Un italiano con la passione per la musica neoclassica e una orchestra da camera che propone musica italiana in America. Salvatore Di Vittorio, compositore e direttore d’orchestra, e la Chamber Orchestra of New York, un gruppo da camera di professionisti giovani, saranno al Carnegie Hall, nella sala Zankel per celebrare i 15 anni di attività venerdì con un concerto che unisce passato e presente nel solco della musica neoclassica. Con una composizione di Di Vittorio dal titolo “I viaggi di Enea”.
Mi è stata commissionata dal Teatro Massimo di Palermo – spiega a La Voce – per celebrare i 30 anni nell’orchestra di Salvatore Greco, il loro primo violino. La prima esecuzione assoluta è avvenuta lì il 5 gennaio, al Carnegie Hall replichiamo in misura ridotta. A Palermo avevamo una intera orchestra sinfonica di più di cento elementi a New York saremo cinquanta.Greco sarà con noi anche qui.
Compositore di poemi sinfonici ispirati alla cultura antica, Di Vittorio è anche un cultore della musica di Ottorino Respighi, Nel 2008 ha avuto l’incarico dalle pronipoti del compositore, Elsa and Gloria Pizzoli, di completare e orchestrare alcune delle composizioni giovanili del Maestro rimaste incompiute, come il Primo Concerto per Violino, per pubblicarle con la casa Ricordi e registrarle con la Chamber Orchestra con l’etichetta Naxos.
Il programma del Carnegie Hall quindi comprende “Le Fontane di Roma” di Respighi, “Il viaggio di Enea” di Di Vittorio ma anche “La Suite da Star Wars” di John Williams. E se il legame fra i primi due è stato chiarito, quello con l’icona della musica cinematografica, il 90enne Williams, autore delle colonne sonore di Spielberg, Stone e molti altri come si spiega?, gli chiediamo.
John Williams si è molto ispirato a Ottorino Respighi, e lo dice, in molte delle sue composizioni ci sono passaggi effervescenti che derivano da Respighi come all’inizio di “Star Wars”, o di “ET” dove si sente l’influenza de “Le Fontane di Roma”. Williams ha studiato con un compositore italiano, Mario Castelnuovo Tedesco, che era un discepolo di Respighi. Castelnuovo Tedesco è arrivato in America per le leggi razziali, ha fatto tappa a Westchester, ma poi si è stabilito a Los Angeles dove ha insegnato e composto e fra gli altri ha avuto come allievo proprio John Williams.
Intrecci inaspettati fra la grande musica italiana e Hollywood. Salvatore Di Vittorio ce li racconta con l’entusiasmo di chi ha fatto della musica la propria vita, ma ci racconta anche la difficoltà di portare avanti questo ensemble leggero creato 15 anni fa con l’intento di proporre brani di musica italiana che non si ascoltano di frequente negli Stati Uniti come il “Concerto Grosso” di Corelli o il Vivaldi meno noto e di far lavorare alcuni di quei fantastici giovani professionisti rimasti fuori dalle esclusive grandi orchestre stabili.
E’ molto difficile per musicisti anche bravissimi ottenere dei posti fissi nelle orchestre. A New York ci sono tre conservatori, la Julliard, Manhattan e Mannes School of Music, intorno alla città ce ne sono altri, come la Yale School of Music, che diplomano ogni anno tantissimi ragazzi eccezionali che non trovano lavoro. La Chamber Orchestra è cominciata anche per questo. E’ un gruppo indipendente, formato di giovani dai 20 ai 40 anni circa, selezionati da una giuria di professionisti, non c’è un’altra orchestra come la nostra, credo, in tutti gli Stati Uniti.
Come vi finanziate?
Siamo non profit, abbiamo dei sostenitori, dei grants, ma è difficile perché gli sponsor che patrocinano la musica classica sono spesso già impegnati con le grandi orchestre, dalla NY Philarmonic ad altre.
Avrete degli sponsor italiani…
Sì, ma pochi, per il lavoro che portiamo avanti, di proporre la musica italiana dovremmo averne di più. Abbiamo avuto però molte commissioni dal mondo della moda per creare musica per i fashion shows di designers come Dolce e Gabbana, Moncler, abbiamo collaborato con la Morgan Library e anche Disney.
Sposato con una musicista, Di Vittorio vive e lavora fra New York e Palermo. Al Massimo sta programmando un festival per proporre di nuovo brani di Ottorino Respighi e John Williams. Palermo, la sua città natale, è il luogo che lo definirà sempre, nonostante gli anni passati all’estero.
Nell’arte puoi vivere tutta la tua vita altrove, ma conta dove sei nato. Stravinsky ha vissuto a Parigi, ma è russo. Io sono nato a Palermo e sono un compositore italiano. In America ci sono arrivato con la famiglia quando avevo 8 anni, abbiamo fatto avanti e indietro per sei anni, prima di stabilirci. Io ho completato il conservatorio a New York, alla Manhattan School of Music, poi ho studiato composizione e direzione in Italia con Piero Bellugi e ora lavoro un po’ qui e un po’ là. Il prossimo appuntamento è nella sala Weill del Carnegie Hall, un concerto solo per archi, il 26 maggio, con l'”Adagio for Strings” di Barber, la “Serenade” di Elgar, la “Simple Symphony” di Britten e la “Fantasia for a Nobleman” di Rodrigo.