Non possono ancora riprendere in mano la penna, ma possono togliere la polvere dalla scrivania e dal computer e cominciare a raccogliere le idee. Il sindacato degli scrittori, sceneggiatori, correttori di bozze di Hollywood ha finalmente raggiunto un accordo valido tre anni con gli studios. Dopo quasi 5 mesi di sciopero e picchetti davanti alle compagnie di produzione a Los Angeles e New York, l’accordo strappato è “eccezionale” secondo il Writers Guild of America, e “porterà significativi miglioramenti e protezioni per gli scrittori in ogni categoria”.
Sospesi immediatamente i picchetti, ma non ancora l’astensione dal lavoro finché l’accordo non sarà tradotto in un documento di cui verranno vagliate anche le virgole, che sarà poi sottoposto all’approvazione del sindacato e infine ratificato dai circa 11,500 membri per diventare poi esecutivo. E se per il sindacato si tratta di un successo, sbandierato nelle entusiastiche dichiarazioni finali, nessuna soddisfazione è trapelata invece da parte degli studios, segno che la bilancia pesa solo da una parte.
Sembrava la vertenza dovesse rimanere aperta ancora a lungo: gli incontri fra le parti erano ripresi solo il 20 settembre dopo un lungo stallo dopo che era trapelata l’intenzione dei produttori di voler affamare i lavoratori (rivelazioni di un produttore alla rivista deadline in luglio) protraendo lo stallo oltre le programmate riaperture degli shows in autunno. Ma le perdite per gli studios si sono presto rivelate non meno pesanti di quelle per i lavoratori di Hollywood.
Se solo nel mese di settembre questi hanno ritirato dai fondi pensionistici 45 milioni di dollari per sopravvivere, secondo gli analisti gli studios perderanno 1.6 miliardi di dollari di biglietti non venduti, per i film che non sono usciti come da programmazione.
Una strage economica. Alcune top star, fra attrici, registi e produttori indipendenti, hanno cercato di aiutare i lavoratori – lo sciopero degli scrittori unito a quello degli attori in contemporanea ha bloccato tutta l’industria, lasciando senza lavoro anche costumisti, falegnami, truccatori etc – con incontri a pagamento su zoom, aste di disegni, donazioni individuali. Ora la speranza è che l’accordo degli scrittori possa servire come base per le negoziazioni del sindacato degli attori. I punti del contenzioso sono infatti gli stessi e cioè l’uso dell’intelligenza artificiale e le remunerazioni.
La trattativa si è finalmente avviata a soluzione quando al tavolo si sono seduti i top manager di Hollywood da Robert A. Iger, capo della Disney a Donna Langley, della NBC Universal a Ted Sarandos, di Netflix e David Zaslav di Warner Bros. Discovery.
E se la produzione cinematografica deve comunque rimanere in attesa che un accordo venga raggiunto con gli attori, chi è già in grande agitazione sono i produttori di talk shows che hanno iniziato a richiamare i membri delle loro squadre perché tornino alla scrivania e riaccendano i computer. L’idea è di partire già il 2 ottobre se non il 9, insieme, con lo stesso spirito solidale con cui si sono fermati, dal “Jimmy Kimmel Live,” “The Tonight Show Starring Jimmy Fallon,” “The Late Show with Stephen Colbert” and “Late Night with Seth Meyers”. Quei pochi che hanno annunciato di riprendere la programmazione nonostante lo sciopero, fra cui Drew Barrymore, sono stati accolti da un boato di disapprovazione tale che hanno spento le luci e sono tornati mogi nei loro camerini.
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