É iniziata a Marzo e chiuderà a Novembre la 55ma Biennale di Venezia, Mostra Internazionale d’Arte che ha offerto ospitalità a 34 paesi con l'opera di oltre 150 artisti esposti. Il curatore della rassegna, Massimiliano Gioni, critico d’arte di fama internazionale, ha diretto la Biennale di quest’anno alla ricerca del mondo interno dell’artista. Le opera d’arte scelte stimolano l’immaginazione dell’osservatore ad andare oltre la semplice percezione della realtà per avvicinarsi alla percezione dell’artista, alla sua intenzionalità più segreta, alle sue visioni e alle sue ossessioni. Il titolo stesso Palazzo Enciclopedico svela l’intenzione del curatore di inglobare nell’esposizione le più varie forme di espressione dell’arte. Metodologia, questa, che ha permesso l’abbandono della rigida tematicità delle mostre evitando il rischio di porre un bavaglio alle espressioni degli artisti.
Il titolo così imponente prende spunto dal lavoro dell’artista Italo-Americano, Marino Auriti, che nel 1955, spinto da una profetica aspirazione, avrebbe voluto realizzare il Palazzo Enciclopedico di 34 piani da erigere a Washington DC, come Museo-Contenitore del sapere umano. Sebbene l’ambizioso progetto, brevettato dall’ US Office, non poté mai essere realizzato, Gioni, scegliendolo come simbolo della Mostra, lo ha immortalato per sempre nella storia dell’arte. Proprio in omaggio all’artista Auriti, il modello in scala del Palazzo Encicolpedico apre la Biennale nella sede dell’Arsenale.
L’intenzionalità di Gioni, inoltre, porge lo sguardo su una dimensione dell’arte molto piú celata, la parte piú intima dell’artista. Ed é per questo che il “fil rouge” della rassegna é rapprentato dagli scritti di Carl Gustave Jung raccolti nel Libro Rosso, opera rimasta inedita per anni e solo di recente publicata. Il libro contiene la trascrizione delle visioni, delle fantasie, dei sogni e interpretazioni dell’autore. “Tutta la mia creatività – lo stesso Jung ebbe a dire – é generata da queste fantasie e sogni”. Non a caso quindi il logo stesso della Biennale é rappresentato da una testa con tanti centri concentrici e frecce in entrata ed uscita; come a ricordarci che l’arte é mossa dal mondo dei sentimenti prima ancora che dalla manualità artistica . Come dichiara Guido Paolinei, artista e scenografo italiano presente alla mostra nel Padiglione Italia “attraverso l’arte io cerco di suggerire immagini e illusioni che possono avere efficacia per la creazione di nuove realtà”. L’artista ha la possibilità di cambiare la visione della realtà inventando altre realtà che possono diventare oggetto di ispirazione per l’osservatore .

Hilma af Klint, The Dove, No. 13 1915 © Stiftelsen Hilma af Klints Verk. Photo: Albin Dahlström/Moderna Museet
In questo senso sono da interpretare le opere di Hilma af Klint (Svezia ) o Augustin Lesage( Francia) che offrono un'interpretazione simbolica dell’universo attraverso i loro disegni astratti : superstizione, occultismo e spiritualismo sono i tratti presenti in modo ossessivo nelle loro opere. La descrizione dell’invisibile viene espressa artisticamente da Guo Fengyi (Cina), Emma Kunz (Svizzera) e , in modo piú toccante, dalle immagini di un mondo mai visto ma rappresentato nei disegni eseguiti da persone non vedenti: lavori raccolti da Artur Zmijewski (Polonia).
Quello che accomuna questi autori é l’idea che le immagini, siano esse reali, immaginarie o inventate, hanno il potere magico di influenzare, trasformare e curare l’animo. Come immaginiamo un mondo lontano da noi al quale aneliamo? Questo il tema esplorato dall’artista Rossella Biscotti (Italia) che ha esposto lavori eseguiti da donne in carcere dove l’immaginazione rappresenta l’unica forma di possibile fuga. Eva Kotatkova (Praga) invece ha esposto i lavori artistici realizzati all’interno degli ospedali psichiatrici dove la frammentazione psichica dei pazienti si riflette sulla frammentazione dei propri corpi.

Scrapbook di Shinro Ohtake (Giappone)
Trattandosi di un'esposizione enciclopedica non poteva mancare la celebrazione del libro con l’opera Scrapbook di Shinro Ohtake (Giappone), che con i suoi collage crea una scultura del libro, a consacrare il valore straordinario dell’oggetto.
Ampio spazio é stato dato agli artisti americani, fra i quali va menzionata Cyndy Sherman con il suo immaginario museo popolato da manichini, bambole, pupi, foto antiche, disegni di prigionieri; il tutto per descrivere la percezione dell’immagine che noi abbiamo di noi stessi, i nostri desideri e le nostre aspettative. Piú impenetrabile e ombroso invece é il contributo di Richard Serra (USA) con il suo lavoro Pasolini: 2 enormi parallelepipedi neri a simboleggiare i tetri misteri che ancora aleggiano intorno alla morte di Pier Paolo Pasolini.
Il lavoro di Walter de Maria (Usa), dal titolo Apollo’s Ecstasy, composto da venti barre di bronzo installate in linee diagonali perfettamente in ordine, allude alla dicotomia mitologica tra Apollo, dio della profezia e della razionalità, e Dionisio, dio del piacere privo di limiti e restrizioni. Una dicotomia che ha da sempre caratterizzato la complessità dell’essere umano e la sua difficoltà nel trovare un equilibrio fra queste forze opposte insite nel nostro profondo.
Quelle citate rappresentano solo una piccola porzione delle opere presenti alla rassegna e, come sottolinea Ii curatore, Massimiliano Gioni “il mio modello della Biennale si basa sull’impossibile desiderio di aggregare e raccontare il mondo infinito dell’arte in una singola occasione: un compito che puó sembrare assurdo come il sogno di Auriti ”. Quello che premia, come Auriti insegna, é l’aver dato voce alla tenacia dei desideri.