Si chiude col botto la 73sima edizione del Festival della Canzone Italiana. Vince Marco Mengoni. Sul podio anche Lazza e, terzo classificato, Mr. Rain. Il premio della critica “Mia Martini” e quello della Sala Stampa “Lucio Dalla” vanno a Colapesce e Dimartino con Splash. Il premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo è per i Coma Cose con L’addio. Il premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale assegnato dall’Orchestra del Festival va al brano Due Vite di Marco Mengoni. E proprio lui è il primo a sottolineare l’assenza, ancora una volta, delle donne sul podio. “Volevo dedicare la vittoria a tutte le donne che hanno partecipato al festival” ha detto subito dopo la vittoria “Siamo arrivati in finale in cinque ragazzi e credo sia giusto dedicarlo alle artiste che hanno portato pezzi meravigliosi su questo palco”, ha aggiunto con il premio in mano e le lacrime agli occhi per l’emozione.
L’assenza delle donne si ripete dal 2014. D’altra parte non c’è mai stata una direttrice artistica a Sanremo salvo nel ’97 quando Carla Vistarini ha affiancato Pino Donaggio e Giorgio Moroder. Le donne, in un mondo ancora diretto dagli uomini, faticano a salire sul podio, ma continuano a scendere sexy lo scalone dell’Ariston.

Nell’ultima serata hanno sfoggiato un’eleganza grande soirée, Elodie è arrivata in elegante pizzo nero Versace, di pizzo bianco e organza di Off White si è vestita Madame, Venere postmoderna e androgina. Gambe scoperte per Levante, per cui “la gioia del mio corpo è un atto magico”. In lungo morbido la Oxa, incoronata da una criniera cinerea, in lungo attillato Shari, che inneggia all’amore incondizionato dagli stereotipi di genere.

Intramontabili gli abiti sfavillanti, da quello blumarino di Armani Privée dell’eterea Mara Sattei, al lungo adamantino delle sorelle della musica Paola e Chiara. In tanto luccichio, le paillettes multicolore dei Cugini di Campagna passano quasi inosservate. Seriosa la giovane Ariete, idolo di migliaia di ragazzine italiane. “La prova che tutti possono indossare tutto a prescindere dal sesso” ci tiene a dire, a dimostrazione che le nuove generazioni sono sempre meno binarie e sempre più fluide in tema di gender.
Fra i colori domina il bianco, a partire dall’abito candido con strascico della cantante dei Coma Cose, che anticipa il suo avanzare verso l’altare col partner nella musica e nella vita, in un matrimonio annunciato in diretta sul palco dell’Ariston.
Sceglie la semplicità Giorgia, con un abito Dior che ricorda la cotta di maglia di ferro dei cavalieri medievali. Sarà la stessa “maglia metallica” evocata nel testo del brano di Marco Mengoni? In entrambi i casi, ci pensa la voce a riempire il palco.

La più luminosa fra le stelle, l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni, torna sul palco, più disinvolta, a chiudere circolarmente il Festival, come un’eterea Cleopatra, dapprima fasciata da un corpetto scolpito in metallo dorato rivestito da una tunica azzurro oltremare, poi con un’armatura oro disegnata lungo il corpo a rappresentare una forza femminile che non ha bisogno di imitare quella maschile per essere considerata alla pari. La veste in satin è dipinta di blu, da sempre il colore associato alla sacralità della maternità, si legge nel profilo Instagram dell’influencer: un invito a considerare le donne non solo come esseri riproduttivi. L’abito è di Daniel Roseberry, direttore creativo della maison Schiaparelli, che firma anche il lungo abito nero di velluto decorato da una collana a forma di utero, simbolo dell’attivismo per i diritti riproduttivi, come l’accesso all’aborto sicuro e alla procreazione assistita. L’ultimo outfit, un abito pantalone in velluto nero, interrotto da un corsetto con gli addominali dipinti, è una caricatura dello stereotipo maschilista della forza fisica.

Non è tuttavia una donna a portare sul palco il look più sexy. L’artista Rosa Chemical si presenta coi capezzoli che si affacciano da due fori sulla camicia e con una gonna tubino bioecopelle tutto Moschino. Suo anche il momento shock della serata, quando mima un amplesso sulle gambe di Fedez seduto in prima fila, lo porta con sé sul palco e gli stampa sulle labbra un lungo bacio sensuale che imbarazza la Ferragni. E’ la co-conduttrice a invocare invece un bacio d’amore fra Gianni Morandi e sua moglie Anna, cui la Ferragni regala una stola simile a quella da lei esibita nella prima serata, con la stampa della dedica di Morandi “ti sposerei altre 100 volte”.

La finalissima parte con l’Inno di Mameli, eseguito dalla Banda dell’Aeronautica militare, continua con Gianni Morandi che canta un medley di Lucio Dalla per ricordare l’artista scomparso nel 2012, che quest’anno avrebbe compiuto 80 anni, fino ad arrivare alla “rock band elettronica più forte al mondo”, come la definisce Amadeus presentandola, i superospiti Depeche Mode, che eseguono in anteprima mondiale il singolo Ghosts again, in attesa dell’album Memento mori, in uscita il prossimo 24 marzo. Una delle prime apparizioni televisive dopo la morte del tastierista storico della band Andy Fletcher, avvenuta nel maggio dello scorso anno. Tutto il pubblico dell’Ariston in piedi alle prime note di Personal Jesus, uno dei brani più iconici e rivisitati della storia del pop.
Il secondo ospite della serata è un pezzo di storia della musica italiana. Gino Paoli sale sul palco con i consueti occhiali a goccia dalle lenti azzurrate e il pubblico canta con lui i classici del suo repertorio, da Sapore di sale a Il cielo in una stanza. In un diverso momento della serata compare Ornella Vanoni in un bellissimo Dior rosso: opportuna la scelta di presentare separatamente i due artisti che hanno fatto coppia nella vita e nell’arte, straordinari nella loro individualità per essere celebrati insieme. A richiesta dei conduttori i brani proposti, da Valentina a L’appuntamento. La voce tiene, e l’eleganza è la stessa di sempre, pur alle soglie dei novant’anni.

Infine, solo alle 2.12 della notte viene letta la lettera del Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che auspica la vittoria della sua terra all’insegna della libertà, della democrazia, della cultura. A seguire, l’esibizione della rock band ucraina Antytila.