muses, alla Lilac Gallery fino al 30 aprile.
Il progetto nasce da un duro lavoro che i curatori della galleria hanno fatto insieme all'artista. Si tratta infatti di una selezione di opere provenienti da tre progetti diversi realizzati da Wandael nel corso della sua traiettoria artistica: Light Emphasis, Heim Muse e Veils. Il risultato è veramente sorprendente. Manichini, i soggetti preferiti di Wandael, e celebrities si fondono insieme in una serie di scatti a metà tra la realtà e l'arte.

Alcune delle opere di Alexo Wandael esposte alla Lilac Gallery di New York.
“All'inizio della mia carriera – ci racconta Alexo Wandael, che abbiamo incontrato all'opening della mostra newyorchese – i manichini erano le mie modelle, lavoravo e sperimentavo con loro delle composizioni. Poi a un certo punto il manichino è diventato una metafora dell'essere umano nel caos delle metropoli odierne. Attraverso esposizioni multiple fatte in macchina fotografica, ho usato i manichini come rappresentazione della bellezza, della bellezza silenziosa, quindi l'oggettificazione della bellezza creata in questo modo artistico”.
Le opere in effetti sono fotografie, ma sembrano quadri e i manichini, così come le muse e le modelle, prendono vita attraverso un uso sapiente di colori e composizioni visive, che mettono in mostra tutta la loro bellezza senza tempo. Dai manichini, poi, Wandael è passato alla fotografia di moda, conquistandosi non poche copertine delle riviste di settore, e con un occhio quasi ossessionato dalla rappresentazione della bellezza nelle sue multiformi sfaccettature, ha iniziato a sostituire i manichini con modelle vere e proprie. Nella selezione presentata alla Lilac Gallery, infatti, non mancano muse e modelle, le prime sul punto di rivelare la propria bellezza, ma ancora in qualche modo mascherate, e le seconde lasciate libere di dispiegare la loro bellezza.
Tra le opere selezionate per questa mostra newyorchese, ci chiediamo se ce ne sia una alla quale l'artista si senta particolarmente legato. Senza dubbio la preferita, e non per motivi meramente artistici, è L'Angelo, l'opera che si lega anche alla scelta del suo nome d'arte.

Alexo Wandael e il suo Angelo, all’opening della mostra Revealing Muses.
“L'Angelo – spiega Alexo – è un pezzo che mi è sempre stato molto a cuore. Risale al 2001, periodo in cui mi dedicavo alle esposizioni multiple con la macchina fotografica. Mi è sempre interessata molto la figura degli angeli, figure ambigue e border line, a metà tra il sacro e il diabolico, e non sempre rappresentative del bene. Quest'opera poi parla anche del mio nome d'arte, Wandael. Wanda era il nome di mia nonna, con la quale ho vissuto. El perché tutti i nomi degli angeli finiscono in el, che in aramaico antico significava luce. Dio è una forma di luce e gli angeli a lui vicino ricevono la vibrazione di quella luce. Così, quando mia nonna è morta è diventata un angelo, quindi Wandael. Quando sono passato da architettura a fotografia ho voluto fare un tributo alla mia nonna scegliendo Wandael come mio nome d'arte”.
Oltre a manichini, modelle e muse, Alexo Wandael ama anche i reportage fotografici, con i quali è riuscito a coniugare le sue due passioni: la fotografia e il viaggio on the road su due ruote. Tra questi, quello sugli italiani negli States, un progetto che è partito con una collezione di fotografie sugli italiani di New York, per proseguire con quelli di Miami e infine quelli di Los Angeles. Proprio quest'ultimo lavoro lo vedrà coinvolto a breve, il prossimo 16 maggio, nell'allestimento di una mostra a Santa Monica.