La resilienza del popolo italiano, insieme alle loro tradizioni, passione, forma mentis e cultura, è solo una delle tante ragioni delle influenti conquiste di questo popolo in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Ancora oggi sono molto intrigato da queste caratteristiche distintive e dalle loro vaste e impermeabili influenze.
Quando gran parte del continente europeo si trovava ancora in uno stato di rozza e caotica barbarie, gli uomini (e le donne) della regione italica lanciavano in giro pensieri filosofici e teorie, come la palla rugby lanciata da una parte all'atra al Torneo Sei Nazioni allo stadio Olimpico qualche settimana fa.
Nel corso della storia e di quella sua perpetua accumulazione, molte di queste influenze sono rimaste vive e sono molto rilevanti anche al giorno d'oggi. La cucina e i suoi “professori di cucina” restano tra i migliori, nonostante le continue evoluzioni di fusioni e creazioni gastronomiche da capogiro dell'universo culinario. Dalla foglia di fico a Ferragamo, Milano, specialmente durante la Settimana della Moda, è ancora una (se non La) iconica mecca del fashion dove stilisti, modelle e fotografi cercano di ricavarsi la loro nicchia (un punto di cucitura) sulle passerelle, anche queste sotto i riflettori nelle scorse settimane.
Da dove viene tutta questa resistente influenza e influente resistenza?
Un recente esempio personale che mi viene in mente è quello di un quartiere di Roma in cui ho passato un po' di tempo. Il Quadraro. Si estende a nord del Parco degli Acquedotti, tra Centocelle e il Parco della Caffarella. L' imponente strada centrale è Via Tuscolana che funge da “vena cava”. Durante la Seconda Guerra Mondiale i tedeschi soprannominarono questo posto "nido di calabroni", perché era una roccaforte di partigiani e antifascisti che si ribellavano all'Asse Malvagio. Chissà se nel quartiere tifano AS Roma o Lazio, mmm.
A portarmi lì, qualche giorno fa, è stata un'altra forma di ribellione, questa, di tipo artistico. Un buon numero di graffitisti e artisti di strada di spicco, provenienti da tutto il mondo, ha scelto di adornare alcune mura del Quadraro con dei murales.
Sono sceso dalla Linea A della metro alla fermata Lucio Sestio e ho iniziato a camminare verso nord lungo l'arteria principale del quartiere, la Tuscolana. Era il mio primo viaggio verso il quartiere QVIII. Ho chiesto ad una coppia che passava di lì, in quello che probabilmente era l'italiano più primitivo che avessero sentito da lungo tempo, indicazioni per l'incrocio che stavo cercando. Il ragazzo, probabilmente sui vent'anni, che indossava un cappello dei NY Yankees, giacca di pelle nera, felpa Nike, punta il dito verso est e mi dice : “due strade più avanti e a sinistra”. “Grazie mille”, rispondo. Poi, con un sorrisetto e un inglese impeccabile, scherzosamente dice: “Cerca di non perderti”.
Non avevo pianificato il tour dei murales sul telefono né su una cartina. Volevo imbattermi in qeste Cappelle Sistine della vernice a spray in modo naturale. Ho subito visto un paio di pezzi molto carini che mi erano prima sconosciuti (come lo sono a gran parte del mondo) e ho fatto qualche foto. Venti minuti dopo ero perso ed ero solo una delle tante minoranze in quel già speziato stufato di “Nazioni Unite”, che è il gusto vivace del Quadraro.
Erano le dodici passate e la comunità andava avanti con il suo usuale rituale del mezzogiorno di un lunedì. Mi sono fermato in un caffè, che sembrava trasmettere una playlist di Spotify direttamente da San Remo, per una Peroni ed una American Spirit, e per ripercorrere il mio tragitto e pianificare la prossima rotta. Ho continuato a camminare, a questo punto senza sapere se mi stavo addentrando ancora di più nel “nido” o se stavo andando verso la Francia. Poco dopo, deciso a non farmi salvare da Google Maps o da un buon samaritano, ho girato a sinistra subito dopo il garage di un meccanico e ho scoperto un murales superbo che decora l'entrata di un tunnel che fa da sottopassaggio alla Tuscolana, proprio a pochi isolati dalla fermata metro di Porta Furba. Ecco, questa è l'influente resistenza italiana di cui parlavo. Ciao.