Nella memoria collettiva, resterà per sempre sporcato di rosso, macchiato del sangue di John Fitzgerald Kennedy quando la moglie Jacqueline gli si buttò addosso dopo gli spari dell’attentato di Dallas. Quel tailleur di lana rosa, la first lady non volle toglierselo, e lo portava ancora poche ore dopo la morte del presidente assassinato, a fianco del vicepresidente Lyndon Johnson che pronunciava il giuramento per prendere il timone alla Casa Bianca. “Voglio che si veda quello che hanno fatto a John”, disse.
Se lo tolse solo una volta tornata a Washington, e il tailleur fu messo da parte, imbustato, ma non venne lavato. Sono passati sessant’anni da quel giorno – il 22 novembre 1963 – che cambiò il corso della storia degli Stati Uniti, e il vestito è ancora macchiato: si trova in una cassa costruita appositamente, a temperatura e umidità controllata, assieme al cappello e alla borsetta che lo accompagnavano, nei magazzini College Park degli Archivi Nazionali (National Archives and Records Administration), dove arrivò nel 1964. Fino al 2003 però era proprietà di Caroline Kennedy, unica figlia ancora in vita della coppia presidenziale che lo donò allora definitivamente alla nazione.
Ma con qualche condizione. Primo: il tailleur non sarà visibile fino almeno all’anno 2130 (sì, avete letto bene, duemilacentotrenta), quando la famiglia Kennedy o quel che ne resterà deciderà se revocare l’embargo; ma Caroline ha scritto, “La famiglia richiede inoltre che questi materiali non siano mai messi in mostra o usati per ricerca o in qualunque altro modo che possa disonorare la memoria della signora Kennedy, del presidente Kennedy, o causare dolore o sofferenza a membri della loro famiglia”.
C’è una storia speciale dietro a quel tailleur, al suo color rosa e ai suoi accessori tipicamente anni Sessanta, col cappellino “pillobox”, a tamburello, in tinta. Si tratta come capisce chiunque abbia masticato anche un po’ di moda del classico tailleur Chanel in lana bouclée, un pezzo indispensabile del guardaroba della buona signora borghese; in questo caso a doppiopetto con tasche e maniche a tre quarti profilate in blu, revers blu e gonna sotto il ginocchio. Era apparso nelle sfilate autunno/inverno del 1961.
Ma siccome una first lady deve vestire Made in Usa, Jacqueline Kennedy se lo era fatto rifare da una boutique di New York, Chez Ninon; però con il tessuto, i bottoni dorati e le passamanerie inviate direttamente da Chanel a Parigi (un finto falso insomma). Jackie Kennedy, celeberrima icona di stile seguita sui due lati dell’oceano, lo aveva già indossato diverse volte.
Secondo quanto da lei poi riferito in una intervista, era stato lo stesso JFK a suggerirle l’insieme, come adatto alla first lady democratica, perché alla cena in Texas “ci saranno tutte quelle ricche donne repubblicane a quel pranzo con pellicce di visone e bracciali di diamanti. Devi essere altrettanto bella ma sii semplice, mostra a quelle texane cos’è il buongusto”. Insieme scelsero alcuni outfit.
Il tailleur rosa è stato anche protagonista del film Jackie del 2016 con Natalie Portman nei panni della signora Kennedy, ricreato dalla costumista Madeline Fontaine che dovette ispirarsi alle fotografie; particolarmente complicato, anche rispetto alla luce necessaria per filmare varie scene, fu scegliere il colore migliore. Come Fontaine disse alla rivista Entertainement Weekly, “ho fatto test con diversi colori per trovare il rosa giusto. E poi ho fatto cinque abiti diversi. Dovevamo essere convinti. Sicuri che fosse il più vicino possibile a quello originale”.