Arriva come un tuono la notizia della donazione di 1,9 miliardi di dollari alla Glenstone Foundation, fatta da Mr Rales nel 2021. Arriva e tutto il mondo dell’arte ne parla. Perchè è straordinaria, al confronto quella di $200 milioni di dollari di Jeff Bezos allo Smithsonian Institute, sparisce. Ma i critici si chiedono: sarà vera generosità? non sarà per caso che con queste generose elargizioni il signor Rales ha dei vantaggi fiscali che superano i vantaggi per il pubblico che va al suo museo? Ma il pubblico che al museo è andato scrive: siete malevoli, il posto è meraviglioso, l’entrata è gratuita, anche se bisogna prenotare ed è difficile trovare posto perché gli ingressi sono limitati, ma lo sono proprio per mantenere la sensazione di paradiso che i prati, i boschi, i ruscelli, e l’arte, tanta arte in spazi immensi, disegnati da architetti di fama, e il silenzio e il respiro della bellezza infondono nei pochi, selezionati visitatori. E aggiungono: se due miliardari, i signori Rales nello specifico, invece di comprarsi un altro aereo, yacht o quello che sia, decidono di fondare un museo, non sarà il caso di esserne grati invece di stare a chiedersi perché e percome?

Il Glenstone Museum è vasto, si dispiega in un parco di 93 ettari e accoglie una collezione di circa 1300 opere contemporanee fra cui quelle di artisti come Cy Twombly, Robert Gober, Charles Ray and Brice Marden. Si trova a circa 24 chilometri da Washington D.C., bisogna avere la macchina per andarci, ma di recente è stata istituita una fermata di autobus non lontano per facilitare le visite.
In lontananza si intravede la mansion dei fondatori: Emily Wei Rales, curatrice e storica dell’arte, dirige il museo, il marito Mitchell, ha fondato con il fratello il gruppo industriale multinazionale Danaher Corporation, e ha un capitale dichiarato di 6.8 miliardi di dollari, secondo l’indice di Bloomberg dei miliardari. Con questa ultima donazione la fondazione, che gestisce il museo, può contare su una dotazione di 4.6 miliardi di dollari. Quasi il budget del Metropolitan Museum di New York, che però aveva, prima della pandemia, 6 milioni di presenze l’anno. Il Glenstone nei primi 7 anni di vita, ha aperto nel 2006, ne ha avute 10mila, e solo dopo l’ampliamento del 2018 è arrivato a 100mila.

Nel 2015 alla Commissione Finanza del Senato sono venuti dei dubbi su una serie di musei fondati da ricchi industriali che stavano sorgendo in America e il loro status di Non Profit e ha fatto delle indagini. Sotto la lente sono finiti il Glenstone Museum, il Rubell di Miami e il Broad di Los Angeles fra gli altri. Ha scoperto che alcuni avevano orari di apertura limitati, altri non avevano fatto pubblicità per far conoscere la loro esistenza, altri ancora avevano una presenza troppo ingombrante dei fondatori nelle operazioni.
In America i musei fondati da miliardari o le collezioni donate ai musei sono parte della storia culturale ma negli ultimi anni il loro numero è aumentato notevolmente. I miliardari hanno cominciato a collezionare intensamente, i benefici fiscali sono aumentati e i mecenati hanno trovato nell’arte un modo di lasciare una eredità indelebile. Un museo con il proprio nome o un’ala di museo dedicata rimane, scolpito nella pietra, e nei ringraziamenti, per sempre. Non è tutto. Avere una istituzione culturale permette un accesso privilegiato alle gallerie top, alle opere d’arte e gli artisti più ricercati. I signori Rales sono fra i nomi più importanti del panorama artistico di Washington.

Con l’ultimo dono ricevuto da Rales la Glenstone Foundation ha finanziato una serie di operazioni fra cui l’inaugurazione di un nuovo spazio di quasi 400 mq per ospitare una scultura di Richard Serra del 2017 intitolata Four Rounds: Equal Weight, Unequal Measure. E’ arrivato il momento di andare, perché se anche il signor Rales ne ha un vantaggio fiscale, comunque uno scorcio di quel paradiso è per tutti. E’ gratis. Basta prenotare.