Contrappunto Frizzante, il progetto nato dalla collaborazione tra la Scuola di Musica di Fiesole, la NYU Steinhardt e la Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University, è un piccolo esperimento di diplomazia musicale fatto di sudore, notti insonni e passaggi da intonare insieme. Il cuore del progetto è semplice, e proprio per questo raro: mettere insieme giovani quartetti d’archi, provenienti dall’Italia e dagli Stati Uniti, e farli suonare insieme. Non per un concorso, non per una rassegna di premi, ma per il puro piacere – e la profonda sfida – di ascoltarsi, confrontarsi e creare qualcosa di condiviso. In programma, la musica da camera di Felix Mendelssohn, con i suoi quartetti e l’iconico Ottetto per archi, una delle composizioni più ardite e vitali del primo Romanticismo. Una scelta non casuale, perché Mendelssohn, anche lui, fu un ponte tra mondi: tra la severità classica e la libertà espressiva romantica, tra la cultura ebraica e la società protestante del suo tempo, tra la giovinezza del talento precoce e la maturità conquistata troppo in fretta.
Il calendario è scandito in tre tappe: il 3 aprile alle 20:00 al Paulson Center, con un primo concerto dedicato ai quartetti. Seguirà, il 4 aprile alle 11:00, una masterclass riservata agli studenti NYU, mentre il gran finale sarà il 5 aprile alle 16:00 presso la Casa Italiana, con l’esecuzione dell’iconico Ottetto di Mendelssohn. Tre giorni intensi, pensati non solo per esibirsi, ma per costruire qualcosa di più duraturo: legami tra istituzioni, generazioni, visioni artistiche.
Contrappunto Frizzante fa parte di un percorso più ampio, che negli ultimi mesi ha trasformato Casa Italiana Zerilli-Marimò in una vera e propria casa della musica. Una stagione – quella 2024/2025 – che non ha inseguito le mode, ma ha scelto con cura voci diverse, a volte inattese, capaci di raccontare l’Italia nel mondo e il mondo che passa per l’Italia. Si è cominciato a settembre con il jazz internazionale di Chiara Izzi, poi il live passionale e stratificato di Mafalda Minnozzi, seguito da un dialogo inaspettato tra Schoenberg e Puccini. A novembre, Elena Somaré ha fatto fischiare le pareti con il suo strumento invisibile, mentre Henry Mancini è tornato a Manhattan in versione camera jazz per il compleanno della Casa.
A gennaio è arrivata l’Accademia Verdiana, con le voci giovani del Teatro Regio di Parma. Poi, in rapida successione: il Trio Kanon, un laboratorio per bambini (I Musicanti), un concerto intimo l’8 marzo (In attesa della primavera) e, il 19, Reverie, recital per chitarra di Giorgio Buttitta, palermitano con formazione francese. Il programma è una mappa: Tárrega, Ponce, Mertz, Llobet, Regondi. Nessuna concessione. Solo dita, corde e il tempo necessario. In sala, si trattiene il fiato. La chitarra non urla, ma quando c’è silenzio dice tutto.
Alla fine non c’è un tema. Non c’è una bandiera da sventolare. Eppure, mettendo in fila i concerti, una direzione emerge con chiarezza: non si tratta di una stagione pensata per assecondare gusti o tendenze, ma per costruire uno spazio d’ascolto, dove la musica possa accadere con autenticità. Contrappunto Frizzante lo dice nel titolo. Una tensione tra strutture e slanci, tra regole e vitalità. Ma vale per tutto: ogni evento della stagione è stato una variazione sul tema della presenza. C’è chi è passato, chi è tornato, chi ha scoperto per caso. Nessuna vetrina, solo musica.