Emozionato, felice. Andrea Scrimàli confessa che vedere le proprie parole, le frasi inventate, le sensazioni immaginate, vivere attraverso le interpretazioni degli attori, è stata una esperienza magica.
Si è conclusa così la decima edizione del Premio Mario Fratti, il riconoscimento all’opera teatrale inedita, in italiano, intitolato al drammaturgo recentemente scomparso. Con una lettura all’Istituto Italiano di Cultura di New York del lavoro vincitore di questa edizione, L’Attesa, atto unico sulle difficoltà e gli imprevisti del rapporto padre-figlio. Tradotto in inglese da Carlotta Brentan e diretto da Kiara Pipino, il play è stato interpretato da Rocco Sisto, grande attore di cinema, teatro e televisione, nel ruolo del padre e Jacopo Costantini in quello del figlio.

Il premio è stato creato da Laura Caparrotti e dal 2016 conclude il festival In Scena! che porta in America il teatro italiano per farlo conoscere al pubblico di lingua inglese.
“Riceviamo ogni anno in media 30-40 opere non pubblicate e non messe in scena – ci spiega la direttrice – io, Donatella Codonesu che è l’Associate Director e Alice Lussiana Parente, l’Associate Producer, facciamo una prima scelta per capire quali testi possono funzionare in America, po li giriamo ad una giuria, che ogni anno cambia, di giornalisti attori registi che scelgono il migliore. Il prescelto riceve come premio la traduzione, la lettura pubblica, la pubblicazione e la produzione off Broadway. I lavori poi cerchiamo di farli decollare: uno lo stanno producendo a Londra, a San Diego e Boston ne sono stati recitati altri due.
Chi vi finanzia?
La Casa Italiana Zerilli Marimò che sostiene anche il festival In Scena! con la collaborazione di alcuni spazi teatrali “amici”.

Il testo premiato quest’anno racconta l’attesa in un pronto soccorso “con un tempo che si dilata – ci spiega Scrimàli – in cui sembra non succeda nulla e invece un padre e un figlio, che non si parlano da tempo, si riavvicinano e iniziano una nuova storia che non è quella cui si è assistito fino a quel momento, perché c’è un finale a sorpresa.”
Orgogliosamente catanese, come afferma, lo scrittore vive da 20 anni a Bruxelles e lavora al Parlamento Europeo. Scrive per passione e questo è il suo terzo lavoro teatrale.
Qual è la genesi di questo atto unico?
C’è un po’ di tutto nella creazione artistica, l’esperienza personale, immaginazione, sogni visioni, associazioni, libere letture, in più penso che sia capitato a tutti di trovarsi al pronto soccorso per un parente o una persona cara in difficoltà, è successo anche a me, e in quella situazione il mio cervello ha cominciato a immaginare.
Perché proprio il conflitto con il padre?
Perché mi trovo ad essere nello stesso tempo padre e figlio, ed essere nella generazione di mezzo mi stimola molto.