Dopo più di 150 anni Coppelia è ancora una gioia assoluta. Per la leggerezza e ingenuità della storia, la perfezione della mimica, la musica sentimentale e meccanica e comica, e per la coreografia di passi piccoli e veloci, apparentemente semplici ma incredibilmente complessi, così come era un tempo la danza classica.
Creato nel 1870 da Arthur Saint-Léon per il Paris Opera Ballet e ricoreografato da Marius Petipa nel 1884 per il Balletto Imperiale di Pietroburgo, su musica di Léo Delibes e storia di E.T.A. Hoffmann, Coppelia non ha perso nulla del fascino antico della favola, insieme comica e romantica. E nella versione del New York City Ballet, creata proprio 50 anni fa da George Balanchine, è uno spettacolo magico, per grandi e piccoli.
La storia è semplice: Swanilda è innamorata di Franz, che a sua volta la ama ma è invaghito di una ragazza che legge sempre seduta in balcone. In realtà è una bambola meccanica creata dal dottor Coppelius; presto l’inganno verrà svelato con grande ilarità del pubblico pentimento di Franz, e finale grandioso di matrimonio, divertissement e grand pas de deux.
La versione del New York City Ballet è stata creata nel 1974 da Balanchine con la consulenza di Alexandra Danilova, già sua partner nei Ballet Russes, poi grande interprete, fra gli altri ruoli, proprio di Swanilda. Grazie alla sua memoria perfetta i primi due atti sono stati ricostruiti secondo l’originale di Petipa. Balanchine vi ha aggiunto alcuni brani musicali, sempre di Delibes, da La Source e Sylvia, per dare più importanza e spazio alle variazioni maschili. Lo ha fatto nel primo atto, ma anche nel terzo, che ha, diversamente dai primi due, completamente ricoreografato. Ma proprio questa sua reinvenzione risulta non del tutto in linea con quello che precede. La parte finale sarebbe potuta essere più breve ed efficace senza la partecipazione delle piccole danzatrici della Scuola dell’American Ballet (a Balanchine piaceva molto inserire i bambini dei balletti), senza l’arrivo dei guerrieri in contrasto con gli altri personaggi e senza le variazioni per cinque solisti, la danza del quartetto delle jesterettes, e altri brani che non sembrano fare parte integrante della storia.
Coppelia mancava dai programmi del NYCB da 6 anni. Tiler Peck e Ronan Mejìa sono una delle coppie di interpreti di questa produzione e sono affiatatissimi. Tiler Peck è tecnicamente perfetta, nel ruolo di Swanilda si scrolla di dosso la serietà della prima ballerina e nel primo atto riesce a comunicare la furbizia campagnola buffa di Swanilda, nel secondo dà vita alla bambola meccanica per poi interpretare superbamente il grand pas de deux del terzo con la maturità e la gioia della sposa. Meravigliose le sue pirouettes in attitude continue en avant e en arriére.
Ronan Mejìa è più giovane e unisce una straordinaria tecnica alla gioia della sua interpretazione. E’ un Franz perfetto, ingenuo nell’innamorarsi della bambola alla finestra, potente da novello sposo nel grand pas de deux finale. Mejìa ha pirouttes che si concludono con precisione e grand jeté à la seconde bellissimi.