Pur non essendo un’autobiografia nel senso classico del termine, c’è molto della designer romana Frida Giannini nel nuovo libro edito da Rizzoli A Journey Into The Style and Music of My Icons Since 1969.
“Questo è un progetto molto personale, durato due anni e a cui ho lavorato durante le ore notturne trascorse vicino al letto d’ospedale di mia madre malata” ha esordito la stilista all’evento di presentazione del libro presso la sede Rizzoli di New York. La libreria del quartiere NoMad martedì sera è apparsa come un club di musica glam rock anni ’70, con DJ set di Stretch Armstrong e Frida in t-shirt del concerto di Woodstock.
La musica è stata lo sfondo perfetto per celebrare il coffee table book che racconta i palchi, i concerti e i momenti della storia della musica e la sua influenza sulla moda. È uno dei progetti che la Giannini ha realizzato da quando ha lasciato il posto di direttore creativo di Gucci nel 2015. “Un sogno che coltivo dai tempi dell’Accademia (della Moda e Costume di Roma, ndr.) realizzatosi in un libro pieno di grandi passioni, moda, musica e arte” ha spiegato Frida che prima del decennio trascorso da Gucci – dal 1994 al 2001 – ha lavorato da Fendi, come designer del ready-to-wear e poi degli accessori. Oggi trascorre la maggior parte del tempo lavorando dietro le quinte come consulente di moda per i grandi marchi.
Dopo il cocktail, Giannini ha preso parte a un Q&A con il giornalista Alex Badia, style director di WWD. Ha iniziato ricordando Davide Renne, il nuovo direttore creativo di Moschino recentemente scomparso e suo collega durante gli anni trascorsi da Gucci. “È stato il miglior collaboratore che abbia mai avuto”, ha detto. “Ho lavorato con lui per oltre 20 anni. Voglio dedicare questa serata a lui”.

Ha quindi raccontato di come abbia ereditato l’amore per la musica da suo zio, Daniele Vellani, DJ e collezionista di vinili. “Posseggo circa 8.000 dischi. Un vero incubo per i traslochi ma la musica è stata la mia prima passione in assoluto”, ha detto. “Mi ha aperto le porte della moda. Ho sempre saputo che questi due mondi prendono in prestito idee e ispirazioni l’uno dall’altro”.
Il libro inizia nell’anno 1969 – l’epoca di Woodstock, Space Oddity di David Bowie e del primo uomo sulla luna – prima di mettere in luce gli abiti, le acconciature, le mode, i costumi e i cambiamenti della società degli ultimi 50 anni. Bowie, in particolare, ha avuto un’influenza chiave nella vita di Giannini. -“Quando è venuto a mancare (Bowie), ho ricevuto una miriade di telefonate e di messaggi di condoglianze, come se si fosse trattato di un mio parente. Effettivamente, per me è stato un giorno di lutto” ha raccontato la stilista.
Per il libro, per la prima volta, la designer ha disegnato i ritratti dei suoi idoli e delle sue muse, da David Bowie, Diana Ross ed Eric Clapton a Tina Turner, Grace Jones e Mick Jagger, per citarne alcuni, inseriti nelle ultime pagine delle 240 del volume. “I ritratti sono stati una bella scoperta. Sono abituata a fare gli schizzi per abiti ed accessori ma non ho mai creduto di potermi cimentare nel disegno dei volti” ha svelato.
I ritratti delle icone saranno messi all’asta e il ricavato devoluto all’organizzazione no-profit To.Get.There, il cui lavoro è volto a proteggere gli orfani e i bambini affetti da HIV in Uganda e Sud Sudan.
A fine serata, tra i tanti in fila per farsi autografare la copia anche il giornalista Stefano Tonchi, la stilista Alejandra Alonso Rojas e la stylist di Vogue Elizabeth Sulcer.
Frida ritornerà in Italia nel fine settimana, con vinili in valigia.