Il nuovo James Bond? Ci vorrà un bel po’ di tempo: parola di Barbara Broccoli, la produttrice intervistata dal Guardian. “C’è una lunga strada davanti” spiega a Tara Conlan, prima di “reinventare il personaggio per il prossimo capitolo”.
I dodici romanzi sull’agente 007 al servizio di Sua Maestà – bello, tenebroso, crudele – pubblicati da Ian Fleming fra il 1953 e il 1965 hanno dato vita alla franchise più duratura della storia del cinema; ingredienti, un maschio alfa con licenzia di uccidere, storie thriller, belle donne (le Bond Girls), belle macchine, gadget, avventure improbabili, salvataggi improponibili, location mozzafiato: la creazione di un nuovo genere.
I puristi restano affezionati al primo Bond, lo scozzese Sean Connery (quando i film avevano ancora una parvenza di attinenza coi romanzi originali) o al più, alle strampalate avventure di Roger Moore. Poi – salvo un breve interludio con George Lazenby – ci sono stati Timothy Dalton, Pierce Brosnan e, ultimo in ordine di tempo ma non d’importanza, Daniel Craig dal 2006 al 2021.
Proprio nell’era Craig la produzione ha effettuato una svolta con elementi innovativi importanti, primo fra tutti la decisione di fare di M, il capo dei servizi segreti, una donna, la splendida inossidabile Judi Dench.
Nell’ultimo film, No Time To Die (attesisissimo dopo lo stop alla lavorazione causa pandemia) è stato lo stesso Craig a richiedere che alla sceneggiatura lavorasse anche l’ingegno multiforme di Phoebe Waller-Bridge, attrice e scrittrice britannica, per rinfrescarla con qualche tono meno scontato.
Ma nell’era del #metoo, delle Barbie femministe, del Black Lives Matter, o Bond si rinnova davvero, o impallidisce. Cosa significa però “reinventare il personaggio”?
Sempre agente segreto dovrà restare. Si dice da anni che potrebbe diventare nero (fra i più quotati: Idris Elba, ma l’Omar Sy di Lupin potrebbe essere un serio concorrente) o addirittura, eresia, donna. Siamo pronti per una Jamesina Bond? Probabilmente no: Ian Fleming si rivolterebbe nella tomba, e quale equilibrismo di sceneggiatura sarebbe necessario per darle un senso? Tanto vale inventare un’altra storia.
Il prossimo film, ha detto Barbara Broccoli, dovrebbe riflettere il modo in cui il mondo è cambiato nei quasi vent’anni da quando Craig divenne il sesto 007. Reinventare non è un problema: “Pensate a GoldenEye quando tutti dicevano la guerra fredda è finita, Bond è morto, non c’è bisogno di Bond, il mondo è in pace e non ci sono più cattivi”. E invece…
Con Daniel Craig, ha aggiunto, “ci siamo concentrati su un eroe del 21esimo secolo. Daniel ci ha permesso di sondare la vita emotiva del personaggio… e il mondo era pronto. Questi film riflettono l’epoca in cui sono creati. C’è una lunga lunga strada per reinventare il prossimo capitolo e non abbiamo neanche cominciato”.