I supereroi non nascono dal nulla, ma dall’immaginario collettivo che si alimenta di storie, aspettative ed emozioni del pubblico. L’Mcu ha trasformato questa mitologia moderna in cinema, costruendo un universo in cui autori, attori e fan hanno avuto un ruolo cruciale. Un tempo custodi del mito, i fan sono diventati spettatori sempre più critici, capaci di esaltare o demolire ogni nuova incarnazione dei loro eroi. E proprio in questo contesto si inserisce Sam Wilson, il nuovo Captain America, interpretato da Anthony Mackie.
Sam Wilson come Captain America rappresenta un’evoluzione del simbolo, portando avanti la lotta per la giustizia con una prospettiva diversa rispetto al suo predecessore. Se Steve Rogers incarnava l’ideale classico dell’eroe americano, spesso inquadrato in un’ottica più tradizionale, Sam Wilson incarna una versione più realistica e complessa del patriottismo, che non ignora le tensioni e le contraddizioni della società americana contemporanea. Tuttavia, questa transizione non è stata priva di resistenze: alcuni fan conservatori hanno espresso scetticismo o aperta opposizione, vedendo nel cambiamento un atto di revisionismo forzato.
Durante un evento a Roma per promuovere Captain America: Brave New World, 35º film dell’Mcu e quarto capitolo della saga, in uscita il 12 febbraio in Italia e il 14 febbraio negli Stati Uniti, l’attore statunitense ha condiviso la sua visione del personaggio: “Sam non è Steve e non cerca di esserlo. Deve capire cosa significa essere Captain America in un mondo che cambia. È come se dovesse ridefinire il concetto di eroe, trovando un modo autentico per sé stesso. Non credo che il termine ‘America’ debba essere una delle sue rappresentazioni principali. Si tratta di un uomo che mantiene la parola data, che ha onore, dignità e integrità”.

Il film lo catapulta in una crisi internazionale con implicazioni enormi, e in questo contesto emerge un’altra figura chiave: Thaddeus Ross, interpretato da Harrison Ford. Il suo debutto nell’Mcu nei panni del nuovo Presidente degli Stati Uniti segna un momento storico per il franchise. “Lavorare con lui è stato incredibile, ma anche snervante”, confessa Mackie. “C’era un ragazzo sul set con una sola battuta con Ford. Quando è arrivato il momento di dirla, si è completamente bloccato. Ford lo ha guardato e ha detto: ‘Questo non va bene’. Un momento indimenticabile!”.
Il cuore della storia, però, è la crescita di Sam Wilson. “Da bambino guardavo Superman e sognavo di essere un eroe”, racconta Mackie. “Ora, sapere che un bambino nero può guardare Captain America e dire ‘quello mi somiglia’ è una responsabilità enorme, ma anche una delle cose più belle della mia vita”. Il peso dello scudo non è solo simbolico. “Fisicamente è faticoso”, confessa ridendo. “Ogni volta che faccio una scena d’azione con quello in mano, mi ricordo che Chris Evans lo faceva sembrare facile. Non lo è affatto!”.
Dopo anni di espansione senza freni, l’Mcu sembra essere entrato in una fase di saturazione, in cui la spinta creativa rischia di cedere il passo a una ripetizione meccanica di formule ormai collaudate. Brave New World è chiamato a dimostrare che c’è ancora spazio per storie capaci di lasciare il segno. Non bastano più effetti speciali e scene d’azione spettacolari: serve una visione chiara, un’identità forte che vada oltre il puro intrattenimento. “Sam Wilson potrebbe essere la chiave per riscoprire l’anima di Captain America”, afferma Mackie. “In un mondo che non ha più bisogno di eroi perfetti, ma di figure capaci di adattarsi, cambiare e, se necessario, fallire senza paura di ricominciare”.