La Turandot di Puccini al Metropolitan è un rito antico: l’allestimento di Zeffirelli è del 1987 e ancora suscita esclamazioni di stupore e ammirazione. La musica, rimasta incompiuta, è l’ultima del compositore toscano, scomparso 100 anni fa, e riempie ancora il teatro, e tutti i teatri d’opera del mondo. Ma la direzione d’orchestra, in questa ripresa invernale dell’opera, è nuova, e ha apportato a Turandot profondità e delicatezza. Oksana Lyniv, prima direttrice del Comunale di Bologna e del Festival di Bayreuth, ha debuttato al Met con grande successo. Il New York Times ha definito la sua interpretazione dello spartito “entusiasmante” a tratti espressionistica in altri momenti potente e drammatica, il pubblico ha tributato a lei la più lunga ovazione, un segno inequivocabile. Prima direttrice d’orchestra ucraina sul podio del Met, Oksana Lyniv aveva già diretto Turandot a Roma nell’allestimento di Ai Weiwei, e prima ancora a Odessa nel 2010 studiando proprio l’edizione di Zeffirelli. Ritrovarsela davanti dal vero, ha detto, è stata per lei una grande emozione.
Se la direzione d’orchestra ha cercato di dare spessore e profondità alle note, enfatizzando i toni drammatici di una storia piena di senso della morte, ambizioni e passioni prima che di puro amore, Turandot resta comunque una favola, maturata nella fantasia occidentale dell’inizio del secolo scorso, su un oriente lontano di cui poco si sapeva. Anche in questo caso, come in quello dell’altra opera orientale di Puccini, Madama Butterfly molte sono le perplessità contemporanee: in epoca di “politically correct” i cinesi per primi si sentono offesi dalla rappresentazione stereotipizzata e crudele del loro popolo e dei costumi. Come si sa Giuseppe Adami e Renato Simoni scrissero Turandot basandosi sul testo di Carlo Gozzi del 1762 a sua volta tratto da una delle storie persiane di Les Mille et un jour di François Pétis de la Croix. Si va indietro di secoli quindi nella immaginazione di un Oriente esotico ma inferiore al colto mondo occidentale.

Il Metropolitan non si è fatto intimorire: l’allestimento di Zeffirelli continua a suscitare grande emozione ed è da quasi 40 anni un successo assicurato. Quando si alza il sipario sulla sala del trono nel secondo atto con un’orgia di oro e avorio, acrobati danzatori e un dragone portato in giro per il palcoscenico è un oh oh di ammirazione. Il soprano russo Elena Pankratova ha debuttato nel ruolo della crudele principessa al Met, e, salvo una incertezza nell’aria In questa reggia, per il resto ha convinto pubblico e critici. Giovane e potente il tenore coreano SeokJong Baek nel ruolo di Calàf, ma l’interpretazione migliore è stata sicuramente quella di Aleksandra Kurzak nel ruolo di Liù, sinceramente appassionata in Signore ascolta!, e forte e sprezzante dei rischi in Tu che di gel sei cinta! Il basso Vitalij Kowaljow è stato un potente Timur, il padre di Calàf e il tenore italiano Carlo Bosi un compassionevole Imperatore.

Oksana Lyniv tornerà a Bologna dal 26 al 30 aprile con la Tosca di Puccini.
Al Metropolitan dirige Turandot il 5,8,13,16,20,23 marzo e il 3,6,11,14,19 aprile.