“Penso che la storia di Ester sia assolutamente attuale, un messaggio importante per i nostri tempi, di autodeterminazione femminile e di lotta contro l’oppressione e questo è stato uno dei motivi che mi ha indotto a realizzare e interpretare questo bellissimo oratorio”. La soprano Jessica Gould è entusiasta, la sua presentazione dell’oratorio Ester Liberatrice del Popolo Ebreo del 1673 di Alessandro Stradella è appassionata, l’esaltazione della figura biblica di Ester e delle sue doti segrete (connotazione implicita del suo nome) senza incertezze. Alla Casa Italiana Zerilli Marimò è stato presentato il disco inciso lo scorso anno a Padova dalla Camerata Grimani con la direzione di Jory Vinikour per Navona Records. La produzione è iniziata proprio grazie alla Casa Italiana che durante il lockdown ha commissionato a Jessica Gould un breve film, che ha poi vinto 90 premi in festival internazionali, e ha sostenuto la realizzazione del disco. I video promozionali sono stati proiettati alla Casa Italiana, insieme a brevi ascolti dell’oratorio durante una conversazione condotta da Eugenio Refini Chair del dipartimento di Italiano alla NYU.

“Questo oratorio non era stato registrato professionalmente da anni e la musica è bellissima – ha detto Jessica Gould – mi sembrava quindi avesse bisogno di una registrazione ben fatta. Mi piace portare alla luce capolavori che meritano più attenzione”. Importante anche la scelta della copertina, ha aggiunto, una riproduzione del celebre dipinto Esther before Ahasuerus del 1620 di Artemisia Gentileschi conservato al Metropolitan di New York. Gould lo ha scelto perché l’artista ha una storia di forza e autodeterminazione in qualche modo simile a quella dell’eroina della storia ebraica. Una pittrice in un’epoca in cui le donne erano relegate nelle loro case, che ha il coraggio di denunciare una violenza subita e perseguire la giustizia. Non è un caso, aggiunge Gould, che abbia scelto di dipingere Esther figura eroica della Bibbia.
Esther, la cui storia è raccontata nel Meghillah, rotolo in dieci capitoli, è una giovane ebrea adottata, alla morte del padre, dal cugino Mardocheo, esule a Babilonia, che viene scelta per la sua bellezza fra tutte le vergini dal re Assuero (Artaserse I) e diviene così regina di Persia. Quando il consigliere del re Aman decide di mandare a morte Mardocheo e con lui tutto il popolo ebreo in diaspora in Persia, a lei viene chiesto di intercedere. Esther non può recarsi dal re se non richiesta, pena la morte, il re non sa che lei è ebrea, ma lei rischia la vita e intercede per la sua gente. Il re condanna a morte Aman, il popolo ebreo si vendica e di qui avrebbe origine la festa di Pūrīm.

“Esther non chiede aiuto a Dio quando decide come salvare il suo popolo – spiega ancora Jessica Gould – chiede aiuto solo a se stessa, al suo intelletto”. Il Meghillah è infatti l’unico testo biblico assieme al cantico dei Cantici in cui non compare il nome di Dio. Stradella ha esaltato il momento in cui Esther riflette sul da farsi con l’aria Miei fidi pensieri. “Nel primo atto ho esaltato un timbro di voce più immaturo perché lei è paralizzata dalla scelta che deve compiere – spiega Gould – rischiare la vita per salvare la sua gente o continuare a vivere nei privilegi della corte senza svelare la sua vera identità. Ma nel secondo atto nell’aria Supplicante uso un timbro più pieno, maturo perché è il momento in cui lei realizza che solo mettendo a rischio se stessa può cercare di salvare gli altri.”