Un arcobaleno di colori e sfumature che invade gli spazi di un palazzo storico tra i più belli di Manhattan. La mostra di Bettina Werner, in corso fino al 21 marzo al Down Town Association Club è un percorso attraverso il lavoro di questa artista che ha scelto il sale come mezzo espressivo.
Sui quattro piani dell’edificio in stile neo-romanico sono esposte tante delle opere più note dell’artista, alcune delle quali sono state in mostra anche al Whitney Museum e da Tiffany & Co.
Bettina ci racconta che l’intuizione di lavorare con il sale le venne negli anni ’80, quando studiava all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, e sperimentava l’utilizzo di diversi materiali. E si trattò di un’intuizione vera e propria: “Un’idea è frutto della creatività – racconta l’artista – se un’idea è nuova, è originale e si manifesta prendendo forma in una espressione artistica, diventa un’invenzione, che nasce appunto da un’intuizione creativa. Infatti Il termine intuizione deriva dal latino intueor (“in” che sta per “dentro”, e “tueor”: “guardare”) e significa “entrare dentro con lo sguardo”, sostanzialmente qualcosa di non spiegabile a parole, che si rivela per lampi improvvisi! Un’intuizione, appunto”.
Bettina Werner, di origini italiane, ma cittadina newyorchese da anni, è stata una pioniera nell’uso del sale nell’arte e a questo mezzo ha affidato tutta la sua espressività. “Sono rimasta attratta dal sale perché è semplice, prezioso e insostituibile – riprende l’artista – È il quinto elemento, per la sua importanza nella nostra vita, come il fuoco, la terra, l’aria e l’acqua. Fin da origine antichissime, il sale ha avuto un’influenza sui comportamenti delle popolazioni, sul loro sviluppo economico e culturale. I soldati romani venivano retribuiti con razioni di sale, il ”salarium”, da cui deriva l’attuale nome del corrispettivo mensile ‘salario’. Per facilitarne il trasporto, i Romani costruirono addirittura una strada destinata al passaggio delle carovane per il commercio del sale, che fu, per questo, chiamata appunto Salaria. Il sale ha qualcosa di trascendentale e di magico, Omero, nel’Iliade lo definisce divino e anche Platone lo dice caro agli dei. il sale purifica, cura ed è portatore di energia positiva: ‘non c’è nulla di più utile del sale e del sole’ affermava il poeta latino Rutilio Namaziano”.
Tanti i significati simbolici di un materiale che ha accompagnato lo sviluppo dell’umanità fin dall’antichità: “Il sale è sinonimo di incorruttibilità, sapienza – dice ancora Bettina Werner – è famosa l’espressione: cum grano salis! Secondo l’esegesi biblica il sale rappresentava l’intelligenza illuminata dello spirito e degli apostoli, in ricordo di Cristo che nel Sermone della montagna chiamò i suoi discepoli “sale della terra”, raccomandando loro di essere una forza e di “fare la differenza”, di dare sapore al mondo”.
Ma il sale non è solo astrazione. Oltre i simboli, resta la bellezza, concreta e reale del materiale stesso. Un materiale che Bettina Werner ha imparato a conoscere e con cui ha un rapporto sensuale: “Quando sperimento il sale nella mia arte ne apprezzo la consistenza di ogni singolo cristallo, il valore cromatico, tracciando con le mani movimenti sulla superficie cristallina, mi perdo nella sua bellezza, nella sua luce e nel suo abisso, catturando l’essenza di questo elemento mistico per condividerlo con il mondo”.
La mostra al Down Town Association Club (60 Pine Street) offre una retrospettiva completa sui 30 anni di carriera artistica di Bettina Werner e la location offre un ulteriore buon motivo per visitare l’esposizione. Il club è infatti il quinto più antico circolo di Manhattan e ai suoi soci offre ambienti intimi ed eleganti che non possono che essere valorizzati dalle opere di questa raffinata artista.