Sharon Stone ha fatto del 42° Torino Film Festival il palcoscenico ideale per raccontarsi, ricevendo la Stella della Mole. A sessantacinque anni, il suo fascino rimane immutato, ma ciò che la definisce oggi è la sua evoluzione: meno luci della ribalta e copioni, più introspezione e arte. Stone non è solo l’attrice di Basic Instinct, il film del 1992 che la consacrò al mito con un cachet di soli 500.000 dollari mentre al botteghino sfondava i 350 milioni. Oggi è una donna che ha trovato la pace che le era sfuggita a lungo.
L’attrice ha ripercorso le battaglie di una carriera che, nonostante la fama, è stata segnata da profonde disuguaglianze. Nel 2021, si è raccontata nella sua autobiografia, The Beauty of Living Twice, diventata un bestseller del New York Times. Il libro è schietto e sfumato, scritto proprio come parla lei. Dopo il successo di Basic Instinct, un film ancora controverso definito uno dei film più misogini degli ultimi tempi, volle stabilire un nuovo standard per se stessa: 2 milioni di dollari per Sliver, ottenuti dopo lunghe trattative. Con Pronti a Morire, del 1995, presentato come proiezione speciale al Festival, non solo raggiunse i 3 milioni di cachet, ma influì direttamente sulle decisioni produttive: fu lei a insistere per scritturare un giovane Leonardo DiCaprio, pagando di tasca propria il compenso dell’attore quando lo studio si oppose. “Era una superstar, e lo sapevo”, ha ricordato.
Stone ha saputo reinventarsi dopo l’emorragia cerebrale che l’ha costretta a fermarsi per anni, affrontando un lungo percorso di ripresa. Durante la pandemia, ha iniziato a dipingere. Se recitare richiede di confrontarsi con set, folle e aspettative, la pittura è diventata uno spazio di riconciliazione personale. “In un mondo frammentato, diviso da conflitti e opinioni contrastanti, credo che la creatività sia il modo più bello per esprimere emozioni e cambiare ciò che non va, unire ciò che è spezzato, anche dentro noi”, ha dichiarato.
Una visione che diventa uno strumento per riflettere sui dilemmi del presente, dalla polarizzazione ideologica alla violenza di genere. “Dobbiamo guardare in faccia il problema, smettere di girarci dall’altra parte”, ha affermato l’attrice. “Non basta che le donne aiutino le donne; gli uomini buoni devono isolare gli uomini cattivi. È ora di smettere di chiudere un occhio”.
Si dice sconfortata dallo stato della politica americana, di una società che ha definito ancora “adolescente” nella sua ingenuità e arroganza. “Voi italiani avete visto cosa succede con il fascismo. Noi americani non abbiamo questa consapevolezza”, ha concluso Stone, evidenziando l’isolamento culturale di un Paese dove l’80% delle persone non possiede nemmeno un passaporto e quindi poco avvezzo a conoscere il mondo oltre i propri confini.
Oggi Sharon Stone si considera più selettiva nei ruoli che sceglie, consapevole che l’età ha ristretto il ventaglio di proposte. Eppure, ha saputo farsi notare in produzioni come The Flight Attendant (2020) e Murderville (2022), progetti che le permettono di mantenere intatta quella scintilla che continua a renderla una presenza magnetica sullo schermo.