La Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto il commissariamento dell’azienda di moda Alviero Martini Spa, azienda fondata nel ’91 specializzata in borse ed accessori famosi per la stampa con le mappe geografiche, “ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo”.
Stando agli accertamenti, l’impresa non avrebbe “mai effettuato ispezioni o audit sulla filiera produttiva per appurare le reali condizioni lavorative” e “le capacità tecniche delle aziende appaltatrici tanto da agevolare (colposamente) soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato”. In pratica, da quanto emerso dalle ispezioni del Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro di Milano, le borse di lusso venivano realizzate grazie al lavoro in nero di operai sfruttati e sottopagati in fabbriche cinesi nelle province di Milano, Monza-Brianza e Pavia.
Il brand aveva esternalizzato la produzione senza però effettuare i dovuti controlli sulla filiera produttiva. Le ditte appaltatrici ufficiali si rivolgevano quindi a fabbriche cinesi abusive del territorio lombardo, senza che il brand vigilasse sul rispetto degli standard legali di lavoro. I carabinieri hanno controllato otto opifici che sono risultati tutti irregolari, identificando 197 lavoratori, di cui 37 occupati in nero e clandestini. I lavoratori venivano anche ospitati in dormitori abusivi.
Tra le accuse mosse alle ditte in appalto e subappalto indagate anche l’esiguo costo del lavoro sostenuto, che permetteva di produrre una borsa a 20 euro, prodotto che veniva poi venduto dalle ditte ufficiali alla casa madre a 50 euro, per poi arrivare nei negozi alla cifra di 350 euro.
L’azienda, di 94 dipendenti, porta il nome dell’omonimo fondatore, che l’ha poi ceduta nel 2023 alla società Final dell’imprenditrice Luisa Angelini, unico socio della Alviero Martini Spa.