The Big One is back. Art Basel Miami è tornata. Sotto il cielo della Florida, tra le palme di South Beach. La regina delle fiere d’arte alza il sipario sulla sua versione americana con doppia tornata di preview (6-7 dicembre) prima dell’apertura al pubblico da venerdì 8 a domenica 10. Ventunesima edizione per la manifestazione leader nelle Americhe targata MCH Group (la rivale è Endeavour, che possiede il marchio delle fiere Frieze e ha acquisito le due top Armory Show di New York e Expo di Chicago). 277 le gallerie provenienti da tutto il mondo, 25 i nuovi ingressi, per mostrare la migliore arte contemporanea sulla piazza.
Piazza, in senso stretto, che come ogni anno è il Convention Center nel cuore di Miami Beach, tirato a lucido per l’occasione, con tanto di layout interno aggiornato e strutturato attorno a cinque saloni dove fermarsi a bere (champagne) e pasteggiare (ostriche). Confermate le sezioni degli scorsi anni, niente stravolgimenti organici visto l’arrivo della nuova direttrice fra un mese: l’ex dealer e gallerista Bridget Finn. Oltre la classica Main (Section), spazio a Meridians, dedicato alle opere monumentali, con 19 progetti; Kabinett, con 30 gallerie per 28 installazioni curate, situate all’interno dei loro stand; Positions, giovani gallerie per voci emergenti; Nova, con opere inedite prodotte negli ultimi tre anni; Survey, alla riscoperta di talenti del Novecento dimenticati; Conversations, invece, è il programma di live talk, quest’anno con un focus sull’America Latina.
In totale saranno quattromila gli artisti presentati nella vetrina di Art Basel, dieci le gallerie italiane, che menzioniamo in ordine alfabetico: Alfonso Artiaco, Cardi, Continua, Massimo De Carlo, Kaufmann Repetto, Mazzoleni, Franco Noero, Lia Rumma, Christian Stein, Tornabuoni. Moltissimi i visitatori fin dalle prime battute di mercoledì, buone le vendite (per ora) in proporzione anche ai tempi tiepidi che avvolgono il settore in questo momento. Avvistate star e starlette giunte a Biscayne Bay con yacht e aerei privati da ogni parte del Nord America, tra i più fotografati l’habitué Leonardo Di Caprio, Venus Williams, Cindy Crawford, Michael Ballack e Jared Leto. Tutti, tra l’altro, grandi collezionisti di contemporaneo.
Non solo States e Canada. La Florida è il buen retiro dei miliardari anche del Centro e Sud America, grazie alle alte temperature, e soprattutto alle basse aliquote fiscali – lo Stato non impone tasse su plusvalenze, eredità e proprietà. Miami è la porta e la sintesi di tutto il continente, non solo dal punto di vista geografico.

Tornando, ed entrando, in fiera, la proposta si mantiene di assoluto livello, sia come curatela degli stand che come pezzi pregiati alle pareti. La nostra top five (+1) comincia con il lavoro più caro di tutta la kermesse. Si tratta del primo Black Painting di Frank Stella, offerto da Yares Art a 45 milioni di dollari. Titolo: Delta. Data: 1958. Se sarà venduto diventerà l’opera più cara dell’artista, dato che il suo record d’asta è fermo a 28,1 milioni. Seguono il Philip Guston (Painter at Night, 1979) portato da Hauser&Wirth (richiesta: 20 milioni); Robert Ryman (Untitled, 1961) da David Zwirner (15 milioni); Andy Warhol (Dollar Sign, 1981) da Van De Weghe (9,7 milioni); il Kandinsky (Arrow Toward the Circle, 1930) di Helly Nahmad (7 milioni); e il Jeff Koons (Cracked Egg, Yellow, 1994-2006) da Gagosian (5,5 milioni).
