Giambattista Vico aveva ragione. Corsi e ricorsi storici ci insegnano che l’uomo è sempre uguale a se stesso, pur nel cambiamento delle situazioni e dei comportamenti storici, sociali, culturali politici. La storia, dunque, è sempre uguale e, allo stesso tempo, sempre nuova; per questo riusciamo anche a comprendere il passato, ma soprattutto è per questo che scopriamo alcune analogie tra situazioni antiche e situazioni moderne. Oggi, per esempio, si parla molto della città più vivibile, la più a misura d’uomo e tanto altro, si cerca insomma la città perfetta in un momento storico caotico e imperfetto; allo stesso modo, nel Quattrocento, si teorizzava la “città ideale”, quella città cioè che incarnasse e in cui convogliassero la perfezione e razionalità matematica, la bellezza architettonica e l’armonia degli spazi con un governo illuminato e politicamente saggio, facendo riferimento alla rinnovata attenzione per le utopie platoniche ed aristoteliche che così le facevano coincidere.
Il riassunto di questa felice stagione che fu il Rinascimento si trova nella città di Urbino, incarnazione reale della “città ideale” per le sue forme e proporzioni ma anche per il buon governo del suo signore, il duca di Montefeltro. E naturale, all’occhio di noi spettatori, è la conseguenza che ha portato proprio a Urbino una bellissima e raffinata mostra dedicata a questo tema; come ben sottolinea infatti Lorenza Mochi Onori – curatrice della mostra insieme a Vittoria Garibaldi – “…l’idea di una mostra sul tema della città ideale era una conseguenza naturale di qualsiasi riflessione sulla città, e su Federico da Montefeltro, sulla sua politica di governo e sul suo palazzo”, che hanno fatto di Urbino la “città ideale” per eccellenza.
L’altro spunto fondamentale, oltre alla città che ospita l’esposizione, è un capolavoro contenuto nella sua Galleria, la tavola raffigurante una veduta di città, uno dei più affascinanti enigmi del Rinascimento; non se ne conosce infatti l’autore, il committente, l’originaria collocazione né il perché fu realizzata.
Accanto ad essa, frutto di una proficua collaborazione internazionale tra la Soprintendenza di Urbino e gli Stati Uniti, è esposta un’altra città ideale molto simile a quella urbinate per impostazione e conservata a Baltimore – alla Walters Art Gallery; la terza tavola, purtroppo assente, è invece conservata a Berlino presso lo Staatliche Museen Gemälde Galerie ma per problemi conservativi impossibilitata ad affrontare il viaggio – facendo di questo evento un occasione unica e irripetibile sia per il grande pubblico ma anche per studiosi e appassionati, di vederle vicine e a confronto.
La perfezione di queste due vedute prospettiche affascina e guida l’occhio dello spettatore verso un centro ideale di equilibrio che è allo stesso tempo summa di perfezione nella nostra mente; da questo centro costituito dalle due tavole, partono le punte di una stella che vuole analizzare, attraverso percorsi e sezioni, quelle che furono le loro implicazioni artistiche ma anche culturali.
Se la prima sezione analizza, attraverso un confronto diretto, “les deux”, la seconda è un salto indietro nel tempo, l’analisi del concetto di città nel Medioevo, base costitutiva di quello che sarà nel Rinascimento; qui le architetture vengono idealizzate pur essendo riconoscibili ma decontestualizzate dal tessuto urbano di appartenenza. La terza sezione analizza la città dipinta nel Quattrocento; Firenze, il centro Italia nelle aree umbre e marchigiane sono i luoghi di eccellenza. Meravigliose le cosiddette “tavole Barberini” di Fra’ Carnevale – una delle quali gentilmente concessa in prestito dal Metropolitan Museum; il suo pendant è conservato al Museum of Fine Art di Boston – messe a confronto con quelle raffiguranti i “Miracoli di San Bernardino” provenienti invece da Perugia, in cui sono state identificate le rappresentazioni ideali del Palazzo Ducale di Urbino, di quello di Pesaro e del Tempio Malatestiano di Rimini.
La quarta sezione scorre il concetto di “città ideale” nella tarsia lignea; mostra nella mostra sarà la vista allo studiolo di Federico nella Galleria o alle porte del Palazzo Ducale stesso, vera rappresentazione dell’alto artigianato artistico che fu il Palazzo durante il regno di Federico, davvero all’avanguardia in questo senso. La quinta sezione è un altro gioiello dal quale non poter non rimanere affascinati; si analizza il tema della raffigurazione della flagellazione, pretesto per ambientare in perfette soluzioni architettoniche la scena. Ecco sfilare autentici capolavori come la “Flagellazione” di Piero della Francesca o quella di Luca Signorelli in cui il vero protagonista è l’ambientazione architettonica costruita secondo i dettami del “Rinascimento matematico”, come lo titolò André Chastel.
Partendo da questa enunciazione si accede alla sesta sezione che analizza Urbino come punto fondamentale per l’elaborazione di questo concetto, soprattutto grazie alla presenza di Piero della Francesca, del matematico Luca Pacioli, degli architetti Leon Battista Alberti, Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini – peraltro tutti papabili autori delle famose tavole raffiguranti la “Città ideale” -.
A questa sezione appartengono pertanto anche disegni e famosi trattati d’architettura, fondamentali per le regole della “buona architettura”. La settima sezione analizza la costruzione della città di Urbino e del suo meraviglioso Palazzo mentre l’ultima ripercorre la pratica dell’architettura da Bramante a Raffaello, altro grande urbinate che poi a Roma diverrà un grande architetto, uno dei più grandi del Cinquecento. E’ qui palese come fonte primaria di ispirazione, non solo canone estetico ma anche canone di proporzioni e matematica, fosse l’antico, cioè le rovine, vestigia della grande civiltà architettonica romana, “scuola viva” e a “cielo aperto” per tutti gli artisti.
Se possiamo trarre delle conclusioni, questa mostra è un occasione irripetibile per ammirare il contenuto ma anche il suo contenitore, la città di Urbino, ed è anche “…un esempio abbastanza raro di collaborazione e rispetto…di affiatamento tra funzionari di una Soprintendenza particolare, che si distingue per la capacità di lavorare in equipe…ma soprattutto per una qualità…professionale di grande livello” (Vittoria Garibaldi, curatrice della mostra assieme a Lorenza Mochi Onori).
[LA CITTA’ IDEALE. L’utopia del Rinascimento a Urbino tra Piero della Francesca e Raffaello, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, fino all’8 luglio 2012. Info: www.mostracittàideale.it]