Ci sono voci che non hanno bisogno di presentazioni. Quella di Luca Ward, profonda, carismatica e inconfondibile, ha dato vita a personaggi iconici del cinema mondiale, da Russell Crowe ne Il Gladiatore a Keanu Reeves in Matrix, accompagnando generazioni di spettatori italiani nel cuore del grande schermo. Ma Ward non è solo un maestro del doppiaggio: è un attore completo, un artista che ha saputo unire la potenza della voce alla profondità dell’interpretazione teatrale e cinematografica.
Ora, per la prima volta, il pubblico americano potrà assistere al suo spettacolo Il Talento di Essere Tutti e Nessuno, in scena il 30 marzo 2025 al Somerville Theatre di Boston. Un evento speciale che va oltre la performance teatrale, poiché il viaggio di Ward negli Stati Uniti si intreccia con le sue radici personali: suo nonno era nato proprio a Boston, rendendo questo debutto ancora più significativo.
Il suo ruolo non si ferma al palcoscenico: Luca Ward sarà ambasciatore culturale, grazie al supporto del Consolato d’Italia a Boston e nell’ambito dell’accordo siglato tra la città di Boston e il Comune di Roma. Parteciperà a incontri nelle scuole e nelle università, tra cui la Boston University, Harvard University e la Newton High School, per raccontare l’arte del doppiaggio e l’importanza della lingua italiana nel mondo.
Di tutto questo – e molto altro – abbiamo parlato direttamente con Luca Ward, in un’intervista esclusiva. Lo abbiamo raggiunto in call e, fin dalle prime parole, la sua voce ha confermato ciò che tutti sanno: è inconfondibile e ha un impatto immediato. Parlare con lui significa entrare in una dimensione in cui il suono racconta tanto quanto le parole.
Il tuo legame con il cinema americano è fortissimo. Da dove nasce questa connessione?
Il cinema americano è sempre stato parte della mia vita. Mio nonno paterno era di Boston, faceva parte di una famiglia di armatori e fu comandante della marina mercantile americana. Purtroppo è scomparso molto presto, a soli 32 anni, durante un viaggio di ritorno dal Sudafrica. Non l’ho mai conosciuto, e mio padre lo perse quando aveva appena tre anni, alla fine della Prima Guerra Mondiale. È rimasta una figura mitica nella nostra famiglia, un legame che in qualche modo ha attraversato le generazioni. E infatti, il mio spettacolo parte proprio da questa storia: un viaggio tra memoria, identità e destino, che trova il suo punto d’incontro in questo ritorno simbolico a Boston.
Boston è stata proclamata Capitale della Creatività Italiana nel Mondo 2024 dal Ministero degli Esteri italiano. Quanto è importante il legame tra gli italiani all’estero e la nostra lingua?
Enorme. L’italiano è una delle lingue più ricche al mondo, costruita sulle basi del latino e del greco. E paradossalmente, sono proprio gli italiani all’estero a tenerla viva. Anche per questo mi fa doppiamente piacere questa esperienza bostoniana.
A Boston incontrerai anche gli studenti, portando avanti il tuo impegno per la lingua italiana. Credi che in Italia si stia perdendo qualcosa in questo senso?
Assolutamente sì. La lingua e la cultura italiana sono un patrimonio straordinario, e trovo fondamentale portare avanti questo impegno anche con le nuove generazioni, soprattutto all’estero. Per questo sono particolarmente felice di incontrare gli studenti di Harvard, della Boston University e della Newton High School: è un’opportunità preziosa per condividere la ricchezza della nostra lingua e del nostro patrimonio culturale con chi ha interesse e passione per l’Italia. Il Consolato Italiano a Boston, anche attraverso la sua missione di promozione della lingua e della cultura italiana, svolge un lavoro molto importante in questa direzione, e credo sia fondamentale continuare a investire sulla diffusione della nostra cultura, non solo per preservarla, ma anche per renderla sempre più viva e attuale.
Parliamo dello spettacolo Il Talento di Essere Tutti e Nessuno. Cosa devono aspettarsi gli spettatori?
Non è un monologo, li ho sempre detestati! È un incontro con il pubblico, una chiacchierata. È come se gli spettatori venissero a casa mia.
Durante lo spettacolo, faccio doppiare grandi film americani al pubblico. Scopro talenti nascosti! L’altra sera, ad esempio, è salito un ragazzo di appena 19 anni che avrebbe potuto doppiare 007. Ha detto la famosa frase “Il mio nome è Bond, James Bond” ed era perfetto. Gli ho detto: “Corri a fare un’accademia di teatro!” E poi, il mio spettacolo è seguito dai giovani. L’altra sera c’erano dieci giovani che non potevano permetterselo: li ho fatti entrare lo stesso. Se non investiamo in loro, tra vent’anni i teatri saranno deserti.
Oltre al teatro, pensi ci saranno nuovi progetti internazionali per te?
Chissà! Boston mi ha sempre affascinato. La prima volta che ci sono stato, 40 anni fa, mi ha colpito per il livello culturale altissimo. E poi c’è un’energia incredibile, tanti giovani in giro. Chissà, magari nascerà qualcosa di nuovo proprio da questa esperienza.
Per ulteriori dettagli sull’evento, visita la pagina ufficiale: DM Events Life