Il primo a saperlo fu Henry Kissinger: “A breve intervisterò Fidel Casto all’Avana”, rivelò la Lollobrigida all’illustre interlocutore. Era il 1974. Gina, la donna più bella del mondo, e il Lider Máximo de la Revolución si erano sfiorati a Roma, tappa di un tour politico. Era stato lui a chiedere di incontrarla: aveva visto i suoi film e ne era rimasto incantato. Ma il tempo era pochissimo per conoscersi, così Fidel le diede appuntamento a Cuba: “L’aspetto. Risponderò lì a tutte le domande che vorrà farmi”, garantì.
Lei, che alternava il set ai fotoreportage e all’attività di documentarista, alla data concordata con l’ambasciata fece la valigia e partì in visita ufficiale. Non senza qualche timore malcelato. “Mi sono chiesta solo in quel momento se sarebbe stato pericoloso” — raccontò poi al settimanale Gente. “Avevo sentito dire che era sempre circondato da soldati armati, ma l’idea attirava anche me. Era un’occasione irripetibile”.

Arrivata sull’isola, anziché nell’albergo la diva venne accompagnata in una villa coloniale, e dotata di una segretaria personale ai suoi ordini. Quindi cominciò l’attesa. Gli spostamenti di Castro, per ragioni prudenziali, erano coperti dal segreto benché fossero passati tredici anni dalla crisi della Baia dei porci. Nessuno dei suoi uomini sapeva in anticipo quando e dove sarebbe apparso.
Si fece vivo all’improvviso una mattina, mentre la star prendeva il sole in costume da bagno sul prato: lo ricevette in accappatoio — non aveva avuto modo di cambiarsi — ma la cosa non dispiacque affatto al comandante. All’epoca Fidel aveva 48 anni, lei uno di meno e il suo fascino era quello di un sex symbol planetario: c’è un motivo se tuttora i francesi, per indicare un seno perfetto, usano il termine Lollo.

Malgrado il leggero imbarazzo iniziale, Gina condusse in maniera impeccabile l’intervista come dimostra il documentario conservato negli archivi della televisione cubana. Del resto era una professionista esperta, talentuosa, dal carisma riconosciuto. Abituata a dare del tu a celebrità spesso un po’ meno celebri di lei, che parlavano di sé in terza persona. Tutti i maggiori personaggi dell’attualità, dell’arte, dello spettacolo o della politica finivano davanti al suo obiettivo: Gagarin e Neil Armstrong, Paul Newman, Dalì, Ella Fitzgerald e Audrey Hepburn. Le capitò perfino, durante un viaggio in Iraq per un festival, d’essere ricevuta da Saddam Hussein come ospite d’onore e alloggiata nel palazzo del governo.
Il servizio realizzato all’Avana mise in luce un Fidel inedito, l’uomo piuttosto che il capo assoluto. E l’uomo non faceva mistero di amare le donne, specie se italiane: Anna Maria Traglia, famiglia anticomunista e nipote di un cardinale, fu la sua storica amante per quarant’anni. Eppure Castro trattò la stella del cinema con i guanti bianchi, al di là degli inevitabili gossip.

Neppure un flirt fugace tra loro? “Ci furono molte chiacchiere messe in giro dagli invidiosi — rivelò più tardi l’attrice — ma lui non era Pancho Villa, anzi: lo trovai piuttosto timido”. Quanto al comandante, nel ’96 ammise: “Siamo stati innamorati, anche se solo platonicamente”. Un gentleman, altro che ruvido e ardente rivoluzionario. Finita la registrazione si sfilò l’orologio dal polso e lo porse alla donna più desiderata dal pubblico: “Lo conservi per mio ricordo”, le disse sorridendo.
Ma che fine ha fatto quel Seiko digitale in titanio, su cui sono incise la dedica “A Gina con ammirazione” e la firma del comandante? Sarà battuto nell’asta Wannenes martedì a Genova — è il lotto 23 — assieme ad altri 400 tra gioielli, mobili e straordinari cimeli appartenuti alla Bersagliera di Pane, amore e fantasia scomparsa nel 2023.

Si tratta dei beni superstiti in mano agli eredi dopo una battaglia giudiziaria con l’ex segretario dell’attrice: il resto si è volatilizzato. Gli oggetti riempivano all’inverosimile la maestosa villa sull’Appia Antica con parco privato e piscina, 900 metri quadri di valore intorno ai sei milioni di euro.
C’è di tutto, a partire dai memorabilia. Come le spade utilizzate nel film sulla soprano Lina Cavalieri, la stella della Walk of Fame a Hollywood, il Golden Globe, i due Nastri d’argento, il David di Donatello, la Legion d’Onore.
E ancora le tre poltrone settecentesche veneziane, uno stipo monetiere siciliano del Seicento, il samovar e le icone russe, piatti da parata, vetri, vasi, dipinti che compongono il gusto eclettico e l’amore per il collezionismo di una diva ineguagliabile. Fino alle fotografie e alla Hasselblad usata nei reportage, i ritratti, le copertine e la grande scultura in bronzo scolpita da Manzù che la ritrae seducente.
“Esistono due tipi di cataloghi: quelli che raccontano una storia e quelli che raccontano la Storia”, chiosa Guido Wannenes della casa d’aste. Nessun dubbio che Luigia Lollobrigida, in arte Gina, la Storia l’abbia fatta eccome.