Il pianoforte non si presta, ci vuole forza per dominarlo, avverte prima dell’inizio Fabio Finotti, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, ma la musica che ne esce poi magnetizza il pubblico per un’ora e mezza. Senza un colpo di tosse, un brusio, una distrazione. Andrea Turini suona Bach: “la mia passione – mi spiega il giorno dopo al telefono, dal New Jersey, tappa successiva del suo breve tour americano – fin da quando ero bambino e iniziavo lo studio del pianoforte.” In programma il Concerto in Re Maggiore da Vivaldi e le Variazioni Goldberg BWV 988. “Un pezzo faticoso – dice – ma un capolavoro che amo tantissimo suonare, che mi fa scoprire qualcosa ogni volta che lo interpreto e mi fa vivere grandi emozioni.” E le emozioni passano sul suo viso, dai sorrisi, ad una sorta di estasi, ad un assortimento profondo: a guardarlo le note scorrono non solo sotto le dita, ma attraversano tutto il suo corpo.
“Sono appassionato di Bach e lo suono appena posso da 30 anni, lo insegno anche molto perché ritengo che sia fondamentale per la formazione”, dice. Turini ha studiato al conservatorio di Parma e alla Ecole Normale de Paris, ora insegna al Conservatorio di Pesaro, oltre a figurare in giuria di molti premi pianistici internazionali e svolgere la sua attività concertistica. In America non veniva da 20 anni. “New York è una città affascinante – dice della sua tappa breve a Manhattan – ma sembra un po’ tutta un cantiere aperto!” All’Istituto Italiano di Cultura al termine del concerto ha ringraziato con un bis. “Il pubblico è molto attento qui, quando suono lo sento, cerco sempre di stabilire un contatto con le persone presenti.”

E in Italia? C’è voglia di musica in Italia? “Tanta – risponde – ma non a livello delle istituzioni ed è frustrante perché per i giovani ci sono poche opportunità e pochi spazi, io li invito sempre, se possono, ad andare all’estero. Siamo poco aiutati dagli enti statali, regionali, dalle sponsorizzazioni private. E anche la richiesta di studiare, le ammissioni ai conservatori, è in calo nonostante i nostri giovani abbiano molto talento perché la musica è dentro di noi è la nostra storia, tradizione.” Gli ultimi dati sono allarmanti: in cinque anni i conservatori hanno perso quasi il 40% degli iscritti. Da 40mila del 2016/17 a poco più di 24mila del 2021/22. Le strutture non statali peggio: hanno perso il 44% dei giovani, passando da 6mila e 600 a quasi 3mila e 700.
Al ritorno dagli Stati Uniti il maestro Turini sarà in giuria in una competizione a Sestri Levante e a Lione: “I concorsi sono utili – spiega – perché i ragazzi possono esibirsi e magari vincere un piccolo premio in denaro ma soprattutto creare possibili rapporti di lavoro futuro.” D’estate presiede un Festival in Val d’Arno che tocca vari comuni e che è completamente dedicato ai giovani proprio per dargli l’opportunità di esibirsi, con qualche nome di richiamo per attirare l’attenzione del pubblico. Ed un Festival a San Giovanni Val d’Arno, sua città natale, giunto ormai alla 19esima edizione, con musicisti di chiara fama, ma sempre spazi per i giovani. “Musica da camera perché le orchestre costano troppo – conclude – ma fortunatamente il Comune è sensibile e ci sostiene e riusciamo a fare della bella musica.”
