Apre domenica 12 maggio la nuova mostra del MoMa e MoMa PS1, Expo1: New York, dedicata alla crisi ambientale. La mostra esplora le sfide ecologiche nel contesto di instabilità economica e socio politica del ventesimo secolo. L'approccio è quello di un'arte multidisciplinare, capace di aprirsi ad altre forme di espressione. Expo1: New York, infatti è più che una mostra: il programma della manifestazione è arricchito da installazioni, proiezioni cinematografiche, incontri e dibattiti. E all'interno del cortile del PS1 c'è anche uno spazio aperto alla riflessione: l'installazione dal titolo Colony (nella foto qui sotto) è una sorta di campeggio attrezzato con roulotte in cui artisti, architetti e pensatori sono invitati a trascorrere del tempo insieme per trovare idee creative con cui affrontare l'emergenza ambientale.
“Con questo evento – ha detto il direttore del Moma PS1, Klaus Biesenbach – non ci siamo limitati a realizzare una mostra d'arte, ma siamo passati nel campo della pratica sociale. Le opere esposte mettono il pubblico in condizioni di disagio e provocano reazioni forti. In definitiva questo evento riguarda voi stessi”.
Molte le opere in mostra tra cui alcune installazioni spettacolari, come Rain Room realizzata al MoMa e visitabile fino al 28 luglio: una grande stanza buia in cui dal soffitto scende, costante, una pioggia che si interrompe quando il meccanismo rileva la presenza di una persona.
Lo spettatore si ritrova a passeggiare circondato dalla pioggia, ma senza bagnarsi un capello (come nella foto a sinistra). L'idea dell'opera, realizzata da Random International, è di dare al visitatore il potere di controllare la pioggia e di sentire la forza della natura. A voler essere critici, si potrebbe obiettare che basta uscire di casa durante un temporale (e bagnarsi) per sentire la forza della natura e che forse utilizzare tutta quell'acqua per un'opera d'arte non è la cosa più sostenibile al mondo. E Rain Room non è l'unica opera in mostra a lasciare perplessi sulla reale efficacia di questa manifestazione nel sensibilizzare il pubblico sui temi ambientali. Al PS1 (Long Island City, Queens) si trova un'installazione dal titolo Pool in cui l'artista, Meg Webster (in collaborazione con Alanna Heiss, co-curatrice della mostra), ricrea uno stagno, con tanto di piante e pesci, per rispecchiare – si legge nella spiegazione dell'opera – il sistema naturale della terra ed evocare un'esperienza a contatto con la natura.
All'ultimo piano del labirintico edificio del PS1 si trova un'immensa struttura in cemento, simile a un anfiteatro affacciato su una porta da cui fuoriescono elementi architettonici e altri oggetti, sempre in cemento. L'opera dell'argentino Adriàn Villar Rojas guarda al passato e al futuro, alle origini della civilizzazione e alle sue conseguenze. Ma il dubbio su come tutto quel cemento verrà smaltito è legittimo. Un'altra sala ospita un'acquario con dentro una sorta di paguro gigante (nella foto qui a destra) cui l'artista, il francese Pierre Huyghe, ha applicato un guscio in metallo dorato, si suppone senza chiedere al paguro se l'oro fosse di suo gusto.
Ma la creatività, si sa, non ha regole. E tuttavia ci sono altre opere che, seppure meno spettacolari, forse riescono meglio (o quantomeno seguono strade più dirette) nell'obiettivo di sollecitare una riflessione sui temi ambientali. Tra queste l'ironico Fresh Air Cart (nella foto qui sotto) in cui l'artista Gordon Matta Clark reinterpreta un risciò cinese come distributore ambulante d'aria.
O la foto di Mitch Epstein che, nella sua The American Power Series, mostra la produzione e l'uso dell'energia nel panorama americano. O ancora il video dell'artista cinese Liu Wei che segue il lavoro dei raccoglitori di immondizia nelle discariche cinesi.
L'arte ambientale non è una novità di questo secolo. Al contrario, molti artisti del secolo scorso hanno dedicato la propria creatività alle questioni ecologiche. Joseph Beuys, artista tedesco che ha lavorato molto anche in Italia, è stato uno dei fondatori del movimento verde nell'arte e già negli anni '70 le sue opere erano intrise di ecologia. Di Beuys, al PS1, è in mostra un filmato girato dopo una manifestazione dei sindacati a Berlino, quando l'artista si unì agli spazzini, tutti stranieri, incaricati di ripulire la piazza. Dall'altra parte dell'oceano, dieci anni dopo, l'artista americana Agnes Denes, realizzò un campo di grano a due passi dalle torri gemelle. Le sorprendenti foto di quella installazione sono parte della mostra Expo 1: New York. Infine una mostra sull'arte ambientale non poteva dimenticarsi di un precursore come Ansel Adams cui è dedicata un'intera sezione dell'evento, dal titolo The Policy of Contemplation, che raccoglie 50 immagini della collezione del MoMa. Davanti a quei paesaggi sbalorditivi, ritratti con la sapienza di un grande maestro della fotografia, non è difficile perdersi in riflessioni sulla delicatezza della natura e l'impatto dell'uomo.
“Da tempo volevamo fare una mostra sulla pressante questione ambientale. Poi c'è stato l'uragano Sandy e parlare di questa questione è diventata una necessità” ha ricordato, Klaus Biesenbach. Da qui l'idea di allargare l'evento a Rockaway Beach dove è stato realizzato Dome 2, uno spazio temporaneo dedicato alla cultura, all'interno del quale sono in mostra i lavori selezionati nel concorso di idee lanciato dal MoMa a seguito di Sandy, per trovare progetti che possano aiutare le comunità costiere ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Expo 1: New York resterà aperta fino al 2 settembre. Speriamo che il paguro gigante ce la faccia a portarsi dietro il suo guscio dorato per i prossimi quattro mesi.