Un progetto che diviene finalmente realtà. Il museo Enrico Caruso a Napoli sarà inaugurato il 20 luglio per celebrare i 150 anni dalla nascita del grande tenore. Invitati anche il direttore del Met e il sindaco di New York Adams. Un unico grande spazio, nella sala dorica del Palazzo Reale, per ospitare non solo cimeli, ma animazioni 3D, piattaforme multimediali, postazioni e istallazioni musicali e cinematografiche, per un pubblico eterogeneo di bambini, adulti, addetti ai lavori e visitatori da tutto il mondo.
“Enrico Caruso è un esempio eccelso del genio italico. Fu il primo cantante della storia della musica mondiale a capire e utilizzare le immense potenzialità dell’industria discografica. La popolarità globale della canzone napoletana è intimamente legata al suo nome. Il suo vissuto personale e il legame con Napoli hanno influenzato tutta la sua produzione creativa. Ciò nonostante, Caruso ha avuto un rapporto tormentato con la propria città”, ha dichiarato il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

“Un museo-mondo Caruso più di ogni altro è icona di una italianità nobile e leggendaria, legata anche alla sua doppia anima: tenore lirico osannato nei più importanti teatri del mondo (successi travolgenti alla Scala di Milano, star assoluta del Metropolitan di New York dal 1903 al ’20), ineguagliabile interprete di melodie immortali della canzone napoletana, primo cavallo di razza dell’industria discografica a vendere un milioni di dischi, entrando nell’Olimpo delle voci più popolari della storia della musica”, ha osservato la curatrice del museo, la musicologa Laura Valente. Insieme a lei Mario Epifani, direttore di Palazzo Reale di Napoli e il sindaco Gaetano Manfredi hanno dato forma e anima a questo primo museo nazionale dedicato a Enrico Caruso, il più grande tenore di tutti i tempi.
Il 2 agosto 1921 Enrico Caruso moriva all’Hotel Vesuvio di Napoli. Aveva solo 48 anni. Era partito povero per l’America, era tornato, ricco, famoso e malato. Da bambino era stato operaio in una fonderia, posteggiatore. La sua carriera di cantante era iniziata in chiesa. Si dice sia stato fischiato al Teatro San Carlo, non accadde mai a New York. La sua leggenda nacque al Metropolitan di New York fin dal suo debutto nel 1903: divenne subito l’idolo dei melomani americani, vendendo negli States il primo milione di copie di dischi della storia. Quando Toscanini lo ascoltò per la prima volta esclamò: “Questo napoletano farà parlare di sé nel mondo”. Fu premonitore.

“Porto’ Napoli nel mondo e ora Napoli, a centocinquant’anni dalla nascita, risana questa ‘dimenticanza’ onorandolo con un museo che sorge nello stesso complesso del suo amato Teatro di San Carlo”, spiega il direttore Mario Epifani.
Fondamentale la sinergia con un donatore speciale, Luciano Pituello, che con la sua Associazione Museo Enrico Caruso, Centro Studi Carusiani di Milano, ha dedicato tutta la vita a collezionare cimeli e incisioni originali. Il Fondo Pituello sarà il fulcro della nuova installazione a Napoli: costumi, dischi, grammofoni d’epoca, spartiti originali con segni autografi dell’artista, per un valore complessivo stimato intorno al milione di euro.
Il Comune di Napoli donerà al Museo Caruso degli atti di nascita e morte del tenore, conservati dell’archivio del municipio cittadino. E su iniziativa del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ex rettore dell’Università Federico II, l’aeroporto di Capodichino sarà dedicato alla memoria di Caruso.