È davvero la decade della cultura sudcoreana, sempre più presente anche nelle coscienze occidentali, e dopo le serie TV e i film, arriva il premio Nobel per la letteratura 2024 per Han Kang, il cui romanzo più celebre La vegetariana nel 2016 aveva già vinto il prestigioso Man Booker International Prize; è anche il primo Nobel nella categoria per la Corea del Sud.
Han Kang, ha annunciato l’Accademia svedese, ha vinto “per la sua intensa prosa poetica che prende di pezzo traumi storici ed espone la fragilità della vita umana”. Nata nel 1970 nella città di Gwangju, a nove anni si trasferì con la famiglia nella capitale Seul. Anche suo padre è un romanziere di successo. Nel 1993 la prima pubblicazione, un ciclo poetico nella rivista “Letteratura e Società”. Nel 1995 la prima raccolta di racconti, seguita da altre raccolte e dai primi romanzi. Fra i più celebri, tutti editi da Adelphi in Italia, Convalescenza, Atti umani, L’ora di greco, molti tradotti da Milena Zemira Ciccimarra.
La vegetariana, scritto in tre parti, descrive le violente conseguenze per la protagonista Yeonh-hye quando rifiuta di assoggettarsi alla norma sull’assunzione di cibo.
Han Kang, dice Anders Olssen, presidente del Comitato Nobel, scrive di una doppia esposizione di dolore, una corrispondenza fra tormento mentale e fisico che ha strette connessioni alla filosofia orientale. “Prende di petto traumi storici, le regole invisibili e la fragilità della vita umana”, inoltre “ha una conoscenza particolare delle connessioni fra corpo ed anima, vivi e morti, e il suo stile sperimentale e poetico è innovativo nella prosa contemporanea”.