Con Nosferatu, Robert Eggers riporta sullo schermo una delle figure più emblematiche della storia del cinema: il vampiro di F.W. Murnau. Il regista di The Witch e Il faro firma un remake che raccoglie l’eredità del capolavoro muto del 1922 e si confronta con il celebre rifacimento di Werner Herzog del 1979.
Nosferatu, in uscita negli Stati Uniti il 25 dicembre e in Italia il primo gennaio, è ambientato nella Germania baltica del 1830, un mondo dove le superstizioni convivono con i cambiamenti sociali. In questo scenario cupo, fatto di castelli umidi e villaggi silenziosi, si muove il conte Orlok, una creatura che sembra nata dall’ombra stessa. Interpretato da Bill Skarsgård, Orlok non ha nulla di romantico o raffinato: è una figura che incarna la decadenza, la malattia e l’inesorabile avanzare della morte.
La trama è nota. Thomas Hutter (Nicholas Hoult), un giovane agente immobiliare, riceve l’incarico di trattare con il conte Orlok per la vendita di una proprietà a Wisborg. Nonostante gli avvertimenti della moglie Ellen, che lo implora di restare a causa di un sogno inquietante, Thomas parte per la Transilvania. Nel frattempo, Ellen è tormentata da incubi e convulsioni sempre più violente, che spingono Friedrich (Aaron Taylor-Johnson), Anna (Emma Corrin) e il dottor Albin Eberhart Von Franz (un eccentrico Willem Dafoe) a indagare. È proprio Von Franz, esperto di occulto, a intuire che Ellen è diventata l’ossessione del conte Orlok, una presenza che porterà rovina a chiunque le sia vicino.

Ellen, interpretata da Lily-Rose Depp, è è il perfetto contraltare di Orlok. La sua evoluzione attraversa l’intero film, tracciando il percorso di una donna che lotta contro le catene imposte dalla società, dai suoi stessi desideri e da una forza ultraterrena che sembra attrarla e minacciarla al contempo. “Eggers invece di limitarsi a riproporre i soliti cliché horror in cui la preda diventa semplicemente oggetto di desiderio, cambia il punto di vista”, afferma Willem Dafoe, presente a Roma per l’anteprima del film. Già interprete del conte Orlok ne L’ombra del vampiro, Dafoe aggiunge: “Ellen è una protagonista attiva nella propria corruzione. Il mio personaggio è l’unico uomo che le presta attenzione. Lui ascolta, comprende e si fida di lei quando nessun altro lo fa. Ogni uomo è colpevole della propria cecità, ignorando ciò che Ellen dice per seguire ciò che ritengono più giusto”.
Eggers reinventa un classico del cinema, lo plasma con un linguaggio che parla al presente, trasformandolo in un’opera ancora più raccapricciante e irresistibilmente perversa rispetto ai suoi predecessori. Orlok è una metafora vivente, il simbolo di tutto ciò che ci terrorizza e ci seduce al tempo stesso. Quel lato oscuro di noi stessi che fingiamo di non vedere, ma che ci segue ovunque, anche quando proviamo a sfuggirgli.