Ma la fiera non finisce qui. Art Basel, da quando è arrivata in città nel 2002 ha trascinato con sé tutto il circo dell’arte contemporanea, nel bene e nel male. Un lungo strascico di glamour e “contemporary” per l’ultimo appuntamento stagionale dell’art system globale. Partiamo dalla fiere, satelliti e collaterali. Sono una ventina quelle che popolano Miami, da Downtown al Lummus Park, ognuna specializzata in un settore specifico, dall’urban art alla fotografia e alle opere d’arte su carta. Martedì è stata la volta delle rassegne sulla spiaggia prima delle danze della Big One. Scope Art Fair, ma soprattutto Untitled, su Ocean Drive: rassegna inclusiva dedicata all’arte ultra contemporanea. Sulla terraferma, direzione Ice Palace Studio, c’è NADA: la New Art Dealer Alliance presenta più di 150 gallerie e organizzazioni non profit giunte qua da più di cinquanta città. Di fronte a Basel, invece, c’è la sorella Design Miami: “l’autorità globale per il design da collezione”. Art Miami vira invece su Biscayne Bay ed è l’unica manifestazione legata (anche) al Novecento. Queste le fab four (a cui al massimo si possono aggiungere INK Miami nello storico Hotel Dorchester, dedicata ai works on paper, e la prima edizione di photo basel a Miami, ospitata da Scope) che gravitano come stelle e stelline nel firmamento elvetico con le palme, acronimo: ABMB. Extra fiera che si implementano con la nuova sinergia targata Tribeca Festival. Proprio di fronte alle scaglie bianco scintillanti del Centro Congressi si tengono quattro serate-evento: concerti e incontri con gli artisti al Botanical Garden. Tra gli ospiti, la polistrumentista Eartheater, Natasha Diggs, gli autori di Max Original Rap Sh!t e la compositrice britannica Actress. Ultima, ma non meno importante, sperimentazione “by Art Basel”: Access. Una piattaforma di vendita online per le gallerie, dove ai collezionisti verrà chiesto di donare un ulteriore 10% (o più) del prezzo dell’opera acquistata alla Croce Rossa o alla Miami Foundation.

Capitolo mostre e musei. Martedì mattina sono state inaugurate la “casa” dei mega collezionisti De la Cruz a Key Biscayne e la loro Collection sempre nel Design District (mostra: House in Motion/New Perspectives), a due passi dal santuario dei graffiti, Wynwood. Qui, dove “design” è sinonimo di lusso e moda, LVMH ha inaugurato Culture House al Moore Building, Cartier una sua mostra immersiva e BMW una installazione in collaborazione con Alex Israel. Immancabili Larry Gagosian e Jeffrey Deitch. I due storici mercanti ospitano la tradizionale mostra pop-up (Forms) nel Distretto. Lì a fianco si staglia, oramai da sei anni, l’Institute of Contemporary Art – ICA. La special exhibition quest’anno è Charles Gaines: 1992-2023. Un quartiere più in là, ad Allapattah, il Rubell apre le mostre dei suoi artisti in residenza: Basil Kincaid e Alejandro Piñeiro Bello. La Margulies Collection, tempio dell’Arte Povera, passa da una collettiva di scultura novecentesca al solo show di Mimmo Paladino: Painting and Sculpture. Conferme, non meno importanti: Faena Art ospita Sebastian Errazuriz che, per Spaces of Influence: Shaping Community in the Modern World ha realizzato un labirinto sulla spiaggia a Mid Beach. Al Perez (PAMM) spazio a Gary Simmons: Public Enemy; Joan Didion: What She Means e alla blockbuster Yayoi Kusama: Love is Calling. Chiudiamo il tour con Bas al The Bass. Il museo più importante della città punta sull’artista di casa: Hernan Bas, 46 anni, nato a Miami, studio in Little Havana. La mostra, The Conceptualists, è la più attesa della settimana: la tela diventa strumento d’indagine degli spazi di libertà del mondo queer.
Ricapitolando: decine di mostre disseminate in città, venti fiere, centinaia di eventi, migliaia di artisti, gallerie, professionisti, appassionati per sette giorni di arte contaminata con moda, design e lusso. This is Miami Art Week. La Magic City, che fu Vice, fino a domenica è l’ombelico del mondo.