Nelle public school inglesi – tutt’altro che pubbliche, si tratta di collegi privati ed esclusivi – per secoli il Regno Unito ha formato le sue classi dirigenti, uomini adatti a comandare colonie e Impero perché addestrati ad ogni durezza. Charles, nono conte di Spencer, fratello minore di Lady Diana (l’uomo che ai funerali della ‘regina dei cuori’ nel 1997 lanciò un’invettiva contro la casa reale), scrive in A Very Private School, uscito il 12 marzo, i suoi ricordi del collegio dove visse fra gli otto e i tredici anni: vera opera di elaborazione del trauma e del lutto, denuncia degli abusi subiti: a Maidwell Hall all’epoca, negli anni Settanta, proliferavano bullismo, pedofilia, umiliazioni e frustate. Ma Spencer in genere accusa tutto il sistema che spediva, e continua a spedire, ragazzini di sette, otto anni lontani da casa.
Perché sì, in quella scuola particolare, che accoglieva ragazzini pensionanti fin dai 4 anni, succedevano cose orribili: dal bullismo contro i piccoli alla aperta crudeltà di insegnanti e addetti, fino al sadismo pedofilo dell’allora direttore, che si divertiva con qualunque preteso a frustare i suoi allievi seminudi carezzandoli. Un ragazzino in attesa della punizione ha talmente paura che perde il controllo di vescica e intestino: il preside si infuria e lo manda a cambiarsi, e al posto suo frusta un amico che non c’entra niente. Caning e slippering, punizioni a colpi di canna o di pantofole in caucciù, senza che i piccoli abusati potessero rendersi conto della corrente sessuale sottesa alle operazioni.
E ancora, l’abuso subito da diversi ragazzini undicenni ad opera di una giovane addetta alle camerate che si infilava nei loro letti facendosi toccare e toccando, traumatizzando il giovane Charles che l’anno dopo in vacanza coi genitori a Firenze paga una prostituta.
Spencer scrive con abilità (è uno storico per passione e di libri ne aveva già pubblicati parecchi), e quello che dice è confermato da molte voci dei suoi ex compagni, che hanno accettato di parlare senza chiudersi nell’anonimato. Al di là degli abusi, c’è la normalizzazione della sofferenza. Mette i brividi leggere della camerata dove i “piccoli” si addormentavano singhiozzando tutte le notti, rito di passaggio in attesa che si “abituassero”: “la mia nostalgia di casa combinava l’agonia di una lama con il lento, costante soffocamento della speranza e della ragione”. Dopo che la porta veniva chiusa dalla “matron”, l’addetta alle camerate (proibito parlare di notte), “i singhiozzi potevano rompere il silenzio da qualunque angolo del dormitorio. Generazioni di ragazzini hanno sofferto di nostalgia su quegli stessi materassi bitorzoluti […] Molti della mia generazione hanno sperimentato lo stesso trauma, dopo essere stati abbandonati da piccoli in quel posto sconosciuto”.
Abbandonati è la parola chiave: in un carcere senza contatti con l’esterno, senza possibilità di grazia. Spencer sottolinea la sua situazione di privilegio: famiglia ricchissima imparentata con la casa reale, futuro conte. Ma proprio questo faceva di lui uno dei predestinati. Maidwell Hall era un inferno ma non era certo l’unica: dopo Tom Brown’s School Days di Thomas Hughes che parla di Rugby a metà Ottocento, la letteratura inglese pullula di descrizioni di public school, da Kipling a Somerset Maugham a PG Wodehouse a Elizabeth Jane Howard a Roadl Dahl. Alcuni ne scrivono come di luoghi di cameratismo idilliaco; molti come di posti terribili.
Ma tutto il sistema inglese anche senza gli abusi sessuali era fatto per addestrare i maschi (anche le femmine, come le sorelle di Charles, andavano in collegio, ma c’era meno bisogno di ‘indurire’ le ragazze e farle studiare, e molte venivano istruite a casa da governanti). La “prep school”, collegio preparatorio per passare l’esame a tredici anni per i grandi collegi come Eton, prima di arrivare a Cambridge o Oxford. I genitori pagavano salatissime rette per assicurarsi la migliore preparazione accademica per i figli: ma anche, dice Spencer, semplicemente perché “si era sempre fatto così”, perché ci erano passati anche loro, e infine perché significava essere liberi dai ragazzini per nove mesi l’anno. E i ragazzini non osavano protestare, né per l’abbandono, né per il bullismo, né per le eventuali violenze subite, se capivano di averle subite: ci si aspettava da loro che si adattassero senza fare storie. Quale bambino già abbandonato rischierebbe di perdere quel poco amore che pensa di meritare, deludendo le aspettative?
Charles Spencer non lo dice, ma il fatto è che larga parte della classe dirigente inglese viene da quel sistema, soprattutto i conservatori, come David Cameron e Boris Johnson e come innumerevoli prima di loro. Oggi le cose sono cambiate, se non altro perché c’è maggiore consapevolezza e i ragazzini possono comunicare con l’esterno. Ma i collegi che preparano i futuri potenti sono sempre lì, anche se non c’è più un impero da gestire.